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Si chiama “Gelo” la tartaruga marina rilasciata in mare dalla Guardia Costiera e dal Cestha

Dopo lunghi mesi di cure al centro recupero tartarughe marine del Cestha, a Marina di Ravenna, dopo che era stata catturata accidentalmente da una rete a strascico, lo scorso 25 marzo.

I ricercatori l’hanno chiamata “Gelo”, ma non per il carattere, tutt’altro che scontroso: si tratta di un bell’esemplare di tartaruga marina appartenente alla specie Caretta caretta, di circa 14 anni per 25 kg di peso, che dopo il periodo di cure, anche con terapie antibatteriche per ripristinare la funzionalità dei polmoni, e la definitiva riabilitazione, è stata finalmente restituita al mare, portata al largo di Ravenna a bordo della motovedetta CP 713 della Guardia Costiera.

Ad effettuare le operazioni i ricercatori del Cestha, insieme all’equipaggio della motovedetta, con tutta l’attenzione necessaria in un momento particolarmente delicato per la tartaruga, e nello stesso tempo emozionante da vivere per il pubblico che ha potuto assistere all’evento, organizzato a cura di ENI nell’ambito di una visita a mare alle piattaforme.Le tartarughe marine possono inavvertitamente finire nelle reti a strascico, ma grazie alla pronta collaborazione da parte dei pescatori, che prestano le prime cure ed avvertono immediatamente gli enti competenti, molto spesso riescono a sopravvivere ed a tornare al loro elemento naturale dopo il periodo di recupero presso i centri specializzati, come il Cestha.

Appartengono ad una specie protetta, molto importante per la biodiversità del Mediterraneo e del Mare Adriatico, ma anche sottoposta ai pericoli derivanti dalle attività umane, oltre all’inquinamento e alla dispersione di plastiche in mare.

Tutti possono contribuire attraverso il proprio comportamento consapevole e responsabile alla tutela di queste affascinanti creature dell’ambiente marino, la cui vita è ancora oggetto di ricerca e di studi.  In caso di avvistamento in mare di un esemplare in prolungato galleggiamento è consigliabile spegnere il motore e procedere ad un lento avvicinamento. Mettersi in contatto poi con la Guardia Costiera e il centro di recupero più vicino, magari trasmettendo un breve video, può aiutare a capire se e come intervenire nell’immediato.

Da ricordare che, nel caso di ritrovamento di esemplari attorcigliati o impigliati in plastica, lenze o reti, è raccomandabile NON procedere autonomamente sul luogo, ma trasferire l’esemplare a terra, dove verrà assistito dal personale veterinario solo a seguito di esami approfonditi.

Sempre in caso di avvistamento di un esemplare spiaggiato, o in difficoltà, contattare il più vicino Comando della Guardia Costiera, mantenendo l’esemplare ritrovato, in attesa dell’intervento, all’asciutto durante il periodo invernale, e all’ombra e coperto da un asciugamano bagnato in quello estivo.

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