Sequestro di beni per 130mila euro a imprenditore lughese dalle Fiamme Gialle

Nei giorni scorsi i militari della Tenenza della Guardia di Finanza di Lugo hanno dato esecuzione al decreto con il quale il G.I.P. del Tribunale di Ravenna, su conforme proposta della locale Procura della Repubblica, ha disposto il sequestro preventivo, finalizzato alla successiva confisca in caso di condanna definitiva, delle somme di denaro giacenti sui conti di una società di Lugo operante nel settore delle autoriparazioni fino al valore di 130.077 euro, pari al profitto del reato di illecita compensazione tributaria commesso dal suo rappresentante legale.

I precedenti

La misura cautelare è stata disposta nell’ambito di un procedimento penale che vede un quarantenne imprenditore lughese, già noto alle Fiamme Gialle, accusato di aver trasmesso telematicamente nel 2018 ben 10 modelli di pagamento “F24” compensando le imposte dovute con fittizi crediti pregressi, risultati in realtà del tutto inesistenti.

Tale anomalia era stata segnalata alla Procura della Repubblica di Ravenna da parte dell’Agenzia delle Entrate e i successivi accertamenti delegati ai Finanzieri di Lugo confermavano le gravi accuse, atteso che i crediti utilizzati non risultavano presenti in alcuna dichiarazione fiscale relativa agli anni precedenti, che peraltro in alcune annualità non era stata nemmeno presentata, tanto che a livello amministrativo la società assumeva la veste giuridica di vero e proprio “evasore totale”.

Da qui il sequestro odierno che ha riguardato 43.715 euro rinvenuti nei conti societari e per il resto della somma, in mancanza di altra liquidità aziendale, la parte di comproprietà di un appartamento e di un laboratorio di Lugo, sequestrati per equivalente direttamente nei confronti dell’imprenditore indagato.

Il sequestro operato testimonia l’importanza delle misure cautelari penali nel congelare i beni dei soggetti accusati di gravi evasioni fiscali, in attesa della definitiva pronuncia in merito alla sussistenza delle condotte contestate, in modo che, in caso di condanna definitiva, la collettività possa essere concretamente ristorata del danno subito.

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