Si preannunciava come una mobilitazione atipica, e lo è stata. Una manifestazione nazionale lontana dai palazzi del potere politico, stavolta si è svolta nella tana del potere economico che muove i fili delle politiche energetiche del paese. Ravenna eletta a capitale dell’oil&gas, scelta per l’ennesimo sfregio alla sua storia, alla sua cultura e alla sua natura, come se ormai non ci fosse più nulla da perdere, come se il suo destino fosse irrevocabilmente segnato come territorio in sacrificio. Una città d’arte asservita ai bisogni di un business che non vuole saperne di ascoltare la scienza, che non vuole placare la propria ingordigia e che ha avuto la capacità nei decenni di colonizzare ogni grado della politica, da quella locale a quella regionale e nazionale, e che ha fatto di tutto per tacitare la voce del dissenso, rimasto vivo come una fiammella che oggi ha divampato, portando per le strade circa duemila persone da tutta Italia.
“Territori in cammino – Liberiamoci dal fossile!” è lo slogan che ha risuonato lungo il corteo, ricordando che Ravenna non è sola, che la lotta contro un sistema nemico della giustizia climatica accomuna e riunisce tantissime realtà in tutto il paese, che si sono date appuntamento qui oggi. Oltre alle tre realtà organizzatrici (campagna Per il Clima Fuori dal Fossile, Rete Norigass Nognl e Rete Emergenza Climatica e Ambientale Emilia-Romagna) hanno aderito decine di sigle in ambito associativo, politico e sindacale, oltre a tante e tanti cittadine e cittadini preoccupati per il futuro loro e dei loro figli e nipoti. Il corteo, come preannunciato, nonostante il colpo di mano del Sindaco, lesivo della libertà di dissenso, che ha all’ultimo momento e senza confronto con gli organizzatori cambiato il percorso per presunti disagi alla cittadinanza, è stato pacifico e gioioso e ha dimostrato la reale volontà popolare della cittadinanza consapevole, non quella sbandierata da chi si fa forte di un finto consenso comprato con tanto greenwashing e compensazioni. Un tracciato più defilato rispetto al centro città che mirava a silenziarci, è stato percorso con tanta forza, gioia e impatto.
All’arrivo in piazza Kennedy i tanti interventi di ravennati e persone di altri territori, hanno evidenziato come gli eventi degli ultimi giorni, che hanno messo in ginocchio il territorio e causato morti e danni ingenti, siano frutto di scelte che impongono nuovi rigassificatori, come quello che già è attraccato in porto a Piombino, come quello che arriverà a Cagliari e come quello che approderà a pochi chilometri dalla costa Ravennate, centri di stoccaggio e gasdotti come a Sulmona per la Linea Adriatica di Snam. Hanno sottolineato le contraddizioni che caratterizzano la narrativa del governo regionale, impegnato a piangere sui morti per l’alluvione, a chiedere lo stato di emergenza e contemporaneamente ad aggravare la stessa emergenza per cui chiedono fondi al ministero.
In collegamento telefonico con la nostra piazza ha parlato anche il coordinamento del Polesine contro le trivelle, impegnato in contemporanea ad Adria in una manifestazione contro i nuovi progetti estrattivi, noi a nostra volta, abbiamo fatto un nostro intervento da remoto durante la loro mobilitazione.
La voce di tante realtà venute dal mondo dell’attivismo, del lavoro, della scuola, della scienza, si è infine unita in unico messaggio chiaro e forte: Liberiamoci dal Fossile! Tutti i cittadini del nostro paese dovranno con più forza lottare per espellere dai propri territori il fossile e costruire le alternative, alle istituzioni compete di ascoltare e fare proprie le proposte dei movimenti popolari, tagliando ogni sussidio a chi inquina e compromette clima e ambiente, perché voltare le spalle all’emergenza che stiamo già vivendo sarebbe un tradimento della stessa democrazia per cui si è fatta la Resistenza.
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