«Penso a quanto siamo cresciuti se consideriamo che oggi il nostro staff conta più di mille persone, di cui circa la metà fidelizzate, ossia presenti al parco sin dall’apertura. Trent’anni sono l’età della maturità per una persona, e per un’azienda significa per la prima volta fare i conti con il ricambio generazionale. Alcuni dei primi storici dipendenti sono infatti prossimi alla pensione».Lei ha già vissuto, e sempre da direttore generale, la festa dei vent’anni nel 2012…
«Sì, anche se in quel momento le nostre forze erano ancora ‘fresche’. Ciò che però è sempre rimasto invariato è il motto di Mirabilandia che mi piace riassumere in ‘cuore e acciaio’: l’acciaio dei rollercoaster e il cuore degli spettacoli e dell’intrattenimento».[vc_single_image image=”14384″ img_size=”full” add_caption=”yes”]Il bilancio del parco è, dunque, sostanzialmente positivo?
«Certamente, anche perché sono pochi i parchi che festeggiano questo traguardo. È importante ricordare che, da 15 anni, facciamo parte del gruppo spagnolo “Parques Reunidos” che ha molto investito e che ha sempre occhi puntati a livello internazionale per consentire a Mirabilandia di essere davvero un parco innovativo».
Ogni anno Mirabilandia ha sempre proposto novità al suo vasto pubblico. Su cosa avete maggiormente puntato per la stagione 2022?«Sugli spettacoli e sull’intrattenimento che sono stati rinnovati. Proponiamo nuovi musical a teatro e uno stunt show di altissimo livello e possiamo inoltre contare sui personaggi di Nickelodeon che animano il parco. Completano il quadro, il “Night Show” del sabato e la parata che negli ultimi anni non facevamo più. Per quanto ci riguarda, comunque, il regalo più bello è stato poter riaprire per una stagione completa, fattore determinante per poter mantenere l’azienda sana».
Quanto hanno pesato gli ultimi due anni caratterizzati dalla pandemia da Covid-19?«Come azienda, il fatto di appartenente a una importante multinazionale ci ha consentito di non fermare del tutto gli investimenti necessari allo sviluppo del parco. C’è stato qualche cambio che ha segnato il ‘punto di non ritorno’ … L’esempio più eclatante è legato ai biglietti che ormai vendiamo quasi esclusivamente online. Se fino a tre anni fa tenevamo aperte oltre venti casse, oggi ne bastano solo due. Oggi tutto passa dal pre-acquisto e questo ci permette di controllare più facilmente l’affluenza. Oggi poi è cresciuta l’importanza dell’interazione sui social frequentati ormai da tutti, non solo dai più giovani. Quindi, le promozioni ormai avvengono online».[vc_single_image image=”14385″ img_size=”full” add_caption=”yes”]A proposito di affluenza, cosa vi aspettate per questa stagione?
«Di superare i numeri dell’ultima stagione completa, quella del 2019. Visto che siamo partiti fortissimi, potremmo allinearci con i migliori numeri di sempre: circa 2 milioni, come accaduto nel 2009 e 2010».Di recente, a pesare è stato il ‘caro energia’ con bollette alle stelle e prezzi rincarati di molti beni alimentari. Questo non ha influito sul parco?
«Per fortuna, no. Prevale nelle persone il desiderio di concedersi qualche svago, come una giornata di divertimento, magari tagliando altre spese. In tal senso i parchi sono andati in controtendenza rispetto ad altri settori del tempo libero, come già accaduto in altri momenti di difficoltà in passato».Sono ritornati finalmente i turisti, anche stranieri?
«Sì. Dopo aver vissuto positivi ponti primaverili con tante persone anche da Roma, Milano e Napoli, durante la stagione estiva appena iniziata, siamo polo d’attrazione per giovani e famiglie con bambini, anche straniere, che scelgono la riviera romagnola per le loro vacanze. Per quanto ci riguarda poi, siamo molto inseriti nel circuito alberghiero nell’ambito di appositi pacchetti. Per questo abbiamo deciso di allungare l’orario di apertura fino alle 20.30 in giugno e fino alle 23 da luglio in poi, anche per il parco acquatico Mirabeach».[vc_gallery interval=”3″ images=”14386,14387″ img_size=”full”]Lei ha vissuto alcune delle tappe più memorabili di Mirabilandia, quando furono fatti investimenti su attrazioni di pura adrenalina, poi su nuove aree, come quelle per i più piccoli, dedicate ai dinosauri, o come il parco acquatico che oggi è il doppio rispetto a dieci anni fa. Qual è stato, fra tutti, il più importante giro di boa per l’economia e lo sviluppo del parco?
«Senza dubbio l’apertura, ventidue anni fa, di Katun: una sfida molto forte. Un’attrazione complessa, difficile da far capire al mercato, ma lungimirante. All’epoca, infatti, esisteva un solo rollercoaster negli Stati Uniti per cui la scelta ci ha collocato nei ‘top parchi’. Preziosi sono poi stati anche gli investimenti per il Divertical e Mirabeach».Prima dello scoppio della pandemia, si è molto parlato della realizzazione di un albergo all’interno del parco. Il progetto è ancora all’ordine del giorno?
«Sì, lo è, perché tutti i grandi parchi offrono l’hotel come esperienza particolare. Dobbiamo però capire come realizzarlo».Cos’altro bolle in pentola?
«Considerando che il grosso del nostro pubblico è formato da teenager e famiglie con bambini, è nostra intenzione investire in questa direzione. Per esempio, gli spettacoli a teatro con mascotte famose sono molto apprezzate e, quindi, escogiteremo qualcosa di nuovo».
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