È stata l’edizione più partecipata di sempre: 400 persone, tra atleti, accompagnatori e volontari che hanno fatto di Giocando Senza Frontiere 2024 un’esperienza unica per il territorio romagnolo.
L’evento si è tenuto nei giorni scorsi a Ravenna, presso il campo di atletica Marfoglia, dopo uno stop di 4 anni causato dall’epidemia di covid. L’iniziativa è rivolta alle persone con disabilità che frequentano i centri diurni e socio-occupazionali del territorio, ed è organizzata dalla cooperativa sociale La Pieve e dal Csi comitato di Ravenna, in piena collaborazione con le cooperative sociali e le società sportive romagnole ed extra romagnole.
«Giocando Senza Frontiere esiste dal 2015 – racconta la coordinatrice del progetto Gabriella Zivanov, della cooperativa La Pieve -. Quest’anno, nonostante 2 centri non siano riusciti a partecipare per problemi logistici, abbiamo avuto il record di presenze. La voglia di incontrarsi era davvero tanta. I ragazzi sono letteralmente impazziti di gioia. E anche per noi organizzatori, per gli educatori e le educatrici e per tutte le persone che ci hanno dato una mano, è stata un’esperienza unica. La fatica nel realizzarla è stata tantissima, ma vedere la gioia e i sorrisi dei nostri ragazzi ci ha ripagato ampiamente. Un grazie di cuore a tutte le persone, gli enti, le scuole e le associazioni che ci hanno dato una mano».
Le discipline previste dal regolamento di Giocando Senza Frontiere sono 5: velocità 25 metri, marcia 400 metri, percorso a squadre con passaggio di testimone, lancio del vortex e corsa delle carrozzine.
«Alcuni atleti si preparano durante l’anno – continua Zivanov -, mentre partecipano alle attività sportive proposte dai loro centri diurni e dal Csi, ma per chi non ha la possibilità di praticare dello sport ‘Giocando’ è un’occasione per provarci, per cimentarsi con una gara, per confrontarsi con altri compagni e amici. Lo sport è uno strumento unico nel nostro lavoro come educatori. Attrae moltissimo i ragazzi e riesce a tenerli presenti e attivi. Questo, ovviamente, quando le attività vengono adattate e organizzate sulla persona, mettendo in risalto le sue potenzialità. Non è la persona che si adatta al contesto, ma viceversa. Le discipline che proponiamo a Giocando Senza Frontiere fanno sentire i ragazzi protagonisti; si rendono conto che lo sport è veramente per tutti e questo ci aiuta a sensibilizzare anche le famiglie più restie ad avvicinare il proprio figlio o la propria figlia alla pratica sportiva».
Lo sport non è l’obiettivo principale di Giocando Senza Frontiere, l’evento è stato pensato da sempre come un momento di socialità e inclusione: «Questo meeting è un modo per mostrare il mondo della disabilità un pubblico più grande – conclude Zivanov -, inoltre dà la possibilità a noi cooperative sociali che ci occupiamo di disabilità di incontrarci e fare rete. Per molti ragazzi è un’occasione di incontro e confronto, di nuove esperienze e nuove amicizie».
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