Categories: Cultura e Spettacoli

“Ravenna Festival”: ecco il “Paradiso” di Martinelli e Montanari, tutti i giorni alla tomba di Dante, dal 24 giugno all’8 luglio

Teatro che diventa itinerante e musicale, quello di Ravenna Festival con Marco Martinelli ed Ermanna Montanari. Il viaggio iniziato nel 2017 con Inferno, proseguito con Purgatorio nel 2019, si corona con Paradiso, ultima anta del trittico Chiamata pubblica per la Divina Commedia: dal 24 giugno all’8 luglio (tutti i giorni tranne il lunedì) si parte alle 20 dalla Tomba di Dante fino a immergersi nel vivo vortice di anime ai Giardini Pubblici – su cui si affaccia l’armoniosa architettura rinascimentale della Loggetta Lombardesca – con le musiche di Luigi Ceccarelli, le luci di Fabio Sajiz, scene e costumi degli allievi dell’Accademia di Brera. Al centro di questa nuova colossale produzione del Festival, in collaborazione con Teatro delle Albe/Ravenna Teatro e con il contributo straordinario del Comune di Ravenna, c’è la parola “allegrezza”, perché il Paradiso è la cantica della gioia che si fa suono, danza, festa dionisiaca, un inno alla carne trasfigurata – “tra la carne e il cielo,” per dirla con Pasolini. L’evento è sostenuto da Reclam, che quest’anno celebra vent’anni di attività.

“Questo percorso dantesco rafforza una visione che da decenni sorregge il nostro operare: il teatro vive se sa farsi ‘arte’ nel dialogo con la vita e la città – sottolineano Marco Martinelli ed Ermanna Montanari – Come il poeta e cittadino Dante Alighieri sapeva, la politica e la tensione alla bellezza sono le due facce della stessa spiritualità. Nella Commedia, lo spettatore gioca un ruolo preciso: è lui stesso Dante, l’everyman, il pellegrino che dal fondo della selva oscura prima scende nelle viscere della terra, poi sale la montagna del Purgatorio e si ritrova a scalare i cieli insieme a Beatrice, fino alla visione beatifica del XXXIII canto. Per il Paradiso abbiamo scelto alcune figure, da Piccarda Donati a Giustiniano, da San Tommaso a Cacciaguida, San Pier Damiani, San Pietro…L’ascesa spirituale di quell’uomo smarrito segna al tempo stesso una metamorfosi dell’universo sonoro, dalle grida infernali fino all’armonia delle sfere celesti, dove luce e suono sono un’unica vertigine.”

Eravamo destinati a raggiungere il Paradiso nel 2021, tappa conclusiva di un progetto che ha accompagnato il Festival e la sua Città nel cammino verso il settimo centenario della morte di Dante; le note difficoltà dei tempi pandemici hanno reso necessario un posticipo. Che, a ben guardare, riallaccia con squisita naturalezza i fili del discorso. Vuoi perché, come recitava il motto delle celebrazioni ravennati, Viva Dante: la sua poesia scorre nelle vene della città, parte vitale e organica di una storia che si continua a scrivere. Ma anche perché quest’anno il Festival celebra un altro poeta, la cui passione per l’opera dantesca si è espressa anche in un tentativo di riscrittura della Commedia – quella Divina Mimesis a cui Pier Paolo Pasolini continuò a lavorare fino alla morte. Insomma, il titolo pasoliniano Tra la carne e il cielo di questa XXXIII edizione (numero, per altro, dantesco) è anche la sintesi del cammino della Chiamata pubblica.

Marco Martinelli ed Ermanna Montanari ci insegnano, dopo tutto, che i classici non basta metterli in scena; bisogna “metterli in vita”, perché i capolavori delle epoche passate non significano nulla se non si fanno carne e sostanza nel nostro presente. E allora è necessario rimetterle in circolo quelle parole, scatenarle perché diventino azione, a metà fra sacra rappresentazione medievale e teatro di massa di Majakovskij. A proposito di parole, la terza Cantica è trapunta di neologismi – il più vistoso indizio della tensione a cui Dante sottopone la lingua italiana, perché sia all’altezza del paradosso di raccontare l’indicibile. Il primo fra questi neologismi è, nel Canto I, trasumanare, ovvero andare oltre i confini dell’umano. È quello che accade al poeta-viaggiatore quando ascende verso la sfera del fuoco, cioè la zona intermedia fra il mondo terreno e il Cielo della Luna (il verbo trasumanare avrebbe trovato vita moderna, guarda caso, nel titolo dell’ultima raccolta poetica di Pasolini, Trasumanar e organizzar).

In scena Ermanna Montanari, Marco Martinelli, Luigi Dadina, Alessandro Argnani, Camilla Berardi, Roberto Magnani, Laura Redaelli, Alessandro Renda, Salvatore Tringali e le cittadine e i cittadini della Chiamata Pubblica.

La commissione di Ravenna Festival per Chiamata pubblica è stata l’occasione per attivare importanti e significative collaborazioni e riscoprire la capacità di Dante di parlare a un pubblico più che vasto – vastissimo. Inferno ha ricevuto riconoscimenti nazionali e internazionali (Premio Ubu 2017 per “miglior progetto curatoriale”, Premio Associazione Nazionale dei Critici di Teatro-ANCT, Lauro Dantesco ad honorem e Premio Culturale della VDIG-Vereinigung Deutsch-Italienischer Kultur-Gesellschaften), Purgatorio è andato in scena in un allestimento materano, parte del programma ufficiale di Matera – Capitale Europea della Cultura 2019 .

Info e prevendite: 0544 249244 – www.ravennafestival.org

Biglietti: posto in piedi 20 Euro (ridotto 18)

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