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Ravenna Festival, debutta a Lido Adriano ‘Mantiq At-Tayr – il Verbo degli Uccelli’

Quale anteprima migliore all’edizione che Ravenna Festival dedica alla dimensione invisibile della città – il tessuto di esperienze, storie, relazioni – di un progetto in cui è protagonista la comunità? Domenica 28 maggio, alle 20 al CISIM, debutta Mantiq At-Tayr – il Verbo degli Uccelli (repliche fino al 2 giugno), primo spettacolo del Grande Teatro di Lido Adriano. Nato nella cosmopolita località della riviera attorno al CISIM, centro culturale (e molto altro) gestito e diretto dal Lato Oscuro della Costa, il Grande Teatro propone la rilettura del poema sapienziale sufi di Farid Ad Din Attar su drammaturgia dello scrittore di origine algerina Tahar Lamri e con la regia di Luigi Dadina, che del GTLA è direttore artistico accanto a Lanfranco Vicari, ovvero il rapper Moder. Musica, rap, teatro, arte visiva, sartoria, poesia uniscono quasi duecento persone di ogni età e provenienza in uno spettacolo itinerante, con musica dal vivo, che attraverserà Lido Adriano. Mantiq At-Tayr è una coproduzione CISIM/LODC e Ravenna Festival, in collaborazione con Ravenna Teatro/Teatro delle Albe, Librazione Soc. Coop., La Cuciria e Riti.

Origini e trama

Si deve all’ultimo verso di una terzina dantesca – quella che fa riferimento al miracoloso arrivo a Ravenna dell’icona della Madonna Greca, giunta in volo da oriente sulle acque del mare – il nome di Lido Adriano (“Nostra Donna in sul lito adriano”, Par. XXI, v. 123). Di quel poetico battesimo dev’essere rimasto qualcosa nelle vene di questo conglomerato di condomini e nazionalità (oltre sessanta quelle rappresentate in questa anomala e multietnica koinè sul mare), se oggi Lido Adriano, con il progetto comunitario pluriennale del Grande Teatro, si misura con antichi versi persiani. Il poema del XIII secolo racconta di come gli uccelli, desiderosi di un sovrano e incoraggiati dall’upupa, si mettano alla ricerca del mitico Simorgh…per scoprire, al termine di mille peripezie, che il Simorgh altro non è che uno specchio in cui si riflette la loro immagine, perché scopo del viaggio è la ricerca di se stessi.

“Stiamo costruendo un teatro popolare – scrive Luigi Dadina nel ‘diario di bordo’ della produzione – Se ho appena parlato di un teatro che tende all’interiorità, a convergere, a convertirsi, cerco nello stesso istante un teatro che tenda a divergere, a divertirsi, a divertire. (…) Ci siamo dati un’unica regola, nel nostro teatro il coro è il centro, o arriviamo tutti o non arriviamo”. Coerentemente alla filosofia del poema, in cui il viaggio è più importante della meta, il GTLA è prima di tutto il processo che ha visto lavorare insieme sulla scena e dietro le quinte persone di diverse generazioni e background, ravennati di origini non italiane, rifugiati arrivati da Afghanistan, Pakistan, Nigeria, Gambia, immigrati dalle regioni del Sud, studenti, pensionati…creando rapporti inediti, valorizzandosi a vicenda, contribuendo ognuno con il proprio bagaglio di vita.

Laboratori, info e prevendite

Sono sette le valli che gli uccelli attraversano in Mantiq At-Tayr – quelle della Ricerca, dell’Amore, della Conoscenza, del Distacco, dell’Unità, dello Stupore e della Povertà – e sono sette i laboratori, tutti gratuiti, organizzati a partire dallo scorso dicembre. E anche i personaggi di questa rilettura sono comunità, per la precisione stormi: ogni gruppo di attori rappresenta collettivamente una famiglia di uccelli; musica e canto, parte integrante della drammaturgia, cementano l’idea di un’espressione corale. Fra le specie di uccelli è stato introdotto anche il fratino, non presente nel testo persiano ma parte dell’ecosistema dell’Emilia Romagna – un altro modo di “adottare” il poema, confermarne l’universalità che appartiene a ogni territorio e gruppo umano, come accade solo con le grandi narrative.

Info e prevendite: 0544 249244 – www.ravennafestival.org

Un centinaio tra attori e musicisti: bambini e adulti di varie nazionalità hanno lavorato insieme, a Lido Adriano, per dar vita a questa prima tappa del Grande Teatro. Il testo è tratto dal celebre poema sapienziale sufi di Farid Ad Din Attar, poeta persiano del 1200. Gli uccelli si trovano e sentono la necessità di avere un re, un ordine, una rappresentanza. L’upupa li informa che il re esiste: il Simorgh. Bisogna andare alla sua ricerca. Dopo molte peripezie, dopo aver varcato le sette valli, quella della Ricerca, dell’Amore, della Comprensione, dell’Indipendenza, dell’Unità, dello Stupore e della Povertà, trenta di loro arrivano alla meta. Ma alla soglia della settima valle si accorgono che Simorgh altro non è che uno specchio in cui è riflessa la loro immagine: il fine del viaggio è la ricerca di se stessi.

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