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Quasi 500 i firmatari dell’Appello per la sanità pubblica. «Creiamo un movimento di cittadini»

Sono già quasi 500 i firmatari dell’Appello per la sanità pubblica diretta al ministro della Salute Orazio Schillaci attraverso la piattaforma Change.org, presentata ufficialmente questa mattina da alcuni dei primi aderenti al Mercato Coperto di Ravenna. I primi 40 sono stati amministratori, sindacalisti, medici e professionisti vari a titolo personale ma, il tam tam sta già dando i primi frutti.

 

«Tutto è iniziato con un confronto che ha poi portato a un’azione più decisa in difesa della salute come diritto fondamentale per tutte le persone – spiega Giovanni Bissoni, ex assessore regionale alla Sanità –. Il nostro è un Paese con un’alta aspettativa di vita ma l’aspettativa di vita buona dopo i 65 anni non è ai primi posti come altrove in Europa. Sono anni che lo Stato non investe quanto necessario in termini di risorse finanziarie, professionali, riforme». «Un sistema già indebolito – aggiunge –, costretto a dare priorità alla gestione della pandemia, ha raggiunto risultati efficaci grazie allo straordinario impegno professionale, ma contestualmente si è infiacchita la capacità di risposta assistenziale ai bisogni delle persone, le liste d’attesa sono incrementate,  l’accesso a prestazioni a pagamento sono aumentate  in modo esponenziale, il ricorso a sistemi assicurativi è stato stimolato, e più in generale, è cresciuto l’abbandono delle persone fragili per salute, età, condizioni economico-sociali. Poi, di recente, si sono aggiunte le ricadute economico-finanziarie dovute alla guerra in Ucraina, l’inflazione, il caro bollette, aggravando ulteriormente la situazione finanziaria delle Regioni, dei Comuni e delle famiglie».

 

Nell’appello, non manca inoltre un riferimento all’attuale governo Meloni: «I segnali che emergono dalla legge di bilancio – si legge nel documento – vanno in direzione opposta: risorse nettamente insufficienti per servizi sociali e sanitari, l’espansione della flat tax, i condoni e il sostegno all’evasione fiscale. Ancora più preoccupante l’accelerazione del percorso legislativo per introdurre, anche in sanità, l’autonomia differenziata che porta all’abbattimento dell’universalismo della cura e al consolidamento delle diseguaglianza regionali che da sempre caratterizzano il nostro sistema sanitario».

 

Due i nodi messi in evidenza dal sindaco di Ravenna, Michele de Pascale: la necessità di maggiori risorse pena l’insostenibilità del sistema da troppo tempo sotto-finanziato; il bisogno di un tasso importante di riforme e cambiamenti per favorire l’innovazione a tutti i livelli. «Non è un caso che l’appello parta dalla Romagna – fa notare il sindaco di Cesena Enzo Lattuca –. Non è perché abbiamo una situazione particolare rispetto ad altrove, ma qui c’è la volontà di superare il problema che è di livello nazionale. In Romagna alcune riforme sono state fatte e portate avanti per rispondere ai bisogni dei cittadini che cambiano, a prescindere dai finanziamenti. Oggi come oggi è incredibile come si parli ogni giorno di indagini sulla pandemia, mentre manca un dibattito sulle risorse che non ci sono e che in un futuro prossimo porteranno ad altre criticità».

 

Intensa la partecipazione dei rappresentanti sindacali. Marinella Melandri, segretaria Cgil Ravenna, ha detto che è arrivato il momento della verità sul tema sanità: «Per difendere l’universalismo delle cure come diritto dobbiamo per forza ragionare su risorse e innovazione. Già oggi in alcune regioni non è garantita l’assistenza di base. Fondamentale è mettere al centro le persone e sviluppare la sanità territoriale con i necessari professionisti».

 

Anche Paolo Palmarini, segretario Uil Fpl Ravenna, ha aderito all’appello in maniera convinta ricordando che, in un momento in cui ci sono medici e operatori che hanno accumulato ore e ferie, è incredibile bloccare assunzioni e integrazioni territoriali. «Avevamo detto ‘mai più’ durante la pandemia e ora queste promesse rischiano di cadere nel vuoto».  Francesco Feletti, segretario Anaao, ha ricordato la recente manifestazione a Roma: «Non è andata benissimo in termini di partecipazione. Vuol dire che il problema non è percepito dalle persone e questo è molto grave. Si può integrare con il privato che però non investirà mai nell’emergenza, nella ricerca e nell’innovazione. I pazienti oggi sono smarriti perché la rete non funziona più benissimo. Oltre al problema della carenza del personale c’è un problema di aggiornamento professionale e tecnologico. Per questo servono fondi e una visione. Che sanità vogliamo domani?».

 

In ultimo, l’intervento dell’ex senatore e presidente della Regione Vasco Errani, anche lui tra i firmatari. «Questo appello non è di parte, non è contro qualcuno o qualcosa, siamo partiti da una necessità – tiene a precisare –. Vogliamo mettere questo tema nella discussione pubblica e non lasciarlo solo a esperti o politici. Per fare passi avanti abbiamo bisogno del sostegno delle persone e collegarci ad altre iniziative nazionali in corso con l’obiettivo di costruire una grande mobilitazione nazionale».

 

 

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