Prima della tragedia in via Dradi, un lungo post su Facebook della donna

Il lungo sfogo della donna G.L., pubblicato poco prima di tentare il suicidio, portando con sé la figlia e il cagnolino, morti sul colpo.

Dopo i terribili eventi a Ravenna in via Dradi di questa mattina dai social giunge un lungo sfogo della donna G.L., pubblicato poco prima di tentare il suicidio, portando con sé la figlia e il cagnolino, morti sul colpo. La donna è ricoverata al momento al Bufalini di Cesena.

Un lungo testo pieno di disperazione. «Perché ho dovuto farlo? Padre violento e aggressivo. Nessuno me lo tiene lontano. Mi perseguita. Non lo voglio vedere, non voglio frequentarlo. Non mi sembra di chiedere tanto. Niente ordinanza restrittiva, Perché non ho video delle brutte violenze domestiche».

Una rabbia che trapela da ogni singola parola. Nelle ultime parole diffuse tramite Facebook si scaglia contro chi non l’ha mai aiutata e tutelata dagli abusi della famiglia di origine. Disperata per non poter aver trovato un modo di bloccare e impedire la frequentazione con il padre. Critica il marito per non averla mai aiutata in questa battaglia e per non aver tutelato la bambina. Accusa apertamente facendo nomi e cognomi di tutti colore che hanno contribuito a farla sprofondare in questo buco nero.

La donna presenta anche un ringraziamento alle sue amiche: «Grazie invece amiche mie, che capite e mi date affetto, che comprendete la banale realtà e non nascondete sotto al tappeto le evidenze più squallide».

Parla delle sue violenze, subite fin da piccola e dichiara che il padre dopo le violenze la sottoponeva a TSO (Trattamento Sanitario Obbligatorio). Si scaglia contro il personale medico che l’ha curata: «Invece di curare i suoi scatti di rabbia incontrollati e ingestibili lì le dottoresse, anche sue conoscenti, si sono bevute le bugie di mio padre e si sono accanite ingiustamente su di me. Hanno rovinato completamente la mia vita».

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