«Il Natale si avvicina a grandi passi – ricorda Paolo De Lorenzi, titolare del Conad Superstore Galilei e Fontana di Ravenna – e, purtroppo, sugli scaffali, i consumatori troveranno nuovi rincari. Per panettoni e pandori si tratta di circa 1 o 2 euro in più a pezzo. Questo perché le difficoltà e gli alti costi di produzione su questo tipo di prodotti si vedono tutti in una sola soluzione e non in modo graduale».
Al Conad un pandoro/panettone di un chilo a marchio aziendale costano 4,50 euro, si scende a 3,79 euro per quelli dei Fornai Pasticceri ma il peso è di 800 grammi. Non cambia la musica al Despar dove un panettone Ca Dolce Despar di 800 grammi costa 4,90 euro a prezzo pieno. All’Extracoop, c’è già una discreta scelta di prodotti natalizi: il panettone/pandoro classico a marchio Coop di un chilo costa 5,69 euro, un pandoro con le gocce di cioccolato sale poi a 8,90, mentre per quelli della Pineta da 800 grammi si scende a 4,59 euro e per quelli della Bauli da un chilo si sale a 7,99. Una bella differenza rispetto allo scorso anno, non vi è dubbio. E, sempre in materia di aumenti legati al settore alimentare, la situazione è alquanto incerta.
«I rincari maggiori sono già avvenuti, in particolare da giugno in poi – ricorda De Lorenzi di Conad – , ma qualche ulteriore assestamento è prevedibile a causa del ‘caro energia’ che sta provocando diverse problematiche a catena. Ci sono fornitori che producono meno o che hanno difficoltà nel reperimento di materie prime e persino di carta e packaging». I prodotti più suscettibili di aumenti sono sempre quelli da forno che, secondo De Lorenzi, potrebbero subire un ulteriore arrotondamento intorno al 5 per cento. Prima di tutto la pasta, a causa della produzione del grano che è stata inferiore del 15% rispetto agli anni scorsi per la siccità e i più alti costi dell’energia che incidono sul necessario processo di essiccazione.
Premesso che un po’ tutti i prodotti stanno subendo ritardi nelle consegne, tra quelli che scarseggiano maggiormente vi sono i latticini già da tempo. Il latte ha risentito della scarsa produzione estiva. Qualcosa si sta smuovendo ma bisognerà aspettare ancora un po’ di tempo. «Sono cambiate le abitudini dei consumatori – conclude De Lorenzi –. Si presta molta attenzione a ciò che si mette nel carrello, preferendo anche marchi meno noti e costosi. In generale, di vedono molte meno grandi spese anche per prevenire lo spreco».
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