Per la rassegna del Moog, sabato dialogo tra Masotti, Venturi e Malpassi

"Due passi con Malpassi" per la rassegna de "I sabati del Moog"

Sabato 28 gennaio alle 18, presso Moog Slow Bar, Vicolo Padenna 5, Ravenna, si terrà il dodicesimo incontro della rassegna “I sabati del Moog” curata da Ivano Mazzani.
Franco Masotti, direttore artistico di Ravenna Festival, Susanna Venturi, collaboratrice di Ravenna Festival, musicologa, articolista musicale per il «Corriere di Romagna», dialogano-incontrano Bruno Malpassi, maestro folk di musica romagnola e balli tradizionali romagnoli.

 

FRANCO MASOTTI è nato e vive a Ravenna. Dopo gli studi di filosofia e composizione a Firenze, a partire dagli inizi degli anni ’80 inizia ad occuparsi della ’New Music’ statunitense, in particolare nei suoi rapporti con le arti visive e l’uso delle nuove tecnologie. Assieme al fratello Roberto e a Veniero Rizzardi ha organizzato la rassegna internazionale “Sonorità Prospettiche. Suono/Ambiente/Immagine” (Rimini 1982), prima analitica campionatura degli artisti che si misurano col suono. Tra anni ’80 e ’90 si dedica anche alla ricerca nell’ambito della computer graphics fondando lo Studio RKO Video assieme a Fabrizio Varesco e organizzando, assieme a Claudia Ricci, la prima mostra in Italia dedicata all’immagine digitale (“Computer image: Rassegna internazionale di immagini digitali”, Rimini, 1987).
Nel 1982 inizia la collaborazione con il festival Aterforum a Ferrara nell’ambito del quale organizza rassegne monografiche sul minimalismo musicale e su Cage, Kancheli, Pärt, Werner Herzog e la musica, Meredith Monk, Robert Ashley ecc.. Vince il Premio Abbiati per i progetti speciali per la rassegna-installazione “Glenn Gould in video” (1991). Ha collaborato con le riviste: Scena, Alfabeta, CD Classica, Musica Viva, Auditorium, il Giornale della Musica. Ha curato, tra le altre cose, l’edizione di Lettera ad uno sconosciuto di J. Cage e La mia musica di P. Glass per le Edizioni Socrates (Roma), e numerose voci di teatro musicale novecentesco e contemporaneo nel Dizionario dell’opera edito da Baldini&Castoldi. Dal 1998 è co-direttore artistico di Ravenna Festival, nell’ambito del quale ha curato numerosi progetti speciali tra cui la rassegna “Transcaucasia”, dedicata alle musiche di Armenia e Georgia e “Un’Idea del Nord”, sugli orizzonti sonori dei paesi baltici e scandinavi. È inoltre responsabile delle edizioni del festival, per le quali cura in particolare il libro-catalogo pubblicato annualmente. È stato docente di “Storia ed estetica dei linguaggi artistici del ‘900” presso il Conservatorio di Perugia.

SUSANNA VENTURI Laureata in Discipline della Musica (con una tesi in Etnomusicologia, seguita da Roberto Leydi), è docente di ruolo negli Istituti d’istruzione secondaria di secondo grado dal 1993. Durante l’anno accademico 1996-97 ha tenuto un ciclo di lezioni su Il ballo popolare nella cultura tradizionale dell’Emilia e della Romagna nell’ambito del corso di Etnomusicologia presso il corso di Operatore dei Beni Culturali, sede di Gorizia, Facoltà di Lettere e Filosofia, Università degli Studi di Udine. Nell’ambito dello stesso corso, nel 1999-2000, ha tenuto un seminario di Etnomusicologia. Dallo stesso anno, e per 10 anni (dal 1999 al 2009), ha tenuto, come professore a contratto, l’insegnamento di Storia della Musica presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università della Basilicata. Come pubblicista, si occupa di cronaca e critica musicale – dal 1997 è iscritta all’Ordine dei giornalisti di Bologna e collabora regolarmente con il «Corriere Romagna». Svolge, inoltre, attività di ricerca nell’ambito della produzione musicale colta, delle tradizioni e della musica popolare. Ambiti in cui spesso è invitata a tenere incontri e conferenze. Ha scritto molti articoli e innumerevoli programmi di sala, collaborando prima con l’associazione “Angelo Mariani” di Ravenna anche nel coordinamento dei Corsi Socrates di storia della musica (dal 1996 al 2007), poi con Ravenna festival regolarmente dal 2004, anche alla redazione dei diversi materiali editoriali. Ha inoltre scritto diversi saggi. Nell’ambito della musica colta ha curato: – Oltre la musica (a cura di), Ravenna, Longo, 1998; – Il teatro delle voci. Lezioni d’opera, (a cura di), Ravenna, Longo, 2000. Tra quelli invece riservati alla cultura tradizionale si ricordano: − Ballate e canzoni narrative in Romagna (Bologna, CIDIM, 1990); − Giochi di Romagna nella tradizione popolare e contadina (Ravenna, Longo, 1996); − Il liscio romagnolo: l’invenzione del popolare in “Archivio di Etnografia” a. I (2000), n.2, Dipartimento di Scienze storiche, linguistiche e antropologiche, Università degli Studi della Basilicata (poi nel Libro Catalogo di Ravenna Festival 2007); − Il canto corale e l’invenzione del popolare: l’esempio dei canterini romagnoli, in “Choralia”, dicembre 2001, n. 26; − Tino: voce e memoria in Tino Babini, memoria storica di Russi, Rimini, Panozzo, 2006, pp. 69- 255; − I balli popolari nella raccolta di Giovanni Bagnaresi (1864-1945), in «I Quaderni del Cardello» Annale di studi coro delle mondine di Medicina tra passato e presente, Udine, Nota, 2011; − La Ca’ del liscio, in Libro Catalogo di romagnoli della Fondazione Casa di Oriani – Ravenna, n. 18, Il Ponte Vecchio, 2009; − con Eraldo Baldini, I “Mattutini delle Tenebre” in Romagna, nel Libro Catalogo di Ravenna Festival 2010. − La voce “Venes Zini detta Neves” in www.enciclopediadelledonne.it; − con Cristina Ghirardini, Siamo tutte d’un sentimento. Il Ravenna festival 2013. − 1813-2013: due secoli di teatro, in Storia di Russi (a cura di E. Baldini – D. Bolognesi), Ravenna, Longo, 2014, (pp. 613-617); − I Canterini romagnoli, in Storia di Russi (a cura di E. Baldini – D. Bolognesi), Ravenna, Longo, 2014, (pp. 623-627); − con Emilio Vita, Evoluzione storica della Fira di Sèt Dulur, , in Storia di Russi (a cura di E. Baldini – D. Bolognesi), Ravenna, Longo, 2014, (pp. 439-470); − I cantarè. I canterini romagnoli di Russi dagli anni Trenta a oggi, Udine, Nota, 2016; − con Eraldo Baldini, Prima del liscio. Il ballo e i balli nella tradizione popolare romagnola, Cesena, Ed. Il Pontevecchio, 2017.

 

BRUNO MALPASSI Una storia, questa di Bruno, che mantiene sapori antichi, ottant’anni di fedele passione per quel connubio che ha caratterizzato l’ultimo secolo della storia della sua terra, i balli e le musiche della tradizione romagnola. Il ballo del folklore romagnolo é tipicamente composto da valzer, mazurka e polka. Questi balli non nascono in Romagna: il valzer è di origine austriaca, la polka e la mazurka sono di origine polacca; le variazioni inserite a partire dalla seconda metà del 1800 su queste danze li hanno trasformati in balli completamente diversi. La musica popolare romagnola nasce grazie a Carlo Brighi detto Zaclèn (primo violinista dell’Orchestra Toscanini), che importa le musiche della Mitteleuropa, valzer, polke e mazurke su tutte, velocizzandole, rendendole più trascinanti, mirate a muovere la gente alla danza. Alla morte di Carlo le redini passano al figlio Emilio, poi Aurelio Casadei detto Secondo, che, dalle campagne porta la sua musica alle città, oltre i confini della Romagna, sino al mondo intero. Autore di oltre 1.000 brani ha guidato con successo la sua orchestra per oltre 40 anni, facendo ballare almeno tre generazioni. Romagna Mia, il valzer inno della terra di Romagna, è tutt’ora uno dei brani più conosciuti e suonati al mondo. Bruno si avvicina alle danze agli inizi del 1960, frequentando feste popolari e saloni danzanti, dove conosce Anna Patuelli con la quale divide dapprima la pista da ballo, poi una lunga vita coniugale. Per entrare nel giro che conta fra i ballerini del tempo, partecipa a diverse gare di ballo laureandosi più volte campione romagnolo dei tre balli tipici.
Poi, da un incontro con Augusto Fabbri, amico del M° Secondo Casadei, decide di chiudere con le competizioni per dedicarsi all’insegnamento ed alle esibizioni, formando un gruppo che racchiudeva i migliori elementi di tutto il territorio romagnolo. Nel 1968, Bruno Malpassi, Anna Patuelli e Romolo Pasini si mettono in proprio, nasce così, a Ravenna, l’attuale “Gruppo Folk Italiano Alla Casadei”, un omaggio al Maestro Secondo Casadei ed al ballo di tradizione romagnolo. Con le prime esibizioni pubbliche nasce l’esigenza di realizzare un abito che rendesse riconoscibili immediatamente questi ballerini così come avveniva per altre zone d’Italia. Le gonne lunghe, tipiche delle azdòre romagnole, rendevano impossibile eseguire i passi saltati tipici delle polke e delle mazurke. Fu quindi realizzato, dopo attente ricerche storiche, da Anna Patuelli, un abito che cercava di coniugare le tradizioni e le nuove esigenze. Questo abito è tuttora utilizzato dai nostri ballerini in ogni esibizione, lo troviamo esposto nel Museo delle Edizioni Musicali Casadei Sonora. Gruppo inizialmente guidato da Bruno, poi affiancato dalla figlia Monia, è stato ospite fisso degli spettacoli dell’Orchestra Casadei per oltre un ventennio.

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