Per 3 imprese su 4 l’Italia deve puntare sulla transizione ecologica

RIMINI (ITALPRESS) – Come ricordato durante il convegno “Tessile come opportunità: sfide e coinvolgimento degli Stakeholders del settore”, che si è tenuto oggi nel corso della seconda giornata di Ecomondo, manifestazione dedicata all’economia circolare in scena alla Fiera di Rimini fino a venerdì, in contemporanea con Key Energy , l’industria della moda oltre a essere uno dei pilasti dell’economia europea, rappresenta uno dei settori a più alto impatto ambientale. Una filiera che è costituita da 400 mila realtà, e che genera 55 miliardi di euro di fatturato, pari al 31% del giro d’affari complessivo in Europa, come ha spiegato Eleonora Rizzuto, direttore dello Sviluppo Sostenibile di LVMH Italia. Al convegno sono intervenute Roberta De Carolis, Ricercatrice ENEA-ICESP e Paola Migliorini, Deputy Head of Unit, European Commission, DG Environment, Sustainable Production, Products and Consumption, che hanno tracciato una fotografia del comparto in Italia.
Un’istantanea che racconta di un settore già recettivo rispetto ai temi della circolarità, che ha anticipato in molti casi gli interventi che la Comunità Europea sta implementando per abbassare l’impatto ambientale e sociale dell’industria del fashion. Parole chiave della riconversione green della moda sono riciclabilità dei capi (oggi solo l’1% degli scarti tessili sono riutilizzati, e l’85% della produzione finisce in discarica), ecodesign (e normative condivise per tracciarne i parametri), trasparenza e controllo della filiera. Anche l’educazione di tutti gli stakeholder diventa un catalizzatore importante di questo processo, per coinvolgere non solo la produzione e la distribuzione ma anche i consumatori, che con le proprie scelte d’acquisto hanno un ruolo estremamente importante nell’orientare l’industria. Proprio nell’ottica di creare conoscenza di settore e di promuovere la diffusione di best practice da emulare, all’evento hanno portato la propria testimonianza anche gruppi e brand iconici dell’industria del fashion tra cui LVMH, Fendi e OTB, e realtà di primo piano nel settore del second hand fashion, che hanno sottolineato l’importanza del fenomeno della riscoperta dei capi vintage e dell’upcycling, come Humana.
Una importante sessione internazionale sulle opportunità delle green technologies in Messico, organizzata da Italian Exhibition Group in collaborazione con AEMI – Associazione Economica del Messico in Italia si è svolta questa mattina nella seconda giornata di Ecomondo e Key Energy a Rimini.
Con lo speech di apertura di Corrado Peraboni, CEO Italian Exhibition Group, che ha invitato gli espositori a cogliere le opportunità offerte dal grande mercato green messicano grazie ad Ecomondo Messico (2° edizione), l’evento che IEG organizza nel 2023 a Guadalajara, dal 26 al 28 aprile, sul palco si è alternato un parterre di ospiti d’eccezione moderati da Emanuele Bompan direttore di Materia Rinnovabile: Luis Anaya Imazio, Chief of Economic -Commmercial Department, Embassy of Mexico in Italy, Letizia Magaldi, President of the Economic Association of Mexico in Italy (AEMI)/CaMexItal, Alejandro Ruiz, Country Manager Italy Greening-E, Cecile De Mauleon, Director – AEMI Economic Association of Mexico in Italy/ CaMexItal, Paolo Malfitano, Trade Analyst ICE Trade Agency Messico, Luca Tosi Chief Sales Officer Gruppo Manni, Luisa Macchion, Head of Marketing Department Forrec Spa, Giovanni Silvestri, International Market Sales, Director di Veolia Water Technologies Italia Spa, Luca Passariello, Head of Business Promotion SACE – Italian Export Credit Agency, Bernd Rohde, IGECo, CEO.
L’evento ha messo in luce il vasto potenziale che un paese come il Messico vanta nella circular economy ed energia, per il PIL la 15° economia mondiale e il 2° più importante partner di business per l’Italia nel Nord America.
Il 76% delle aziende italiane è convinto che il nostro Paese debba farsi promotore della transizione ecologica, una scelta che, secondo il campione intervistato, ci collocherebbe all’interno del gruppo avanzato delle economie mondiali. E’ quanto emerso dalla ricerca presentata in occasione della sessione plenaria internazionale degli Stati generali della green economy 2022. Secondo l’indagine, uno dei principali ostacoli per le aziende italiane che stanno affrontando la sfida della transizione ecologica è la burocrazia (indicata dal 50% del campione), mentre tra le ragioni che stanno spingendo un numero sempre maggiore di imprese verso modelli di business green ci sarebbero gli alti prezzi dell’energia e l’incertezza sul futuro dell’economia: il 62% delle imprese vede quindi nella transizione ecologica un’opportunità strategica.
Interessante il dato sulle aspettative degli imprenditori sugli effetti delle misure per la transizione sostenibile: il 51% ritiene che contribuiranno a migliorare il posizionamento dell’azienda e il 60% che promuoveranno investimenti per le innovazioni, ma c’è circa un quarto delle imprese che manifesta ancora incertezza sugli effetti di queste scelte e circa un terzo teme che un aumento dei costi di produzione.
Durante l’evento il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin, in collegamento video da COP27, la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici del 2022, ha sottolineato come tra le principali sfide del prossimo futuro ci sia il surriscaldamento del pianeta e l’utilizzo di combustibili fossili, sottolineando l’impegno dell’Italia, dimostrato dallo stanziamento di 2 miliardi di fondo PNRR. La lettura della lettera inviata da Adolfo Urso, ministro delle imprese e del made in Italy, conferma l’impegno del Governo nella promozione di politiche per l’ambiente a livello nazionale e internazionale, con investimenti in ricerca e innovazione per l’approvvigionamento di materie prime critiche, a difesa del tessuto produttivo del made in Italy.
“Una corretta e avanzata gestione dei rifiuti, in linea con gli obiettivi fissati a livello europeo, può fornire un contributo concreto alla soluzione del problema dell’autosufficienza energetica del nostro Paese e del caro materie prime: grazie al riciclo si possono risparmiare consumi energetici pari a quelli di 7 milioni di famiglie; grazie al trattamento dei rifiuti organici si può ottenere l’1,5% del fabbisogno nazionale di gas; con la valorizzazione energetica dei rifiuti si possono generare ingenti quote di energia elettrica, pari ai consumi medi di 2,6 milioni di famiglie”. Sono queste le principali evidenze che emergono dall’analisi “Dalla gestione rifiuti una spinta verso l’autosufficienza energetica”, illustrata da Assoambiente – l’Associazione che rappresenta le imprese che operano nel settore dell’igiene urbana, riciclo, recupero, economia circolare e smaltimento di rifiuti, nonchè bonifiche, nel corso di Ecomondo.
La crisi energetica e delle materie prime di questi mesi ha reso evidente come il raggiungimento degli obiettivi ambientali in materia di gestione rifiuti può contribuire in modo significativo al superamento dell’attuale situazione critica, estraendo dal flusso dei rifiuti (circa 30 mln di tonnellate di urbani e 150 di speciali ogni anno) tutta l’energia contenuta e i materiali possibili e limitando al minimo la dispersione in discarica.
“Dai rifiuti può e deve arrivare parte della soluzione al problema energia – ha commentato Chicco Testa, presidente Assoambiente -. Occorre porre questo settore al centro dell’agenda nazionale per sfruttarne a pieno le potenzialità e limitare la crisi energetica. Per questo serve alleggerire il carico burocratico-amministrativo per le imprese, realizzare gli impianti, completare il quadro degli end of waste e mettere a punto tutti gli strumenti economici di supporto al mercato del riciclo, come previsto dal Programma nazionale di gestione dei rifiuti e dalla strategia nazionale per l’economia circolare”.

– foto ufficio stampa Ecomondo –
(ITALPRESS).

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