La pallavolo a Ravenna resiste anche se mancano investimenti, ma c’è qualche preoccupazione

Il Coni impone una soglia minima di 30 società affiliate a Fipav nel territorio. La Fipav di Ravenna si ferma a 25, quindi probabilmente dovrà fondersi con altri comitati

La stagione pallavolistica 2022/2023 di Ravenna ha visto le due squadre che competevano nei campionati maggiori ripartire dal basso. La Porto Robur Costa, dopo 11 anni di A1 maschile, è ripartita dall’A2; mentre, l’Olimpia Teodora, che da 4 stagioni competeva nel campionato di A2 femminile, è ripartita dalla B2. La pallavolo a Ravenna soffre la mancanza di investitori, fattore che rende sempre più difficile, anche a fronte dell’aumento dei costi, competere nei campionati maggiori.

Tuttavia, ripartire dalle serie inferiori può servire a far crescere e far maturare esperienza alle promesse dei settori giovanili, operazione che ha visto i primi frutti con l’esordio di Alessandro Bovolenta con la nazionale maggiore agli Europei e con la vittoria della Robur nel campionato nazionale under 19.

Con l’inizio di una nuova stagione, può essere utile cercare di fare un bilancio su che cos’è oggi la pallavolo a Ravenna.

«Quando a Ravenna c’era l’A1 maschile – afferma Loris Polo, ravennate che allena per la Fenix Energia di Faenza – cioè fino a un paio di anni fa, non andavo mai al Pala de André a vedere le partite, perché era impossibile affezionarsi. Ogni anno venivano giocatori nuovi e, quando erano buoni, l’anno successivo andavano in una squadra come il Perugia, con migliori possibilità economiche e migliori ambizioni in campionato. Quest’anno invece sono andato con piacere a vedere l’A2, è bello poter guardare ragazzi che sono cresciuti qui, che magari ho visto fin da quando erano piccoli, come ad esempio Bovolenta. Apprezzo molto questo tipo di decisione, è giusto investire sui ragazzi cresciuti nel settore giovanile».

Il primo problema della pallavolo a Ravenna è la mancanza di investitori

«Il movimento pallavolistico è assolutamente vivo. Si è impoverito per le crisi economiche globali e locali ma è vivo – dice Emanuele Monduzzi, presidente della Fipav della provincia di Ravenna -. I mezzi che si hanno a disposizione sono inferiori rispetto ad altre “piazze”, poi adesso che si è aggiunta l’alluvione ci sarà un ulteriore ridimensionamento. Forse l’unico rammarico che possiamo avere, come movimento pallavolistico ravennate, è quello di non essere stati in grado di attirare degli investitori esterni, cioè al di fuori dell’industria cittadina, ai tempi d’oro».

«I risultati nella pallavolo, come in tutti gli sport, dipendono molto dagli investimenti e dai soldi che girano – evidenzia Daniele Ricci, che nel 1991 alla guida del Messaggero vinse Scudetto, Coppa Italia, Mondiale per Club e che ora collabora con Mosaico Volley -. E a Ravenna ne girano pochi. Al massimo Ravenna potrebbe diventare la decima provincia in Italia per pallavolo, ma davanti ci saranno sempre province come Piacenza, Monza, Trento, Macerata, dove ci sono investimenti di ordine di grandezza diverso».

Lo ha confermato anche l’assessore con delega allo sport Giacomo Costantini: «A Ravenna ci sono aziende del business to business (ndr. che vendono prodotti o servizi ad altre aziende e non al consumatore finale), che quindi non hanno grande interesse nell’investire nello sport di squadra».

Uno sguardo al panorama pallavolistico ravennate attuale

Il lavoro che viene fatto a Ravenna, nonostante la mancanza di importanti investimenti, si vede. Per quanto riguarda la pallavolo maschile, la Porto Robur Costa è reduce dalla vittoria del campionato nazionale under 19 e giocherà con la prima squadra in A2 con qualche giocatore del settore giovanile La Pietro Pezzi partecipa al campionato maschile di B con giovani e un po’ meno giovani di Ravenna e provincia, e milita anche in C con una seconda squadra. In C è anche la storica Pol Atlas di Santo Stefano ed è recentemente nato il progetto Orbite con una prima squadra in D.

Per quanto riguarda la femminile, il panorama è molto più vasto e sarebbe impossibile citare tutte le società e i campionati. Mosaico Volley (ex Teodora Torrione), che da anni manda qualche squadra giovanile alle finali nazionali, quest’anno schiera una B2 femminile quasi completamente under 18 e una B1. L’Olimpia Teodora, come detto sopra, milita in B2 e schiera negli under la giovane promessa di casa Rinieri, Sofia. Inoltre, le pallavoliste della prima squadra di Massa Lombarda sono state promosse e partecipano al campionato di B2. Sempre in provincia, tra le altre, ci sono la Fenix Energia di Faenza e l’Involley Lugo e la Volley Academy che partecipano alla serie C femminile.

Il panorama è vario, ma c’è un netto squilibrio tra femminile e maschile sia per numero di atleti/e sia per numero di società, in favore delle donne. La scarsità di giocatori è legata principalmente alla maggiore popolarità di calcio e basket. Si tratta di una dinamica globale. Mentre, per quanto riguarda le società, negli anni, la pallavolo maschile a Ravenna si è accentrata molto sulla Porto Robur Costa. Questo accentramento ha generato qualità, ma diminuito il numero di società. Oggi, tuttavia, le regole del Coni si basano unicamente sul numero di società.

Per esistere una Fipav territoriale deve avere almeno 30 società, ma Ravenna ne ha 25

«I limiti imposti dal Coni – dice Monduzzi, presidente Fipav Ravenna – definiscono un numero minimo di 30 società affiliate e attive in un territorio per mantenere il comitato Fipav, noi attualmente siamo a 24/25. È una situazione che va avanti da anni con numeri borderline. 30 anni fa i numeri erano molto più alti, ma adesso sono questi ed è quasi impossibile che aumentino. Ovviamente nel territorio ci sono molte società che lavorano come Ente Territoriale, quindi qualche altra società da affiliare ci sarebbe, ma al momento non lo è e non sembra averne l’intenzione».

La conseguenza è che alla fine del mandato, cioè dopo le Olimpiadi di Parigi 2024, la Fipav di Ravenna si dovrebbe accorpare con un altro comitato e smetterebbe di esistere. Al precedente mandato la provincia era intorno alle 30-31 società, ma nel frattempo alcune hanno smesso di fare attività. Da qualche anno è già successo tra Forlì-Cesena e Rimini, i cui comitati Fipav si sono messi insieme. L’idea di quello di Ravenna, se non cambiano le cose, sarebbe aggregarsi a loro, visto che già collaborano per la formazione degli allenatori e l’organizzazione di alcuni eventi. C’era stata una prima ipotesi di aggregarsi a Ferrara, ma considerata meno auspicabile.

Il numero delle società femminili affiliate Fipav, come detto, negli anni è rimasto elevato; mentre ad oggi la pallavolo maschile si regge quasi esclusivamente sulla grande realtà della Porto Robur Costa. I risultati si vedono (vittoria del campionato nazionale under 19), ma di fatto nel resto della provincia, a meno di qualche progetto virtuoso, il movimento è quasi scomparso.

«Quando ero giovane io – ricorda Gianluca Bacchetta, ex giocatore e allenatore, che ha scritto di pallavolo sulle testate locali – esistevano tantissime società anche di pallavolo maschile. Potevi essere il 50esimo giocatore in provincia, così come il 100esimo, e avresti avuto modo di giocare. Una situazione per certi versi simile nel femminile è l’idea, ed era anche stata realizzata, di unire Olimpia Teodora e Mosaico Volley. Credo che non ci sia una risposta giusta. La varietà può servire a mantenere il movimento vivo, mentre l’unione probabilmente porta a risultati migliori».

A livello di Fipav probabilmente la creazione di un comitato unico romagnolo aiuterà a mantenere elevata la qualità, soprattutto nella pallavolo maschile. Dovrebbe permettere agli uomini di giocare più partite di alto livello nei campionati giovanili, dove le società in provincia oggi si contano sulle dita di una mano. Tuttavia, comporterà un maggiore sforzo per società e famiglie negli spostamenti, fattore da non sottovalutare.

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