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Nuove rivelazioni sulle “relazioni pericolose” di Pini

L’inchiesta sulle mascherine e sul traffico di droga, che ieri ha portato all’emissione di diversi ordini di arresto e che coinvolge 34 persone, offre sempre nuovi spunti sull’aspetto più imbarazzante della vicenda: le relazioni che Pini aveva intrecciato con uomini delle istituzioni per un supposto traffico di favori.

Cosa è emerso dalle prime indagini

Abbiamo visto ieri le rivelazioni emerse nella prima commissioni del CSM sulle chat compromettenti intercorse tra Pini e “baffo”, come veniva chiamato nelle chat Alessandro Mancini, ex sostituto procuratore di Forlì, poi Procuratore capo di Ravenna e infine, prima della rimozione dall’incarico da parte del CSM, per incompatibilità ambientale e funzionale, Procuratore Generale presso la  Corte d’appello de l’Aquila, che tuttavia attualmente non risulta coinvolto nelle indagini.

Nuove rivelazioni

Dall’ordine di arresto emergono oggi nuove rivelazioni, che riguardano la promozione, per gentile intercessione di Pini presso Mancini, del carabiniere Pino Daniele (omonimo del famoso cantante) dalla caserma di Cotignola alla sezione di Polizia Giudiziaria della Procura di Ravenna. Dopo la nomina, Pini scrive a Daniele: “tutto firmato”.

Il consigliere relatore della prima commissione del CSM, Nino Di Matteo, il famoso Pm antimafia, che chiese e ottenne dal CSM la rimozione di Mancini dall’incarico di PG de l’Aquila, aveva sostenuto come, dal contenuto delle chat  intercorse tra Pini e Mancini , si evincesse “un rapporto di consolidata amicizia e frequentazione tra il dott. Mancini ed il Pini, e non di mera conoscenza e occasionale convivialità; le interlocuzioni si svolgono in tono confidenziale, evincibile anche dall’uso reciproco del tu, pronome di seconda persona riservato in genere ai rapporti informali”. Rapporto da cui sarebbe poi derivato un coinvolgimento di Pini in vicende extrafamiliari, come raccomandazioni per nomine e altro.

Le chat compromettenti

Altro fronte di forte imbarazzo istituzionale è quello della fornitura di mascherine, su cui la Procura di Forlì indaga a seguito di un esposto presentato nel dicembre 2020 da Veronica Verlicchi, capo gruppo nel consiglio comunale di Ravenna, della Lista civica La Pigna: pochi mesi dopo, nell’aprile 2021, la procura di Forlì emise un ordine di sequestro del cellulare di Pini, da cui sono emerse le chat compromettenti.

L’esposto della Pigna si riferiva alla regolarità della fornitura, sia sotto il profilo della procedura di assegnazione dell’appalto da parte dell’Ausl, sia sotto il profilo della regolarità del prodotto fornito, considerando che la ditta di Pini, la Codice Srl, fino a quel momento si era occupata di forniture alimentari e non di ausili sanitari. Dalle chat è emerso che lo sdoganamento delle mascherine sarebbe stato propiziato, pare senza i dovuti controlli, dal Direttore Generale delle Dogane, Minenna, su intercessione di Pini.

Viene da chiedersi cosa altro possa emergere dalle chat di Pini, considerando il suo attivismo relazionale, in particolare nel territorio ravennate.

Perchè nessun accertamento approfondito?

Di certo vi è che, alle interpellanze presentate al Comune di Ravenna dalla Pigna per avere conoscenza della procedura di assegnazione dell’appalto delle mascherine e dal merito dello stesso, in relazione al prezzo, vennero date solo risposte evasive e non seguì alcuna procedura di approfondito accertamento, che  le circostanze avrebbero dovuto suggerire a chi di dovere.

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