Nicola Musca: la tradizione dell’ospitalità

Nicola Musca racconta la nascita e gli sviluppi del Grand Hotel Mattei

L’esperienza nella gestione alberghiera di Nicola Musca, titolare del Grand Hotel Mattei, una delle maggiori strutture ricettive di Ravenna, parte da lontano, da un grande albergo che la famiglia aveva a Ragusa – il Mediterraneo Palace Hotel – ma è tutta iniziata per caso, se il caso esiste.Mentre studiava economia aziendale all’università, accompagnò il padre dal notaio per finalizzare l’acquisto dell’hotel, che era già in attività e necessitava di qualcuno che potesse gestire il personale e i servizi. Si è trovato così catapultato, a ventisei anni, in un mestiere nuovo per lui, ma che gli piacque molto fin da subito. Da lì alla scelta di formarsi nel turismo il passo fu breve. Un intenso coaching e tanta esperienza sul campo che l’hanno portato all’apertura dell’hotel a Ravenna nel 2009 fino alla costituzione di una propria società che ne ha rilevato completamente la proprietà.Raccontaci gli esordi.

«Mi si chiese un impegno diretto nella gestione, che accettai con entusiasmo. Da lì ho potuto seguire un po’ tutte le attività aziendali, affiancando il direttore dell’albergo, ed ho iniziato un percorso di formazione specifica nella gestione alberghiera, presso una nota società di Rimini. L’anno successivo fu acquisito ad Ascoli Piceno, dalla famiglia di Costantino Rozzi, il famoso presidente del grande Ascoli calcio della serie A, l’Hotel Villa Pigna, di cui pure assunsi il compito di supervisione della gestione, unitamente alla società di consulenza esterna. In quegli anni facevo il pendolare tra Ravenna, Ragusa ed Ascoli e ho imparato a conoscere a fondo la struttura delle gestioni alberghiere».[vc_single_image image=”7479″ img_size=”full”]Quindi c’è stata l’apertura a Ravenna.

«Quando la società di famiglia decise di realizzare a Ravenna l’Hotel del brand internazionale Holiday Inn, che poi ha assunto la denominazione di Grand Hotel Mattei, affiancai la società di advisory nella redazione dello studio di fattibilità commerciale ed ebbi occasione di entrare nel vivo delle problematiche complessive dell’apertura di un albergo.  Avviata la gestione del Grand Hotel Mattei, abbandonai tutti gli altri impegni e assunsi il ruolo di amministratore delegato della società, con il compito di dirigere l’albergo. Nel 2012 ho iniziato la mia carriera imprenditoriale fondando la GHM srl, con cui assunsi, dapprima in affitto e poi in proprietà, la gestione dell’azienda alberghiera Grand Hotel Mattei. Dal 2018 ho assunto anche il ruolo di direttore, entrando in contatto diretto con la vita reale e quotidiana dell’albergo e con le diverse problematiche con cui ci si deve confrontare: dalla gestione del personale, agli acquisti, alle manutenzioni, ai rapporti commerciali. Per conoscerle meglio, ho deciso di coprire, sia pure saltuariamente, veri e propri turni di lavoro: alla reception, in cucina, in sala, in lavanderia e stireria. Posso dire di essermi immerso fino in fondo e con grande passione e soddisfazione in questo lavoro».Indubbiamente il settore alberghiero e della ristorazione è stato tra i più colpiti in questi due anni. Come avete fatto fronte all’emergenza? Come sta andando adesso?

«Il Grand Hotel Mattei è il più grande albergo della città, con attività non solo di accoglienza alberghiera, sia business sia leisure, ma anche di ristorazione, gestione di eventi congressuali e cerimonie private, di incontri di lavoro e meeting societari, di formazione e presentazioni commerciali. Abbiamo sentito la responsabilità e l’obbligo di garantire alla città la continuità di questi servizi, anche nell’emergenza, e quindi abbiamo affrontato la crisi senza arretrare e senza arrenderci, con riduzione dei servizi, ma senza mai chiudere durante la pandemia. Abbiamo così consentito alla città di mantenere una capacità di ospitalità, soprattutto per la clientela business, che non è mai venuta meno del tutto. Diverse grandi aziende, per un lungo periodo, hanno potuto alloggiare il proprio personale presso di noi, per i periodi di quarantena volontaria, allestendo una sala infermeria per i controlli e i prelievi. Credo che abbiano apprezzato il nostro sforzo e sacrificio e, in molti casi, si sono fidelizzati come clienti. Il nostro ristorante ha potuto garantire il servizio in camera per gli ospiti in quarantena, accoglienza agli ospiti dell’albergo e, quando era consentito, anche agli esterni. Per assicurare l’apertura in condizioni di economicità abbiamo affrontato grandi sacrifici umani ed economici: con cassa integrazione a rotazione, turni straordinari e quanto necessario per contemperare risparmio ed efficienza gestionale. Così facendo, dopo una flessione di fatturato del 50% nel 2020, siamo riusciti a contenere i costi e mantenere economicità, sia pure drasticamente ridotta, alla gestione e nel 2021 siamo quasi tornati al fatturato pre-Covid. Ora siamo alle prese con l’impennata dei costi dell’energia, i cui effetti riusciremo a contenere faticosamente. Ricorreremo ancora una volta alla nostra capacità di adattamento alle situazioni più critiche, prima ancora di attenderci aiuti esterni, in specie dal Governo, che saranno come sempre tardivi e palliativi».Nonostante queste difficoltà vi siete messi in prima linea nell’accoglienza ai profughi ucraini.

«Insieme all’Hotel Diana abbiamo deciso di rendere disponibili alcune camere delle nostre strutture per offrire anche noi il nostro contributo. Il nostro territorio è noto a tutti per il grande spirito di accoglienza dei suoi abitanti e abbiamo semplicemente seguito ciò che sentivamo doveroso fare. Attualmente, per fortuna, stiamo già lavorando molto e quindi ho dovuto tenere conto del numero di camere disponibili rispetto a quelle già occupate e di prossima occupazione. In occasione del terremoto dell’Emilia del 2012 riuscimmo ad ospitare molte più persone rimaste senza dimora poiché era un periodo dell’anno in cui avevamo una maggior disponibilità di camere».[vc_single_image image=”7243″ img_size=”full” add_caption=”yes”]Come “addetto ai lavori” cosa pensi si possa e si debba fare per favorire una piena ripresa?

«Ci vuole sicuramente una politica fiscale che favorisca gli investimenti e l’innovazione, eliminazione dell’Irap, ad esempio, e defiscalizzazione totale degli utili reinvestiti in sviluppo e innovazione. Ci vuole, inoltre, un regolatore intelligente ed equilibrato del mercato. Se si pensa alla situazione pandemica che stiamo attraversando, non si può permettere che la rendita immobiliare, quella che percepiscono i proprietari degli immobili commerciali concessi in affitto alle attività economiche, sia tenuta completamente indenne dalle restrizioni imposte dall’emergenza, scaricandone tutti gli oneri interamente sulle aziende che conducono in affitto gli immobili».Per quanto riguarda Ravenna come giudichi le politiche rivolte al turismo e l’offerta complessiva per la promozione? 

«Ravenna soffre di un grande deficit di notorietà rispetto alla qualità dell’offerta turistica del territorio, che spazia dai monumenti UNESCO a meravigliosi luoghi naturali, dalle spiagge a manifestazioni di assoluto livello, come il Ravenna Festival. Il Comune ha cercato di colmare questo gap, ma purtroppo la sua azione è stata anche penalizzata dal Covid, che ha lungamente bloccato i flussi turistici. La mia critica va alla gestione degli introiti della tassa di soggiorno: al settore vanno briciole. Bisognerebbe creare nuovi eventi che aumentino le presenze in bassa stagione e promuovere esperienze nuove, che consentano ai turisti di godere delle bellezze inespresse del nostro territorio. Penso ad esempio a Punta Alberete, un luogo straordinario, del tutto privo di servizi ai turisti e, quindi, poco fruibile ed appetibile».Il Grand Hotel Mattei ha aderito all’associazione ImprendiAmo come socio promotore. Perché questa scelta? 

«ImprendiAmo è nata dall’istanza di operatori del commercio, del turismo e dei servizi, che si sono sentiti e si sentono abbondonati a se stessi, nel momento della crisi. Alcuni di loro hanno capito che era necessario creare un punto di raccordo e di mutua assistenza, unendo le forze e le competenze, e hanno deciso di costituirsi in libera associazione, con questo specifico ed esclusivo compito: creare una catena di solidarietà consapevole, darsi una mano e aiutarsi vicendevolmente a migliorarsi e a proporsi come protagonista e non più solo come spettatori delle questioni che interessano il loro settore e le loro aziende. Come associazione e come associati stiamo crescendo, stiamo affinando i nostri strumenti di intervento e faremo sentire la nostra voce: forti dell’autorevolezza che ci deriva dal rappresentare, senza falsa modestia, l’eccellenza nei settori in cui operano le nostre aziende».

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