Malgrado la spada di Damocle della direttiva Bolkestein e del fresco ricordo della pandemia, delle crisi economiche e dell’alluvione, per l’estate 2024 c’è un cauto ottimismo. Lo dimostra, dopo tre anni di stop, il ritorno a Ravenna della “Fiera delle imprese balneari” che, il 15 e 16 febbraio si ripropone al Pala De André come un momento di confronto tra operatori balneari del territorio e le imprese che servono tutto il comparto, dal food al beverage a tutte le attrezzature, con momenti di formazione e attenzione al green e al compostabile. A fare alcune riflessioni-anticipazioni sulla nuova stagione è Maurizio Rustignoli, presidente della Coop Spiagge Ravenna e presidente nazionale della Fiba Confesercenti.
Inevitabile partire dalla Bolkestein, anche alla luce di quanto recentemente accaduto, in Veneto, dove l’ingresso di grandi gruppi è diventato realtà. C’è preoccupazione?
«Sì. L’esempio di Jesolo, dove si è voluta fare un’evidenza pubblica senza rispettare le leggi vigenti, è proprio quello che non deve succedere. E d’altra parte basta vedere anche quanto successo in Emilia Romagna, da Comacchio a Rimini, in cui molti Comuni hanno deliberato in modo completamente diverso. Così non è possibile fare impresa, fare turismo. Serve un percorso chiaro sul piano nazionale per riequilibrare questa situazione».
Cosa chiedete al governo, l’unico che secondo la legge è chiamato a decidere dando seguito alla normativa europea?
«Come da tempo ripetiamo, di arrivare a breve a un intervento normativo e di fare un tavolo di confronto in cui tutti possiamo sederci per disegnare il futuro del sistema turistico italiano e delle attività che operano in regime concessorio. Non ci sono solo gli stabilimenti balneari, ma anche alberghi e campeggi. Non vogliamo eludere le norme, ma dare la giusta applicazione dei principi europei. Il governo si è preso del tempo per procedere alla mappatura delle spiagge ed è comprensibile. Ma noi chiediamo certezze per chi ha investito e non può essere all’improvviso espropriato della propria azienda».
Bolkestein a parte, la fiera è il segnale di una voglia di ripresa?
«Sì, le aspettative sono alte per la nuova stagione. In fiera siamo ripartiti con un format nuovo, più innovativo, che è riuscito a catturare l’attenzione di circa 50 aziende fornitrici che continuano a credere nel settore. La presenza, tra di loro, della Cassa di Risparmio ci conforta: è sempre al nostro fianco anche in situazioni di difficoltà, concedendoci sempre finanziamenti adeguati al problema e nonostante l’incertezza normativa che caratterizza il settore. Non è così scontato perché spesso sono proprio le banche le prime ad allontanarsi».
Sulla questione Parco Marittimo, c’è entusiasmo tra gli operatori del settore?
«Sì. Entro Pasqua vedremo il primo risultato importante del parco con l’ultimazione dello stralcio di Marina di Ravenna e Punta Marina, poi si procederà per gradi nelle altre località. Quindi questo sarà l’anno in cui, più che i disagi percepiti l’anno scorso, si vedranno i benefici».
Sul fronte turismo ci sono già i primi segnali?
«Sì. Ci sono indicatori macro economici certamente positivi. Personalmente do molta importanza al dialogo con le agenzie immobiliari che, nel nostro territorio povero di alberghi, si occupano di affitti estivi di seconde case e appartamenti. Mi hanno segnalato dati discreti sul fronte delle prenotazioni, confermati anche dai camping».
In fiera, impossibile non notare un bel cartello con la scritta “Assumiamo”, con sullo sfondo una torretta. I marinai di salvataggio ci sono o faticate a trovarne?
«Ne servono circa 120-130 per le 95 postazioni del nostro litorale. Ne mancano il 20-25% ma abbiamo ancora un po’ di tempo. Inutile negarlo: rispetto al passato facciamo un po’ più di fatica. Per questo motivo abbiamo messo in campo collaborazioni con enti che rilasciano i brevetti e percorsi di abilitazione formale, oltre a una campagna comunicativa importante che è iniziata a dicembre con un cartello sotto l’albero di Natale a Ravenna. Stiamo inoltre lavorando molto sul web e cerchiamo di usare tutte le occasioni per ricordare la ricerca di marinai».
Cosa può dire invece sul fronte del personale che normalmente viene impiegato negli stabilimenti balneari?
«Le difficoltà del nostro settore non sono molto diverse da quelle che si riscontrano altrove. Le strutture di tipo familiare riescono certamente a farvi fronte meglio rispetto a quelle che puntano sulla ristorazione e altri servizi e che, quindi, hanno per forza bisogno di un maggior numero di persone. Non è facile capire quale leva utilizzare, le associazioni di categoria sono sempre più attente e cercano di promuovere gli stabilimenti».
Personalmente che idea si è fatto?
«Credo che dovremo avvicinare sempre di più gli stranieri al settore, pensando quindi a una formazione minima e a una conoscenza almeno di base dell’italiano. Si tratta quindi di sviluppare politiche sociali che alla fine diventano anche politiche di interesse per il nostro stesso Paese. Non vedo altre soluzioni. Credo ormai sia chiaro a tutti che non è un problema di basse retribuzioni. Ormai se uno è bravo, il prezzo lo fa lui in pratica. C’è però bisogno di più forza lavoro. I giovani che fanno la stagione ci sono ma meno rispetto al passato. E di questo bisogna prenderne atto».
In fiera molti fornitori hanno presentato prodotti adatti alla spiaggia. C’è qualche novità?
«La tendenza è quella di un interesse crescente verso il green e il compostabile, nella scelta di bicchieri, piatti, cannucce, anche se questo ha un costo in più. Sul fronte della ristorazione, i menù si arricchiscono con proposte per celiaci, vegetariani e vegani, così come si sta cercando di migliorare il livello qualitativo delle colazioni e degli aperitivi in spiaggia. Sempre più apprezzato è, per esempio, il filone degli aperitivi analcolici».
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