Matteo Scaioli in Qatar per i mondiali di calcio. Stupirà il pubblico con grammofoni e dischi antichi

Il musicista Matteo Scaioli racconta la sua trasferta in Qatar, in occasione dei mondiali di calcio

È approdato in Qatar per la quarta volta insieme alla sua “Maquina Parlante”, il musicista ravennate Matteo Scaioli che – in questi giorni – sta vivendo una nuova esperienza, questa volta in occasione dei mondiali di calcio. Il 54enne di Godo di Russi è ormai un affermato batterista e percussionista che si è fatto strada nel mondo della musica a partire dalla metà degli anni ‘90, lavorando con il collega Maurizio Rizzuto nel duo “Percussion Voyager” fino al 2007, anno in cui ha iniziato la sua carriera da solista. Il suo più grande progetto originale è la proprio la “Maquina Parlante”, che ha così chiamato ispirandosi a un manifesto degli anni ‘20 in cui era raffigurato un grammofono con la scritta “la perfetta macchina parlante”. Si tratta di uno strumento composto principalmente da grammofoni e dischi antichi reperiti nei suoi tanti viaggi, capace di dare vita a suoni inediti che fondono la musica degli inizi del ‘900 con quella moderna. Ed è proprio questo repertorio che Scaioli porta sulle coste di Doha dallo scorso 20 novembre, giorno in cui sono iniziati le partite di calcio. I suoi concerti si tengono un clima tutto romagnolo, grazie alla creazione di uno stabilimento balneare in stile romagnolo ideato da Alessandro Gaffuri, con lo scopo di promuovere proprio il litorale.
Scaioli, com’è nata questa trasferta in Qatar per i mondiali di calcio?
«È nata dalla prima persona che ha creduto in me per questo progetto, Alessandro Gaffuri, che attualmente vive qui in Qatar e a cui sono stati commissionati degli eventi da organizzare. Sono stato già tre volte in Qatar, l’ultima volta prima della pandemia in occasione del festival “Qatar Village” in cui avevo ottenuto un bel successo. Proprio in virtù di ciò, Gaffuri mi ha richiamato perché ciò che propongo negli spettacoli è qualcosa di unico e originale».Rispetto alle sue ultime trasferte in Qatar, qual è stata la sua impressione quando è arrivato questa volta?
«Dall’ultima volta che ero stato qui, quindi dal 2020, sono state fatte tante costruzioni e ciò mi ha molto stupito perché in un paio di anni sono stati messi in piede edifici importanti che danno opportunità di lavoro a tante persone. Al momento abito insieme a un dj della “Irma Records” in un appartamento a 8 km dal centro, in un palazzo costruito apposta per ospitare artisti provenienti da tutto il mondo».
[vc_single_image image=”30010″ img_size=”full”]Nella sua proposta musicale c’è la sua “Maquina Parlante”?
«Assolutamente sì, sono qui con ‘lei’, anche se sto aspettando che arrivi tutta la strumentazione perché è stata spedita e i tempi doganali non sono spesso brevi».Cosa si aspetta da questa “nuova” esperienza?
«La conferma di quanto già avevo sperimentato, entusiasmo e coinvolgimento. C’è interesse verso i grammofoni e la musica da me proposta perché la maggior parte delle persone non ha neanche mai visto questi strumenti e non ha mai sentito il suono che emette».Ha in qualche modo modificato il repertorio in base al tipo di pubblico in Qatar?
«No, questa è la mia musica e così la propongo.  Non ho un computer, ma quattro grammofoni, due dei quali sono di fine ‘800 e due giradischi a 78 giri. I pezzi che propongo partono dagli anni ‘28-‘30 fino ad arrivare agli anni ‘50 e mi rendo conto che al pubblico piacciono molto anche perché porto comunque sempre delle novità. In questa esperienza proporrò, in particolare, la musica di Beniamino Gigli, Ernesto De Curtis e pezzi celebri come “Nessun Dorma” e “La donna Immobile”, mentre il resto è tutto jazz, per presentare la storia del Jazz».
La musica è uno dei linguaggi più universale che ci siano. È sempre stato così nelle sue trasferte?
«Ciò che propongo innanzitutto deve piacere a me e non sono gli altri che mi dicono cosa proporre o come proporlo. Questa è proprio il mio punto di forza perché, ad esempio, a un dj che suona usando un computer si può richiedere un pezzo da mettere, mentre a me no perché i dischi sono questi e fanno parte di quella determinata epoca e quindi mi attengo a questo».[vc_single_image image=”30011″ img_size=”full”]Dopo il Qatar, a quali altri progetti si dedicherà?
«Proprio prima di partire, ho terminato il progetto intitolato “Harmograph”, basato su musica contemporanea, che ha preso il via durante l’edizione 2019 del Ravenna Festival, con tre serate al Refettorio di San Vitale: la prima dedicata a Igor Stravinskij, la seconda a Giusto Pio e la terza a Egisto Macchia. Mi è stato appena comunicato poi che uscirà nel 2023 il mio album in vinile prodotto da Donato Tozzi, produttore e dj romano. Per cui sono soddisfatto perché sto chiudendo l’anno molto bene e mi auguro che anche l’inizio sia altrettanto bello. A gennaio inizierò a registrare il nuovo disco di “Harmograph” con i miei due nuovi pianoforti».

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