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L’Università di Bologna organizza un convegno internazionale sull’Armenia a Ravenna

Miniatura di un manoscritto armeno copiato a Bologna nel 1368, oggi conservato nella Biblioteca “Matenadaran” di Yerevan (Armenia), con scene dell’ApocalisseSi terrà il 16 e 17 febbraio a Ravenna e Bologna il convegno “Armenia, un popolo plurimillenario”, organizzato dal Dipartimento di Beni Culturali (DBC) e dal Dipartimento di Storia Culture Civiltà (DISCI) dell’Università di Bologna, e da ISMEO – Associazione Internazionale di Studi sul Mediterraneo e l’Oriente. Le giornate saranno inaugurate alla presenza del Magnifico Rettore dell’Alma Mater Giovanni Molari e del Presidente dell’ISMEO Adriano Valerio Rossi.

 

 

L’idea della due giorni era stata concepita prima della pandemia ed era scaturita dalle attività svolte attraverso il progetto ROCHEMP dell’Università di Bologna e del Ministero dell’Educazione, della Scienza, della Cultura e dello Sport della Repubblica di Armenia, con il supporto di AICS – Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo. Ripresa la possibilità di un convegno in presenza, che costituisca anche un luogo di incontro tra studiosi italiani e armeni, si è voluto dar corso al primitivo progetto, con il fine principale di mettere in luce, per un pubblico accademico, ma anche e soprattutto per un pubblico di studenti dei corsi universitari di Bologna e Ravenna e di appassionati, i vari aspetti della storia e della cultura dell’Armenia, paese che ha svolto un ruolo di straordinaria importanza sia nella cultura del mondo occidentale che in quella del mondo asiatico.

 

La giornata di Ravenna, il 16 febbraio, dedicata al tema “Gli Armeni tra popoli e imperi”, offrirà un percorso attraverso la storia, l’archeologia e l’arte di questo antico popolo, originario di un altopiano che è ponte naturale tra Oriente e Occidente, ma che è stato anche terra di conquista di grandi imperi, che vi si sono succeduti nei secoli. Pur sottoposti a diverse dominazioni, gli Armeni, grazie al profondo attaccamento alla propria cultura, sono riusciti a mantenere la loro distinta fisionomia, conservandola con tenacia fino ad oggi, a oltre un secolo dal genocidio che li ha colpiti all’alba del Novecento. Si partirà dagli elementi-base di questa civiltà, la lingua e il suo specifico alfabeto, per gettare luce, attraverso relazioni tenute da specialisti italiani e armeni, su momenti particolari della sua lunga storia che ha inizio dalla metà del I millennio a.C. Si passerà dalla protostoria (IV-I millennio a.C.) al periodo urarteo (IX-VII sec. a.C.), dalla dominazione persiana achemenide (VI-IV sec. a.C.) e poi sasanide (III-VII sec. d.C.) al medioevo, ai contatti con Bisanzio e con altre civiltà.

 

Il convegno sarà accompagnato da alcuni eventi culturali pensati specificamente per una fruizione da parte di un pubblico esterno all’Università. In particolare, il giorno 16 febbraio, presso la Sala Corelli del Teatro Dante Alighieri di Ravenna, dalle ore 18,45 alle 19,45 avrà luogo un concerto di musica tradizionale armena con il tipico duduk, strumento a fiato suonato da Arsen Petrosyan, e il qanun, una cetra, pizzicato da Astghik Snetsunt.

 

La giornata bolognese del 17 febbraio sarà invece dedicata al tema “Gli Armeni, l’Italia e Bologna” e ripercorrerà, a partire dall’incontro/scontro con l’Impero Romano, le numerose e continue occasioni di contatto intercorse tra gli Armeni e il nostro Paese. Si tratta di relazioni culturali, religiose e commerciali che si susseguirono nel tempo e furono intrattenute non solo a distanza: l’Italia, fin dall’Alto Medioevo, rappresentò per molti armeni (pellegrini, soldati, monaci, mercanti, diplomatici) una meta prediletta, un approdo sicuro, una terra ospitale. Comunità o “colonie” armene si crearono in molte regioni della nostra penisola, insediamenti di diversa durata nel tempo che seppero interagire e integrarsi in vario modo con la popolazione locale e le attività del territorio. Uno dei tanti segni concreti di queste relazioni è rappresentato dal fatto che il primo libro a stampa armeno vide la luce in Italia, a Venezia, nel 1512, città nella quale era attiva da tempo una classe mercantile armena che possedeva un ospizio e una chiesa (“Santa Croce”, tuttora conservatasi) a due passi da Piazza S. Marco. Sempre a Venezia, dal 1717 in poi, troverà accoglienza nell’Isola di San Lazzaro la comunità monastica dei Padri Mechitaristi, che fecero dell’isola un “faro” di diffusione della cultura armena in Italia e in Europa e viceversa, mediante la traduzione e la diffusione dei capolavori della letteratura occidentale tra i loro connazionali. E Armeni vennero anche a Bologna, città nella quale, nel corso del XIV secolo, si era formata, fuori Porta S. Mamolo, una comunità religiosa, la cui chiesa fu consacrata nel 1342. Sempre a Bologna furono copiati e miniati manoscritti armeni, alcuni dei quali mostrano, nelle loro splendide miniature, chiari influssi di arte italiana.

 

L’attenzione sarà rivolta anche alle tracce tangibili che di questi rapporti sono conservate nelle biblioteche e negli archivi storici italiani. In particolare, la Biblioteca Universitaria di Bologna possiede alcuni “tesori” armeni unici o rari, sia manoscritti miniati che antichi libri a stampa. Tra questi, il primo posto va a un documento eccezionale: la cosiddetta “Mappa armena” del celebre conte bolognese Luigi Ferdinando Marsili (1658-1730), che la commissionò ad un erudito armeno durante un suo viaggio a Costantinopoli nel 1691. La monumentale mappa, lunga oltre tre metri e mezzo e larga più di un metro, raffigura circa ottocento luoghi sacri della Chiesa armena (santuari, monasteri, chiese), riprodotti in disegni colorati ad acquerello e descritti nelle fitte didascalie in lingua armena che li accompagnano. Della Mappa si conosceva l’esistenza fin dal Settecento, ma non si sapeva dove fosse conservata. Una fortunata circostanza la fece emergere nel 1991 dai depositi della Biblioteca Universitaria di Bologna, a dimostrazione che le biblioteche storiche italiane celano ancor oggi documenti eccezionali che arricchiscono la storia d’Italia e delle sue relazioni con altri popoli, come, nel nostro caso, gli Armeni.

 

In occasione del convegno, anche a Bologna sono previsti alcuni eventi culturali: nell’Atrio dell’Aula Magna della Biblioteca Universitaria, sede del convegno, verrà organizzata una mostra di manoscritti e antichi libri a stampa armeni, visitabile fino all’11 marzo. Inoltre, si esibiranno anche qui, in un secondo concerto dopo quello ravennate, con i loro strumenti tradizionali (duduk e qanun) i musicisti Arsen Petrosyan e Astghik Snetsunt, in chiusura del convegno (Aula Magna della BUB, 17 febbraio, ore 17); concluderà l’evento una serata letteraria presso il centro culturale CostArena, con letture e rappresentazioni teatrali riguardanti l’Armenia.

 

Per informazioni: beniculturali.unibo.it/it/eventi/armenia-a-multimillenial-people / Emad Matin (emad.matin@unibo.it) e Paolo Severi (paolo.severi9@unibo.it)

 

Brevi biografie dei musicisti armeni
Arsen Petrosyan è recentemente emerso come uno dei principali interpreti del duduk della sua generazione. Seguendo le orme di affermati maestri, come Djivan Gasparian e Gevorg Dabaghyan, Petrosyan è riuscito a ritagliarsi il proprio percorso attraverso diverse collaborazioni con Steve Hackett (Genesis), il compositore Ihab Darwish e l’oudista Omar Basir. Con i due suoi ensemble, l’A.G.A Trio e l’Arsen Petrosyan Quartetto, si è esibito in Europa, Medio Oriente, Asia Centrale, Caucaso e America. Petrosyan ha anche effettuato numerosi tour come interprete solista. Ha conseguito la Laurea Magistrale in Musica presso il Conservatorio Komitas di Yerevan nel 2016. Oltre al suo attivo programma di registrazioni e tournée, ha tenuto corsi di perfezionamento e lezioni di duduk armeno per organizzazioni come il World Music Institute (WMI) a New York e gli Apollo Chamber Players (Houston, Texas).

 

Astghik Snetsunts è una delle migliori interpreti attuali di qanun. Il suo repertorio spazia dalla musica tradizionale degli ashough fino alle composizioni jazz di artisti armeni e stranieri. Nata nel 1991 a Kapan (Armenia), ha imparato a suonare il qanun alla Sisian Music School, nella sezione specialistica diretta da Anahit Khachatryan. Ha studiato al Kapan State College of Art nella classe di qanun diretta dalla famosa specialista Anait Baghdasaryan. Nel 2014, dopo la laurea triennale con lode, si è iscritta alla scuola di specializzazione, come allieva della professoressa Tsovinar Hovhannisyan. Ha partecipato a numerosi concorsi e festival, ricevendo premi e riconoscimenti. Ha tenuto concerti in molte parti del mondo, tra le quali India, Libano, Francia, Brasile, Argentina, Turkmenistan, Russia, Italia, Turchia, Svizzera e Norvegia.

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