Luca Martini, ‘paladino’ del welfare aziendale. Due premi consecutivi per il suo studio di consulenza del lavoro

i grandi risultati

Per il secondo anno consecutivo Studiomartini Stp di Cervia si è aggiudicato il premio “Welfare Champions” nell’ambito della settima edizione del “Welfare Index PMI” che, ogni anno, valuta lo stato del welfare delle piccole e medie imprese. Oltre 6.500 le imprese partecipanti all’iniziativa promossa da Generali Italia con il patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri e con la partecipazione delle principali Confederazioni italiane (Confindustria, Confagricoltura, Confartigianato, Confprofessioni e Confcommercio), con l’obiettivo di premiare chi adotta il più alto welfare aziendale nelle varie aree (previdenza e protezione, salute e assistenza, conciliazione vita-lavoro, sostegno economico ai lavoratori, sviluppo del capitale umano, sostegno per educazione e cultura, diritti, diversità, inclusione, etc.). L’Emilia Romagna, che presenta un welfare di 26,5% più alto della media nazionale di 24,7 ha visto la premiazione di 18 imprese, tra cui appunto lo studio di Luca Martini che si occupa di consulenza sul lavoro, amministrazione del personale e buste pagaMartini, come nasce lo Studiomartini Stp?

«Ho iniziato a lavorare nel 2001 in uno studio di Forlì, il lavoro mi è piaciuto molto. Ho iniziato a fare pratica come consulente del lavoro, col tempo ho sentito l’esigenza di aprire uno studio, in collaborazione con altri professionisti, due commercialisti di Cervia. Poi l’attività è cresciuta, tanto da spingermi a creare un mio studio nel 2017».

Cosa l’ha spinta a interessarsi al welfare?

«Tutto dipende dal mio percorso lavorativo. Attraverso le mie esperienze ho capito che un ambiente di lavoro in cui una persona sta bene e ha il piacere di tornare, è un luogo lavorativo in cui una persona ha il piacere di dare tutto ciò che ha nelle sue possibilità. Tutto ciò mi ha fatto capire che, come era importante per me, poteva esserlo anche per i miei dipendenti».[vc_single_image image=”36326″ img_size=”full”]Come mette in atto il suo piano di welfare aziendale?

«Non si parla solo di diritti del lavoratore, ma anche di interessamento nei confronti delle persone che lavorano per te, l’ascolto delle loro necessità, volto a definire e capire le loro esigenze ed eventualmente a investire su alcuni aspetti importanti, come ad esempio gli investimenti nella formazione della persona, la flessibilità organizzativa fino al riconoscimento di benefit utili al singolo individuo.».Quanti siete in azienda e come si trova con i suoi collaboratori?

«Siamo 6 persone: oltre a me, ci sono altri cinque collaboratori. Ancora non ci siamo ‘ammazzati’ (ndr, ride) per me è importante che loro si sentano a proprio agio.».A livello personale, come crede l’abbia cambiata?

«Lavorare in questo settore mi ha cambiata più a livello umano che professionale. Lavorare con persone con delle vulnerabilità è una scuola di vita ogni giorno, c’è sempre da imparare qualcosa perché in realtà è molto più quello che trasmettono questi giovani, rispetto a quello che si dà».

Come è stato possibile valutare il suo livello di Welfare?

«Tutto è partito nel 2021, quando sono stato contattato dall’azienda promotrice dell’iniziativa. Mi hanno chiesto se conoscevo i piani welfare e a che livello li utilizzavo nella mia azienda, successivamente mi hanno somministrato un questionario e in una seconda fase mi hanno intervistato sulla mia azienda. Ho fornito il mio piano di welfare aziendale e tutti i dati utili. A luglio-agosto dell’anno scorso mi è arrivata la comunicazione della vittoria per l’anno 2021, rientrando fra le 105 aziende premiate. Una grande soddisfazione che si è ripetuta anche quest’anno, rientrando nelle 121 aziende premiate».Come si è sentito? 

«Di certo è stata una bella soddisfazione. Per me il welfare aziendale, oltre a essere elemento qualificante per lo studio, è anche una soddisfazione personale. Ci credo molto e mi impegno per portarlo avanti al meglio».Cosa pensa del fatto di essere l’unica azienda in provincia di Ravenna ad aver ottenuto questo risultato? 

«Non vorrei essere negativo, ma è un po’ allarmante. Mi rendo conto che veramente poche aziende affrontano la questione del welfare. La fotografia che ha fatto l’indagine dice che aumentano le aziende che investono in welfare, questo vuol dire che si sta sviluppando sensibilità nei confronti dei lavoratori, ma c’è ancora molta strada da fare».[vc_single_image image=”36328″ img_size=”full”]

Cosa consiglierebbe a chi vuole migliorare il proprio welfare aziendale?

«C’è ancora un pensiero distorto su questo argomento. Spesso quando si parla di welfare si pensa ai benefit materiali, il buono pasto, etc., io vedo i benefit come conseguenza. Se in azienda c’è un buon clima, una situazione che aiuta il miglioramento degli individui come dell’azienda allora si può investire nei benefit, ma prima di tutto bisogna passare per cose più importanti, ovvero l’ascolto e il creare una situazione lavorativa piacevole».Ha progetti futuri per la sua azienda?

«L’obiettivo di crescere c’è sempre, ingrandire lo studio e qualificare ulteriormente le persone che lo compongono. Per quanto riguarda il welfare, i premi mi danno lo stimolo per comunicare ancora di più l’esigenza di un impianto di questo tipo nelle aziende, vorrei sviluppare questa esperienza come uno strumento per fornire consulenza di valore alle aziende».

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