A nord-est della città di Ravenna, dove un tempo il mare caratterizzava questo territorio con una linea di costa molto ravvicinata, si trova la vastissima pineta San Vitale di circa 1.130 ettari, frutto della regressione marina che ha lasciato nelle zone di bassura un bosco di latifoglie di tipo igrofilo. Qui vegetano alberi resistenti all’acqua come il pioppo bianco e il frassino, alternato a zone di innalzamento del suolo, gli staggi ancora visibili, che rappresentano la traccia delle antiche paleodune ricoperti da un bosco di latifoglie misto a querceto di farnia, leccio e con l’introduzione da parte dell’uomo del pino domestico.
Nel corso dell’anno Mille, infatti, il bosco planiziale viene affidato in enfiteusi dalla Chiesa ai monaci benedettini dell’abbazia in città di San Vitale, la basilica bizantina del VI secolo, che operarono poderose piantumazioni di pino domestico, conifera non adatta ai suoli sabbiosi e argillosi, allo scopo di sfruttarne la ricca produzione di pinoli e legno adatto ad ardere (diritto di legnatico). Si univa anche l’attività di pascolo (ius pascendi) per bovini ed equini, ancora oggi presente a scopo turistico per le sue distese dette spazzate dove il terreno povero di calcio non trattiene l’acqua e non permette la crescita di alberi.
Con l’invasione napoleonica fra il 1798 e il 1816 la pineta fu espropriata alla Chiesa e consegnata alla Municipalità di Ravenna. Ciò comportò una fase di grande decrescita per assenza di controllo e vigilanza con l’abbattimento di numerosi pini per le costruzioni navali da parte dei giacobini. Con la Restaurazione delle vecchie monarchie feudali la pineta tornò alla Chiesa, all’abbazia di San Vitale per qualche decennio e dopo l’Unità d’Italia il Municipio di Ravenna ne divenne il proprietario con l’intento di provvedere alla sua conservazione e miglioramento sino ad oggi con l’inserimento nel parco del Delta del Po e come sito della Rete Natura. Tutto ciò alternato a fasi di grande impoverimento con i tagli delle guerre mondiale e, negli anni Settanta, con la costruzione del polo chimico dell’Anic.
La varietà floristica della pineta attualmente è caratterizzata da una ricca varietà di arbusti quali il basso e cespuglioso pungitopo con le sue false foglie dette cladodi e la rubina bacca molto apprezzata dagli uccelli; l’asparago pungente formato da fascetti di aghi pungenti nella sua veste invernale, il comunissimo e rampicante rovo con le sue foglie composite; il ligustro con le sue minutissime bacche blu e le foglie lanceolate; la pianeggiante berretta del prete con i suoi frutti rossi a forma di cappello di cardinale ma molto velenosi per i mammiferi e il robusto biancospino con le sue foglie incise e i succosi frutti vermigli visibili in questa stagione.
La pineta di San Vitale viene attraversata dalla Bassa del Pirottolo, un antico alveo che giungeva al mare costituito da un ambiente d’acqua dolce in cui crescono la cannuccia di palude con le sue foglie pungenti in cima e i fiori a pannocchia a portamento unilaterale insieme al giunco pungente dal fusto terminante con aculei pungenti, robusti e di sezione cilindrica aprendosi a ventaglio con infiorescenze globose brunastre.
Lambisce la pineta una ricca zona umida, la Pialassa (antica parola veneziana indicante l’azione della marea pia e lasa) Baiona, uno specchio d’acqua che si allarga, solcato da una ragnatela di canali fra il bosco planiziale e l’Adriatico. È una laguna salmastra in comunicazione con il mare con colonie di piccole carpe dal corpo grigiastro con due lunghi barbigli sensoriali, non intaccata dalla mano dell’uomo, habitat adatto a molte specie di uccelli migratori e non, quali gli anatidi come il germano reale con il suo collarino verde smeraldo che è solito nuotare in coppia.
L’airone bianco maggiore e cinerino dal colore grigiastro del piumaggio che nidifica lungo i canneti in garzaie; il cormorano scuro di grandi dimensioni e ottimo tuffatore e pescatore con becco a uncino, nella varietà più piccola e rara il marangone minore con petto marrone elegantemente appollaiato alle tamerici per asciugare le sue penne; l’ibis sacro con livrea bianco e nera e il lungo becco a falce nero; il fugace martin pescatore di colore verde-azzurro con i suoi fulminei voli a pelo d’acqua atti alla pesca; il falco di palude rapace con penne maculate bruno e grigio riconoscibile per le sue parate aeree.
Ai margini dalla Pialassa Baiona verso il mare, dove l’acqua è più salina e ricca di crostacei, si incontrano gremiti gruppi di fenicotteri dal colore roseo nello stadio adulto che dalle saline giungono qui per cercare cibo.
La pineta di San Vitale come dedalo di innumerevoli percorsi sterrati, praticabili a piedi o in bicicletta, presenta anche un tratto della via Romea-Germanica che un tempo percorrevano i pellegrini dal Nord-Europa per giungere a Roma e che lo stesso poeta Dante Alighieri ha percorso durante la sua ambasciata a Venezia il cui ritorno gli fu fatale nell’agosto del 1321…
La sua formazione archeologica acquisita con gli studi universitari le ha permesso di cogliere l’arte nelle sue molteplici forme come creazione unica dello spirito umano. Nel 2005 ha conseguito l’abilitazione come guida turistica per la città di Ravenna. Con il conseguimento dell’abilitazione linguistica alla lingua spagnola nel 2009 ha organizzato tour per gruppi in lingua spagnola; altresì ha realizzato visite guidate legate a varie tematiche inerenti esposizioni temporanee di opere appartenenti a differenti generi artistici del territorio regionale. Recentemente il suo interesse per l’ambiente naturale, ecosistema ricco di biodiversità, le ha permesso di svolgere ricerche nel seguente ambito e l’ha portata a diventare nel 2022 guida ambientale-escursionistica regionale.
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