Come noto, i tempi di attraversamento dei lavori pubblici in genere sono talmente dilatati da arrivare a raddoppiare la durata effettiva delle operazioni attinenti l’affidamento e contribuiscono ad allungarli la dilazione dei tempi di autorizzazione, il precotenzioso nelle procedure d’appalto, l’elevato rischio di fallimento nel settore delle costruzioni e altro. In questo senso gli esempi a Ravenna non si contano: basti citare i ritardi per il rispristino tecnologico e il risanamento strutturale dei ponti sulla via Baiona, l’assurda dilazione dei tempi del ponte sul Lamone di Grattacoppa, il leggendario Polo degli uffici comunali e, non per ultimo l’apertura dell’ex Caserma in via Bixio. E desidero soffermarmi ancora una volta su questa area verde di 15 mila metri bloccata senza che l’amministrazione comunale emetta alcuna comunicazione sullo stato dell’arte. Oltre al ritardo, assume una gravità enorme anche sotto l’aspetto del metodo spiegabile unicamente come “
glasnost” . Personalmente non mi scandalizza solamente che il progetto 2018 che prevedeva l’apertura ai cittadini nel 2021, tuttora non vi sia alcun lavoro in corso, vale dire chiusa a tempo indeterminato, ma stride fortemente questo silenzio assurdo e ingiustificato. Spontaneo chiedersi, dunque, se ci sono ancora carotaggi da realizzare, se esistano inquinanti con difficoltà di bonifica, se i sondaggi del sottosuolo hanno rinvenuto reperti archeologici, se esistano elementi di insalubrità o altre questioni che non possono essere rese note. Una mancanza di trasparenza totale e un atteggiamento di silenzio assordante di tipo sovietico, incomprensibile e che genera vivo disappunto nei cittadini. Si espongano, dunque, le ragioni che ostano l’apertura del giardino e dell’area verde dell’ex caserma di via Bixio se si crede realmente (e non solo a parole) alla partecipazione dei cittadini, alla centralità della persona, e alla corretta e doverosa trasparenza dell’ente pubblico.
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