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Legacoop Romagna: «Contro il caporalato servono riforme strutturali. Vogliamo vivere in un Paese civile»

«La tragedia di Satnam Singh, il bracciante indiano morto atrocemente a Latina la settimana scorsa, riporta la nostra memoria indietro di secoli, ad un passato disumano ed incivile, che pareva ormai lontanissimo dalla nostra quotidianità. Invece è accaduta, questa cosa inqualificabile che forse non è neanche sufficiente definire caporalato, un termine che non descrive abbastanza bene un accadimento che, a tutti gli effetti, è assimilabile allo schiavismo. Ci chiediamo, fin dalle prime ore, a cosa debba portarci la condanna di un evento così tragico perché non sia accaduto del tutto invano. Una morte come questa smuove le coscienze, ma poi?», commenta Legacoop Romagna.

Legacoop Romagna: «Tutte e 7 le nostre cab rispettano i contratti collettivi nazionali»

«Legacoop Romagna associa circa 400 cooperative che occupano oltre 25.000 lavoratori, in buona percentuale anche soci. Imprese sottoposte per legge alla vigilanza periodica (annuale o biennale) del Ministero dell’Economia, in cui vige, fra gli altri, il principio della partecipazione democratica dei soci alla vita dell’impresa, che è, sicuramente, la prima garanzia di rispetto dei diritti civili e del lavoro da parte dell’azienda. È così, naturalmente, anche per le sette cooperative di braccianti della provincia di Ravenna, che conducono circa 12.000 ettari di terreno, dando lavoro ad oltre 600 persone».

«Rappresentano in maniera identitaria e specifica la storia della cooperazione ravennate, iniziata nel lontano 1883 con l’obiettivo di emancipare dalla misera centinaia di braccianti poverissimi, affamati e sfruttati. Sì, qualche similitudine con i lavoratori indiani dell’agro pontino esiste, sebbene siano passati 140 anni. Con una differenza sostanziale, però, che dalla fine dell’ottocento identifica un modello e una strada, irrinunciabile, da percorrere». 

«Le cooperative associate, le sette cooperative bracciantili fra loro, rispettano ed applicano i contratti collettivi nazionali di lavoro. È questo il primo, prioritario, elemento da considerare per cercare di affrontare seriamente la tragedia dello sfruttamento: la legalità e il rispetto della dignità di tutte le persone», afferma Legacoop.

«Servirebbe lavorarci tutti insieme: imprese, associazioni di categoria, organizzazioni sindacali, istituzioni a tutti i livelli territoriali. Come capita di sentire in tutte le occasioni in cui avviene una tragedia, sarebbero necessari i controlli e gli ispettori, il cui numero è, al contrario, sotto organico da anni».

«Servono riforme strutturali, che riconoscano l’immigrazione come un fattore essenziale per lo sviluppo del paese»

«Tuttavia, a fare veramente la differenza dovrebbero essere riforme strutturali e non solo interventi coercitivi a posteriori. Torniamo a dirlo – e con maggiore forza – alla Presidente del Consiglio dei Ministri, On. Meloni: esca il Governo italiano dalla sempre più evidente contraddizione di voler incentivare l’economia nazionale senza preoccuparsi del problema dell’occupazione e dei lavoratori che non si trovano in numero sufficiente, a partire dalle esigenze delle imprese agricole e delle produzioni».

«L’immigrazione è essenziale allo sviluppo del Paese e il sistema di regole che ora la governa, frutto di chiusure ideologiche antistoriche, sta portando l’Italia fuori dall’Europa, condannandola alla recessione (i dati Istat dei primi mesi dell’anno lo confermano). Servono riforme profonde e strutturali, urgenti, che affrontino organicamente i percorsi di ingresso, i permessi e le modalità di accoglienza – ad iniziare da rinnovate politiche abitative – dei lavoratori stranieri», conclude Legacoop Romagna.

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