Il saccheggio di Roma non fu indolore e la tempesta barbarica si accanì sui luoghi pagani e cristiani; interi quartieri furono rasi al suolo ed anche il luogo delle riunioni del Senato fu incendiato. Sant’Agostino presenta un quadro oggettivo delle sventure toccate a Roma che rientrava nella normale prassi degli attacchi e assalti alle città da cui si voleva recuperare un ottenere un bottino sufficiente per soddisfare tutte le truppe.
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In quello sfortunato frangente Galla Placidia, come riporta anche Orosio, fu portata via da Roma e seguì i Visigoti in direzione sud verso la Sicilia intenzionati a passare in Africa e che fu proprio Ataulfo, cognato di Alarico a farla prima prigioniera , poi sua moglie; altri fonti storiche riferiscono che la giovane donna era già in mano ai barbari quando giunsero a Roma, probabilmente catturata a Rimini.
Comunque andassero le cose, i Visigoti sapevano benissimo che la loro sopravvivenza era legata al rifornimento di grano e che solo il granaio dell’Impero, l’Africa, poteva sfamare la truppa. Il mare non permise l’attraversata e i Visigoti ripresero la via del ritorno e durante la marcia Alarico a quarant’anni venne meno e fu secondo , secondo la leggenda , fatto deviare il corso del Busento per seppellire il re con il suo tesoro e tutti quelli che avevano, loro malgrado, contribuito ai lavori.
Questa morte improvvisa favorì il cognato Ataulfo che prese le redini del potere, il giusto uomo per la delicatezza del momento, astuto, feroce ma di raro intuito politico. Il matrimonio con Galla Placidia fu una scelta oculata sull’esempio di Stilicone: avvicinarsi al potere romano, divenirne parte era un ottimo compromesso con la romanità: le razzie, le distruzioni, i saccheggi servivano alla truppa ma il matrimonio serviva al potere personale di Ataulfo. L’innamoramento per Roma significava rinunciare alla propria barbarie e mettersi al servizio dell’impero.
Nella marcia verso la Gallia risalendo la penisola aveva cercato di venire a patti con Onorio ma l’Augusto non aveva risposto come precedentemente durante il sacco di Roma; arrivò in Gallia con la prigioniera illustre nel 412 e si mise subito dalla parte dei Romani consegnando la testa degli usurpatori Sebastiano e Giovino che appartenenti all’aristocrazia romana volevano autonomia da Onorio.
Nel frattempo, a Ravenna l’anno precedente era giunto Costanzo, cittadino romano, valente comandante ed aveva ottenuto la carica militare più alta, in qualità di comandante della fanteria e cavalleria risollevando la situazione strategica di un impero assediato dai barbari e occupato all’interno delle provincie dagli usurpatori.
Costanzo, futuro co-imperatore e secondo marito di Galla, pretese da Ataulfo la restituzione della prigioniera ma la risposta fu ostinatamente negativa e il capo visigoto si affrettò a sposare a Narbona nel gennaio 414 la giovane donna ripudiando la prima moglie da cui aveva avuto sei figli. Il matrimonio fu politico e faceva intravvedere un piano di alleanza fra Romani e Visigoti per la salvaguardia dell’Impero. Dietro allo scopo politico vi era anche l’appannaggio di unire i destini e di trasformare i Visigoti da un’orda barbarica in una parte dell’establishment romano.
Difficile è comprendere la volontà della nobile prigioniera che si accingeva a diventare regina di un popolo barbaro che aveva razziato e distrutto il cuore della romanità: il carnefice diventava lo sposo, il fasto e gli ori che incorniciarono le nozze provenivano dal sacco della città eterna.
Ataulfo fu conquistato dalla consorte e la sua opposizione all’Impero si trasformò in un supporto valido e protese il suo braccio alla difesa. Questa visione politica in cui Galla con la sua esperienza di osservatrice delle rovine di Roma credeva fermamente non fu condivisa da Onorio a Ravenna né tanto meno da Costanzo che aveva confidato nel matrimonio con la giovane donna per assicurarsi una discendenza imperiale
Latina presso l’Ateneo bolognese nel 1985. Laureatasi anche in Lingue Moderne e Conservazione dei Beni culturali, oltre a inglese, francese e spagnolo, ha approfondito l’arabo con il corso triennale presso l’IsiAO, conseguendo il diploma nel 2009. Quasi contemporaneamente si è dedicata ad un corso di perfezionamento sull’organizzazione della città storica, del territorio e dei loro modelli di rappresentazione presso la Scuola Superiore di Bologna.
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