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Lavoro, Barbaro “Rafforzare le agenzie per l’impiego”

PALERMO (ITALPRESS) – “Dobbiamo far sì che le agenzie per l’impiego, anche quelle private, possano essere dei motori di sviluppo dell’incontro tra domanda e offerta del lavoro in quanto conoscono bene le esigenze aziendali e riescono a intercettarne i fabbisogni occupazionali e le prospettive future”. Così Vincenzo Barbaro, delegato della Fondazione nazionale Consulenti per il Lavoro e presidente dell’associazione “Job Neet – Rete Etica per il Lavoro”, intervistato dall’Italpress. “Allo stesso tempo, l’obiettivo è di intercettare giovani inoccupati o disoccupati con corsi di riqualificazione in grado di soddisfare le esigenze delle imprese nell’avvio dei rapporti di lavoro – ha aggiunto -. In Italia esiste una condizione di squilibrio oggettivo del mercato del lavoro, con un tasso di quasi piena occupazione al nord Italia e un tasso di disoccupazione forte al Sud. La pandemia ha ridotto notevolmente la disponibilità delle persone a muoversi e questo ha influito sui flussi di incontro tra domanda e offerta di lavoro, così come ha ridotto lo scambio di natura stagionale delle prestazioni nei territori”.

Riguardo ai fondi del Pnrr, per Barbaro “nessun piano può cambiare un Paese dall’oggi al domani. I sistemi per l’impiego e la formazione non si cambiano immettendo denaro, occorre un ripensamento del ruolo e dei compiti dei vari soggetti. Il timore è quello che le risorse del Pnrr possano disperdersi. Ci auguriamo che le Regioni mettano in campo dei sistemi di collaborazione con le imprese per attivare corsi di formazione e soggetti intermediari”. Secondo il delegato della Fondazione dei Consulenti per il Lavoro le norme in materia di occupazione “non creano lavoro ma possono invece creare le condizioni per perderlo. Negli anni abbiamo perso una grande occasione perché nella riforma del Jobs Act non si è dato seguito alle politiche attive, quelle indirizzate all’occupabilità o rioccupabilità dei lavoratori. Oggi c’è una domanda molto forte di lavoro, l’offerta però non si riesce a incrociare per mancanza di progettualità. Bisognerebbe raccogliere le esigenze occupazionali delle imprese da qua ai prossimi 5 anni e progettare le figure professionali che servono al mercato del lavoro”.

(ITALPRESS).

 

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