Serve una politica di prevenzione per evitare che una nuova alluvione possa colpire così drammaticamente la Romagna, dove si sono registrate vittime, oltre a ingenti danni alle abitazioni, ai beni e alle attività economiche. Questo, in sintesi, il messaggio lanciato oggi dal gruppo consiliare La Pigna – Città, Forese, Lidi, insieme a Lega-Salvini Premier, con tutta una serie di proposte concrete e immediate per la messa in sicurezza del territorio.
«In tempi assolutamente non sospetti – ricorda Veronica Verlicchi, capogruppo La Pigna –, nel maggio 2019, avevamo depositato una mozione per la mappatura e monitoraggio delle situazioni più a rischio idrogeologico e per l’adozione di un piano triennale degli interventi. Ma ci fu risposto che Ravenna aveva “discrete condizioni di sicurezza”, motivo per cui sono state investite pochissime risorse in materia». La mozione era nata da dati Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) del ministero dell’Ambiente, secondo cui l’11% della popolazione, pari a 18.200 ravennati su circa 153 mila abitanti, è ad alto rischio alluvione. «Sappiamo tutti come è andata – aggiunge Verlicchi –. Durante la recente alluvione, il Comune ha evacuato 14.220 persone, pari a circa il 9%. I dati dell’Ispra erano dunque veritieri. Anche il Consorzio di Bonifica smentisce il Comune visto che aveva previsto interventi per ben 62 milioni di euro, di cui in buona parte per le idrovore. Il Consorzio poteva metterne solo 1,8, i restanti sarebbe stati a carico di Regione e Comune ma nulla è stato fatto. Gli argini e le aree adiacenti ai nostri corsi d’acqua sono in uno stato di incuria. Inoltre sono state realizzate solo 12 casse di espansione rispetto alle 23 necessarie con i circa 190 milioni di euro assegnati alla nostra regione. Nel 2018, in Veneto, è caduta la stessa quantità di acqua nello stesso lasso di temo ma la regione non è finita sott’acqua perché sono state fatte tutte le opportune opere, ossia capienti bacini di laminazione».
Per quanto riguarda Ravenna, a finire sotto i riflettori è soprattutto l’idrovora Canala – strategica per la sicurezza della città – che preleva le acque dallo scolo Canala e dal Canale Magni per immetterla nella pialassa Baiona, per poi sfociare in mare. Per La Pigna e Lega-Salvini Premier, il sindaco Michele de Pascale non doveva dichiarare che tutte le idrovore funzionavano a pieno regime, in quanto consultando l’amministrazione trasparente del Consorzio di Bonifica della Romagna, proprio l’idrovora Canala presentava seri problemi. Non a caso, il 3 febbraio scorso, erano stati approvati lavori di rifacimento del quadro di alimentazione e gestione delle elettropompe, per un valore di 425 mila euro. I lavori sono stati aggiudicati il 29 marzo, ed è: «davvero difficile ipotizzare che fossero stati ultimati il 16 maggio, primo giorno di pioggia alluvionale». Per i due gruppi consiliari d’opposizione è necessario, quanto prima, tornare alla gestione per bacino idrografico lasciando stare i confini amministrativi, ignoti a piogge e piene fluviali. E bisogna inoltre investire sulla vigilanza per poter vedere in tempo reale i problemi e segnalare anche le soluzioni immediate. Non sono sufficienti un solo tecnico nella sede di Ravenna per Bevano, Savio, Montone, Ronco, Fiumi Uniti e Lamone o un solo tecnico nella sede di Lugo per Santerno, Senio e parte terminale del Reno.
A lanciare alcune proposte per l’immediata messa in sicurezza del territorio è poi l’ingegnere Andrea Barbieri. «Fra un mese potrebbe ricapitare una nuova alluvione – afferma il responsabile infrastrutture e progettazione della lista civica La Pigna –. Ecco perché bisogna pensare a soluzioni cantierabili in breve tempo, grazie all’intervento del commissario straordinario. A Fornace Zarattini, dove non si riusciva a portare via acqua, serve un impianto di sollevamento di potenza almeno triplicata rispetto a quello attuale, per scolare il territorio in tempi ragionevoli e non in dieci giorni come avvenuto ora. Basterebbe seguire l’esempio di Modena, dove il locale Consorzio ha un impianto enorme con portate di almeno sei volte rispetto a quello della Canala. Sempre a Fornace Zarattini, si potrebbe poi pensare a una arginatura a lato della ferrovia, fattibile in tempi brevi e con poche risorse economiche, per fare da confine tra i territori». Per Barbieri, si potrebbe poi trasformare il Canale Emiliano Romagnolo – nato a scopo irriguo – anche in canale di pompaggio per scolare acqua in mare Adriatico. Oltre ovviamente a provvedere sin da subito alla pulizia delle golene dei fiumi per liberarle da piante e alberi che possono cadere e fare da tappo in caso di maltempo.
«La drammatica alluvione appena vissuta deve indurci a ripensare l’intero sistema della prevenzione – aggiunge Gianfilippo Nicola Rolando, capogruppo Lega-Salvini Premier –. È ora di finirla con la solita tiritera del clima che cambia, ormai lo sappiamo, e non può diventare la foglia di fico per evitare le responsabilità. Così come non bisogna prestare attenzione ai negazionisti, ossia a coloro che negano che il clima cambi, che le nutrie scavino e cose simili. In Romagna servono adeguati bacini di laminazione come già installati in Emilia e in Veneto. E anche per questo diciamo fermamente no a Bonaccini commissario straordinario. Non possiamo far gestire soldi pubblici a chi ha avuto responsabilità politiche importanti in questi anni». Su quest’ultimo punto, è sulla stessa lunghezza d’onda il consigliere regionale di Rete Civica, Marco Mastacchi. «Serve un commissario tecnico, non un burocrate, un uomo pratico, capace di indossare gli stivali di gomma e di sporcarsi di fango. Qualcuno che vada in mezzo alla gente e che capisca in fretta i problemi da risolvere».
E proprio di questo, di qualcuno in grado di andare anche nell’entroterra più disastrato, secondo Gabriele Zoli si è sentita la mancanza. «Nel forese sud le istituzioni non sono state presenti – racconta il presidente della Lista Civica Forese in Comune e del Comitato cittadino Spiv –. Per questo, come Comitato Cittadino ci siamo subito messi in moto aiutando le persone intrappolate nelle loro abitazioni, distribuendo viveri, salvando animali e facendo il monitoraggio delle varie zone. Abbiamo inoltre contribuito alla costruzione dell’hub di San Pietro in Campiano. La situazione dei ponti è oggi disastrosa, sono da rifare perché non si è intervenuti in tempo. Ringrazio tutti le 369 persone, per lo più ragazzi-angeli dai 17 ai 20 anni che hanno dato un contributo preziosissimo, mettendo a disposizione non solo il tempo ma anche i propri mezzi visto che mancavano sacchi, pale e stivali».
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