La Guardia di Finanza di Faenza ha dato esecuzione al provvedimento cautelare emesso dal G.I.P. del Tribunale di Ravenna, su proposta della locale Procura della Repubblica, sequestrando la somma di 16.838,08 euro nei confronti di un imprenditore della Romagna Faentina operante nel settore del trasporto di merci su strada, accusato di aver utilizzato gran parte della liquidità ottenuta con un finanziamento agevolato garantito dallo Stato ai sensi del D.L. 23/2020 (c.d. “decreto liquidità”) per fini personali, estranei alla gestione aziendale.
Ad agosto 2022, a seguito dell’intensificazione delle attività di contrasto all’indebita percezione e/o illecito utilizzo dei finanziamenti pubblici, le Fiamme Gialle faentine hanno eseguito un controllo nei confronti di una ditta individuale che aveva ottenuto un finanziamento agevolato di 25.000 euro assistito dalla garanzia gratuita rilasciata dal Fondo Centrale di Garanzia per le P.M.I. con l’impegno di destinare tali somme a finalità di risanamento aziendale, pagando il personale e/o i fornitori creditori, investendo nell’attività imprenditoriale ovvero facendo fronte a debiti già scaduti nel periodo di emergenza pandemica.
Invece le indagini eseguite hanno permesso di rilevare che la gran parte delle citate somme era rimasta giacente per alcuni mesi nel conto aziendale per poi essere spostata, senza alcuna giustificazione, sul conto corrente personale del titolare, cointestato con il coniuge, dal quale, solo due giorni dopo, veniva – tra l’altro – disposto il pagamento di un acconto per l’acquisto di un cavallo.
Ciò posto, in aderenza al più recente e ormai consolidato orientamento giurisprudenziale, secondo cui è penalmente sanzionabile la condotta dell’imprenditore che, successivamente all’erogazione di un finanziamento agevolato previsto dalla legislazione emergenziale per il sostegno delle imprese danneggiate dalla pandemia da Covid-19, destina le somme ottenute a finalità diverse da quelle previste dalla legge e dal contratto, il titolare della ditta veniva denunciato alla Procura della Repubblica di Ravenna per il reato di “Malversazione a danno dello Stato” previsto dall’art. 316-bis del codice penale che prevede la pena della reclusione da 6 mesi a 4 anni.
In esecuzione della misura cautelare patrimoniale i finanzieri della Compagnia di Faenza hanno ora sottoposto a blocco giudiziario, per pari importo, le somme di denaro nella disponibilità dell’indagato, per la successiva confisca diretta in caso di condanna definitiva.
La presente operazione si inquadra in un più ampio piano di controlli predisposto dal Comando Generale del Corpo a tutela della spesa pubblica, che ha visto nella passata annualità, nella sola provincia di Ravenna, l’effettuazione di decine di ispezioni aziendali, gran parte delle quali con esito irregolare, che hanno permesso di accertare l’utilizzo illecito di somme per oltre 2 milioni di euro complessivi, ottenute dalle imprese del territorio tramite finanziamenti agevolati per il ristoro della crisi di liquidità connessa all’emergenza sanitaria.
Diversa la casistica delle aziende controllate: ristoratori, albergatori, gestori di stabilimenti balneari, ma anche imprese di pulizie, negozianti, trasportatori e imprenditori agricoli con sedi in tutta la provincia, da Ravenna a Faenza, ma anche nei centri minori.
Nei casi di accertate irregolarità è stata prontamente notiziata l’Autorità Giudiziaria affinché potesse valutare se le condotte in esame costituissero fatti penalmente rilevanti sotto il profilo del falso in autocertificazioni, dell’indebita percezione di erogazioni pubbliche, della malversazione a danno dello Stato o anche della vera e propria truffa aggravata. Nello stesso tempo sono stati informati anche gli istituti bancari eroganti e gli enti pubblici garanti del finanziamento affinché valutassero la possibilità di revocare la garanzia o di richiedere l’immediato rientro delle somme illecitamente elargite.
Le attività accertative proseguono anche quest’anno, selezionando accuratamente i target anche grazie alle preziose informazioni finanziarie trasmesse dagli Istituti di credito nell’ambito del sistema di prevenzione del riciclaggio per mezzo di specifiche segnalazioni di operazioni “sospette”, affinché nessuno possa approfittare illecitamente e ingiustificatamente delle misure straordinarie di finanza pubblica previste a sostegno delle imprese e, soprattutto, che tali risorse siano poi effettivamente impiegate per la rapida ripresa dei settori economici più colpiti e non per arricchimento personale degli imprenditori.
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