La famiglia Battistini, la ‘forza’ della Casa delle Aie di Cervia. Presto i gustosi piatti romagnoli disponibili anche per l’asporto

La Casa delle Aie di Cervia, rinomato ristorante romagnolo e luogo culturale, vanta secoli di storia e rappresenta oggi una ‘chicca’ per la città del Sale. Da tredici anni a questa parte, a occuparsene è la famiglia Battistini, composta da quattro fratelli e una cognata, a cui è stata di recente confermata la gestione per i prossimi 9 anni. L’edificio che ospita il locale è stato probabilmente costruito nel Settecento, all’inizio adibito a magazzini e dormitori. Sopravvissuta a due guerre mondiali ed entrata nel cuore di un gruppo di volontari cervesi che vi crearono all’interno la Società “Amici dell’Arte”, ristrutturandola e dandole la dovuta importanza, la Casa delle Aie oggi è l’orgoglio dei cervesi e di tutta la Romagna, grazie soprattutto all’impeccabile gestione dei Battistini. A parlarne è uno dei componenti della famiglia, Gianni, che spiega cosa significa dedicare corpo e anima ad una struttura di così grande valore.

Battistini, cosa rappresenta per lei e la sua famiglia la continuazione di un lavoro avviato molti anni fa?
«Direi semplicemente che questa è una grande conferma della fiducia che ci viene data da parte dell’amministrazione, oltre al fatto che eravamo gli unici ad aver partecipato al bando».
Proprio riguardo al bando, come mai – secondo lei – siete stati gli unici ad aver fatto domanda malgrado il locale sia così ambito?
«Questo fatto lo giustificherei con due motivi. Il primo sta nel fatto che le Aie è un ristorante un po’ atipico come dimensione e capacità di ospitare clienti e personale, per cui la gestione non è semplice. Infatti, i criteri imposti nella presentazione della domanda prevedevano un certo fatturato che giustificasse un’impresa del genere e anche esperienza nel settore. Quindi, sono stati tagliati fuori tutti coloro che volevano improvvisarsi ristoratori di locali importanti come questo. Mentre il secondo motivo, a mio avviso, è che in questo periodo storico affrontare certi costi non è facile e la maggior parte dei gestori non ha voluto rischiare».

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Cosa cambierà in questa nuova gestione?
«La conduzione è sempre quella familiare ed è composta da noi 4 fratelli, tra cui Giacomo, Stefano, Carlo e io, più mia cognata Cinzia. L’impostazione del lavoro sarà sempre nel solco della tradizione, sia per il locale che manterrà la sua caratteristica popolare e sia nella ristorazione con la cucina tipica romagnola molto apprezzata dai nostri clienti, in egual misura cervesi e turisti. Il nostro punto di forza da sempre è la qualità dei piatti proposti a prezzi abbordabili, tant’è che è dal 2019 che non ritocchiamo il listino».
Per quanto riguarda la ristorazione, ci saranno anche delle novità nel menù?
«I clienti si affidano a noi proprio perché amano la cucina romagnola e i piatti tipici del territorio, ma è anche vero che capita di ripescare ricette di piatti storici romagnoli, ai quali si può apportare qualche modifica, ammodernandoli con qualche nuovo ingrediente. Stiamo lavorando a un menù digitale, questa è la prossima sfida, in modo che i clienti possano consultarlo anche online per poter ordinare anche con il servizio d’asporto».
Sul versante culturale, cosa sarà proposto al pubblico?
«L’importanza dell’Associazione è assolutamente fondamentale per noi e per i cervesi in generale. Le iniziative culturali cambiano ogni stagione, per cui il calendario degli eventi si arricchisce sempre più con eventi letterari, musicali, teatrali e tanto altro ancora. Ci piacerebbe, in particolare, proporre nuovi eventi musicali sempre a carattere folcloristico locale romagnolo».
Com’è la collaborazione col Comune di Cervia?
«Assolutamente ottima! Ci sentiamo sostenuti su ogni aspetto, tra noi c’è rispetto e un buon dialogo e siamo affiancati su ogni iniziativa che proponiamo. Di ciò non possiamo che esserne contenti e soprattutto grati»
Quali sono le ambizioni future?
«Speriamo nel tempo di continuare a trovare nuovi stimoli nella gestione delle Aie, così come è sempre stato, anche perché altrimenti non avremmo fatto domanda per il bando. Il fatto che il ristorante ci tenga così impegnati su tanti aspetti ci dà energia e gioia».
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