È il 24 dicembre del 1997 quando Elisabetta Antognoni e Nello Ferrieri decidono di passare la Vigilia di Natale con una serata pizza e cinema. Entrano in sala, prendono posizione, le luci si abbassano, c’è solo un piccolo problema. Nella sala ci sono 600 persone e lo schermo è semplicemente una televisione casalinga piazzata su un palco. Non è un brutto sogno, anzi è l’inizio di qualcosa di molto più grande. La coppia si trova a Majanga, una città nella costa occidentale del Madagascar. È proprio così che ai due viene l’idea di creare un cinema itinerante per portare le immagini in movimento – da cui Cinemovel, che sarà il nome della loro fondazione – nei luoghi dove il cinema non c’è più o dove non c’è mai stato.
Oggi, 26 anni dopo, Antognoni e Ferrieri sono appena tornati dal Senegal, dove la loro ‘carovana’, a bordo di un bus da 35 persone, ha portato in tour il film “Io capitano” di Matteo Garrone. Il film racconta la storia di Seydou Sarr, un 16enne di Dakar (Senegal), che insieme al cugino intraprende il viaggio per arrivare in Europa, attraversando il deserto, i lavori forzati, le prigioni libiche, e infine il Mediterraneo.
«Noi seguiamo Garrone da sempre, è uno dei nostri registi preferiti e abbiamo proiettato i suoi film durante la carovana di “Libero Cinema in Libera Terra”, iniziativa che portiamo avanti da anni insieme a Libera di Don Ciotti. Quando abbiamo visto il film, che è girato in wolof, la lingua del Senegal, abbiamo pensato che fosse perfetto», racconta Elisabetta Antognoni.
Ma è stato proprio Garrone il primo a dirsi interessato. «Finalmente ho fatto un film che Cinemovel può portare in Africa», ha detto il regista a un collaboratore della Fondazione. «E quindi abbiamo iniziato subito a lavorare per trovare le risorse in tempo. La carovana di “Io capitano” doveva essere per forza tra marzo e aprile, perché sono i mesi giusti per viaggiare in Senegal. E così, dal 15 al 27 aprile abbiamo fatto 12 proiezioni, partendo da Dakar, per arrivare a Ziguinchor».
Nella carovana a bordo del pullman hanno viaggiato anche il regista Matteo Garrone (nelle prime 3 proiezioni), gli attori Seydou Sarr, Moustapha Fall, Amath Diallo e il mediatore culturale Mamadou Kouassi, proiettando nelle scuole, nei centri culturali o giovanili, ma anche in campi da calcio o da basket.
«La presenza degli attori e del mediatore è stata fondamentale, perché in Senegal al termine delle proiezioni si dibatte. A volte il dibattito dura quanto il film. I temi di “Io capitano” sono molto sentiti e le persone ‘tifavano’ per Seydou animatamente. Alcuni ci hanno raccontato la loro esperienza, persone che hanno tentato il viaggio 4 o 5 volte, altri ci hanno detto che dopo questo film preferiscono non partire», racconta Antognoni.
Alle carovane di Cinemovel si accompagnano sempre progetti di formazione, dove le persone imparano sia a girare video sia a organizzare proiezioni. È stato così anche a Mboro, villaggio del Senegal, dove dal 2010 al 2014 l’associazione ha dato vita a un festival della comunità e dove è tornata quest’anno. «Uno dei ragazzi che avevamo formato a Mboro 10 anni fa, Amara Cisse, è stato parte della troupe che ha portato in giro “Io capitano” quest’anno», racconta Antognoni.
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Nello Ferrieri, operatore culturale in ambito cinematografico di Bagnacavallo, e la moglie Elisabetta Antognoni, cresciuta nelle sale grazie al padre che lavorava al controllo biglietti, sono i fondatori della fondazione Cinemovel, che si occupa di cinema itinerante. L’idea è quella di far viaggiare il cinema, come strumento di conoscenza, scambio e sensibilizzazione, in modo da contribuire allo sviluppo culturale, sociale ed economico dei luoghi che la fondazione attraversa.
L’avventura ufficiale di Cinemovel in Africa è partita nel 2001 dal Mozambico, scelto perché considerato «un paese ad alto tasso cinematografico», dove venivano realizzati molti film, che però non sarebbero mai stati visti dalla popolazione per problemi di distribuzione.
Cinemovel avviò una carovana di quattro mesi, supportata anche dalla Cmc (cooperativa muratori cementisti) che quell’anno festeggiava 100 anni e 20 anni di presenza in Mozambico. «Eravamo tantissimi: otto italiani e sedici mozambicani. Abbiamo attraversato il Paese per quattro mesi portando, insieme alle proiezioni, una campagna di sensibilizzazione e prevenzione sull’Aids. In una sera, chi veniva alle proiezioni poteva vedersi 4-5 film, per conoscere 100 anni di storia del cinema», ricorda Antognoni.
«All’epoca avevo preso un’aspettativa di 6 mesi dal lavoro – racconta Antognoni, marchigiana che vive in Romagna da molti anni -. Ho lavorato per tanto tempo all’Ufficio Stampa del Comune di Ravenna, poi a Bagnacavallo e fino al 2022 lavoravo in Biblioteca. A un certo punto però mi sono resa conto che il tempo non bastava, mancavano ancora troppi anni alla pensione, e allora mi sono licenziata. Così ora posso dedicarmi a tempo pieno alla fondazione».
Da allora, infatti, i progetti si sono moltiplicati, sia in Italia, dove sono all’attivo molte iniziative nelle scuole e non solo, sia in Africa. L’ultima volta lì, nel 2018, Cinemovel era stato in Costa d’Avorio e Mozambico. La Fondazione – che vanta come presidente onorario il compianto regista Ettore Scola – ha anche effettuato dei sopralluoghi in Messico e Brasile, poi stroncati dal Covid. La speranza è di tornarci per intraprendere iniziative in futuro.
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