Irene Grandi: «Canto a Ravenna, un museo a cielo aperto»

Ritorna a Ravenna Irene Grandi per debuttare al festival “Ravenna Jazz” nell’anno del cinquantesimo anniversario. L’appuntamento è per questa sera alle 21, nella cornice del teatro Alighieri: l’artista salirà sul palco con il suo quartetto formato da Max Frignani alla chitarra, Piero Spitilli al basso, Fabrizio Morganti alla batteria e Pippo Guarnera all’organo Hammond. Dopo l’uscita del vinile “Io in blues live” e il grande successo della sua presentazione al Music Day di Roma, questa è una nuova tappa del tour nazionale “Io in blues”. Irene Grandi, in tanti hanno già avuto il piacere di ascoltarla in giro per l’Italia.

Che tipo di serata sarà?

«Un tributo appassionato alle mie radici, alla mia formazione musicale e alle prime esperienze sul palco, nelle quali ho ottenuto un imprinting che ho poi sviluppato in uno stile personale e riconoscibile. Sarà dunque un viaggio fatto di fatto di brani che attraversano un arco temporale che va dagli anni Sessanta fino ai Novanta. Canzoni che sono blues nell’anima e nell’ispirazione: Etta James, Otis Redding, Willie Nixon, Tracy Chapman, Sade, ma anche Pino Daniele, Lucio Battisti, Mina e alcuni brani di Irene, riarrangiati in chiave rock-blues».

Un concerto speciale che le ha consentito di esordire al “Ravenna Jazz”?

«Sì, e sono molto felice di avere questa occasione. Questo è un lavoro, molto apprezzato dal pubblico, in cui mi si conosce e riconosce, con un gusto e uno stile che aiutano a spiegare da dove vengo».

Un concerto speciale che le ha consentito di esordire al “Ravenna Jazz”?

«Sì, e sono molto felice di avere questa occasione. Questo è un lavoro, molto apprezzato dal pubblico, in cui mi si conosce e riconosce, con un gusto e uno stile che aiutano a spiegare da dove vengo».

Un concerto speciale che le ha consentito di esordire al “Ravenna Jazz”?

«Sì, e sono molto felice di avere questa occasione. Questo è un lavoro, molto apprezzato dal pubblico, in cui mi si conosce e riconosce, con un gusto e uno stile che aiutano a spiegare da dove vengo».

Un lavoro che segna anche il ritorno alla musica dopo lo stop della pandemia…

«Sì, non a caso l’ho maturato proprio in questi anni, che hanno stimolato la riflessione. Personalmente ho riscoperto l’importanza della riconnessione con le origini, in un periodo di fragilità, per ripartire con nuovo slancio. Una sfida ma anche un divertimento a cantare anche cose che non sono mie».

Accanto a lei sul palco, spicca la presenza del ‘signore del blues’, Pippo Guarnera.

«Sì, ormai uno dei pochi a saper suonare questo strumento vintage che non si trova più. Per il pubblico un’occasione più unica che rara. Il nostro è un quartetto molto affiatato, capace di dare vita ogni volta a un concerto vivace e diverso, grazie anche alle improvvisazioni». Un’esperienza più matura e consapevole…

Cosa pensa del mondo della musica di oggi così fortemente legato ai reality tv?

«Credo che il talento, alla fine, venga sempre fuori, qualsiasi sia il contesto. I giovani cantanti sono molto preparati tecnicamente, forse anche più che in passato, però manca loro l’esperienza del palcoscenico perché non partono per gradi, dai piccoli locali. E, si sa, cantare dal vivo è diverso rispetto a quando si confezionano dischi in studio. E in più sono soggetti a pressioni incredibili. Purtroppo il lavoro attorno agli artisti è sempre più improntato sui numeri piuttosto che sulle potenzialità, i contratti sono più brevi, c’è meno tempo per crescere…».

Il suo è un ritorno a Ravenna dove è stata l’anno scorso per ritirare il premio Parole e Musica, in occasione del “festival Dante 2021”. Cosa conosce della città?

«Ricordo di aver passeggiato per le vie del centro storico e di aver provato grandi emozioni, è come essere in un museo a cielo aperto».

Irene Grandi Ravenna Jazz

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