È iniziata anche la demolizione della seconda delle due torri Hamon di Ravenna, nella giornata di mercoledì 17 aprile. Il 27 marzo Eni aveva inviato la comunicazione inizio lavori al Comune di Ravenna, e il 29 marzo era iniziato lo smantellamento della prima.
Eni ha detto che «l’intervento di demolizione, si rende necessario e non rimandabile anche per ragioni di sicurezza, vista la vetustà e lo stato di conservazione delle torri che risultano interessate da fenomeni di disgregazione con possibile caduta di calcinacci, fenomeno ben visibile e già in essere». Italia Nostra, al contrario, ha eseguito un test sul materiale asportato, che è apparso in condizioni ottime visti i quasi 70 anni di vita.
Inoltre, lo smantellamento delle torri è collegato alla realizzazione del progetto dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico centro settentrionale di un parco fotovoltaico per la produzione di energie rinnovabili. Prima dovrà avvenire il passaggio di proprietà da Eni all’Autorità Portuale.
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Non sono servite dunque le mobilitazioni del mondo politico e culturale intervenute nelle ultime settimane per salvare la seconda torre. Tra le altre, domenica 8 aprile, c’è stato un presidio in Darsena in cui è intervenuta anche la nipote del regista Michelangelo Antonioni, che delle torri Hamon ha fatto un simbolo nel suo film “Il Deserto Rosso”. Oltre a Italia Nostra, anche l’Ordine degli Architetti si è schierato per salvare la torre e Alvaro Ancisi di Lista per Ravenna ha fatto un’interrogazione in consiglio comunale.
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