Ancisi (LpR): «Incidente a Fosso Ghiaia. Ancora a zero la costruzione della variante Adriatica»

«Uno studio recente di ANAS vi ha registrato flussi di traffico giornalieri pari a 19 mila veicoli leggeri e 1.500 mezzi pesanti, che la stessa Anas ritiene  “incompatibili” col tracciato attuale»

«Il tragico incidente sulla statale 16 Adriatica di ieri, a metà strada fra  lo svincolo di Classe e Fosso Ghiaia, dove, nello scontro frontale tra due auto, si sono avuti la morte del conducente che viaggiava verso Fosso Ghiaia e due feriti gravissimi nei due veicoli, è stato sicuramente provocato da malessere o  distrazioni di guida o violazione del codice, ma trova una concausa altrettanto certa nella triste condizione strutturale di questo tratto della statale, che, da quando fu istituita nel 1928, è sempre lo stesso. Uno studio recente di ANAS vi ha registrato flussi di traffico giornalieri pari a 19 mila veicoli leggeri e 1.500 mezzi pesanti, che la stessa Anas ritiene  “incompatibili” col tracciato attuale», commenta Alvaro Ancisi di Lista per Ravenna.

La variante dell’Adriatica

«Per quasi tutta la vecchia Adriatica che attraversa l’Emilia-Romagna, da Misano Adriatico a Ferrara, per 133 chilometri, sono state create, in vari decenni tra i due secoli, varianti larghe, scorrevoli e abbastanza sicure, mentre altre sono in fase di realizzazione perché totalmente progettate e finanziate. Restano fuori solo questi 5 chilometri di Fosso Ghiaia e gli 11 di Camerlona-Mezzano-Glorie, le cui varianti hanno compiuto il solo primo passo della fattibilità tecnico-economica. Quella di Fosso Ghiaia, in particolare, prevede una strada con 22 metri totali di piattaforma e 2 corsie per senso di marcia, che raddoppieranno quelle attuali.  Serviranno il progetto esecutivo, un finanziamento di circa 150 milioni di euro, la gara d’appalto, l’affidamento dei lavori e 1.460 giorni (quattro anni) di tempo perché sia compiuta».

«Per queste due varianti, Lista per Ravenna si batte da quando la Regione, partorendo nel 1998 il primo PRIT, “Piano Regionale Integrato dei Trasporti”, trascurò di includerle tra le opere da realizzare. Quando la Regione stilò il nuovo PRIT 2019-2025 continuando a ignorarle, fu un emendamento partito da Lista per Ravenna a far sì che, all’ultimo momento, l’assemblea regionale le inserisse nel testo adottato».

«Il problema fondamentale per il loro finanziamento, come anche per la “nuova” Ravegnana, è però che non figurano tra quelle incluse dalla Regione Emilia-Romagna nel Contratto di Programma 2021-2024 tra Ministero delle infrastrutture ed Anas.  Del resto, lo storico  meccanismo in atto nel  nostro Paese è che le opere infrastrutturali statali sono sì finanziate dallo Stato, ma vengono realizzate secondo le priorità stabilite dalle Regioni all’interno delle proprie quote di spettanza».

«Si pensi allora che il 10 maggio 2024 l’assessore regionale alle Infrastrutture, ravennate, ha annunciato che la nuova autostrada Cispadana, “opera da 2 miliardi”, che collegherà le autostrade A13 nel comune di Ferrara e l’A22 del Brennero nella provincia di Reggio Emilia, “inizierà i lavori a metà 2025”. Come se tutta l’Emilia-Romagna, con via Emilia, autostrade, superstrade e tangenziali, non fosse già ampiamente collegata tra se stessa e il resto d’Italia, mentre Ravenna resta sempre largamente isolata da ognidove e in braghe di tela al suo interno», conclude Ancisi.

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