Il viaggio dalla Siria alle coste Italiane. I primi racconti dalla Life Support

La mattina di mercoledì 10 aprile la nave Life Support di EMERGENCY sbarcherà nel porto di Ravenna le 202 persone soccorse in acque internazionali in zona Sar libica. Ravenna, il porto sicuro assegnato per lo sbarco dei naufraghi, si trova a quattro giorni di navigazione dall’area in cui sono avvenute le operazioni di salvataggio. Il soccorso era avvenuto nella mattina di venerdì 5 aprile e si era concluso alle ore 8:30. 

Prolungare l’attesa in mare

«Per arrivare al Pos (Place of Safety) assegnato dall’MRCC (Maritime Rescue Coordination Centre), abbiamo impiegato quattro giorni di navigazione. La scelta di assegnare un porto lontano espone i naufraghi a ulteriori ingiustificate sofferenze, quando dovrebbero essere fatti sbarcare il prima possibile in un posto sicuro. – afferma Domenico Pugliese, comandante della Life Support – Ha conseguenze anche sull’operato della flotta civile perché implica che ulteriori risorse sono utilizzate per fare fronte a costi inutili di navigazione».

I 202 naufraghi si trovavano su due diverse imbarcazioni precarie tra loro molto vicine. Lunghe circa 12 e 10 metri, erano partite da Sabratha e da Zawiya in Libia. Le imbarcazioni, entrambe sovraffollate, erano state individuate tramite radar. 

Tra i 202 naufraghi ci sono 15 donne e 18 minori di cui 8 non accompagnati. Le persone soccorse provengono da Bangladesh, Egitto, Eritrea, Ghana, Pakistan, Palestina, Siria.

La storia di un padre siriano e del viaggio per salvare la famiglia

«Vengo dalla Siria. Sono partito due mesi fa con mia moglie e i miei due figli. Ho deciso di lasciare Homs, la mia città, perché non avevo modo di mandare i miei figli a scuola con la certezza che sarebbero tornati a casa. – racconta un uomo siriano di 44 anni – Purtroppo oggi la Siria non è un Paese sicuro per vivere. Homs è stata una delle città più colpite dalla guerra. Ci sono ancora tante milizie; molte vengono dal Libano. Ogni giorno venivano a chiederci soldi perché ci lasciassero in pace: ci puntavano contro i fucili ed eravamo costretti a pagare. Lavoravo in uno studio di design ma non potevo vivere sapendo che i miei figli erano in pericolo e che non avrebbero avuto un’educazione. Si svegliavano, tremando, a ogni sparo che sentivano. Mi chiedevano di fare qualcosa per farli stare al sicuro».

«Abbiamo raccolto i soldi necessari per il viaggio. Abbiamo preso uno zainetto a testa e siamo partiti. Siamo andati prima in Egitto e poi in Libia. Per alcuni giorni abbiamo aspettato a Bengasi. Dovevamo trovare qualcuno che ci portasse a Sabratha, a ovest di Tripoli.- continua– L’unico modo per proseguire era pagare più soldi: ci hanno chiesto 1.000 dollari per il viaggio in auto che separa queste due città. Durante il viaggio i miei due figli continuavano a chiedermi: ‘baba, dove stiamo andando? Perché non siamo a casa?’. Potevo solo dirgli che presto tutto sarebbe finito e che dovevano aiutarmi ed essere forti. Dopo qualche giorno a Sabratha, alcune persone armate sono venute di notte e ci hanno detto che dovevamo andare. Era una notte senza luna e non si vedeva nulla. Quando siamo arrivati sulla costa, pensavo che ci saremmo lasciati tutto alle spalle. Ma ho visto la barca su cui dovevamo salire in più di 100: era piccolissima, in legno, non ci saremmo mai stati tutti. Insieme a mia moglie abbiamo detto che saremmo tornati indietro».

«Ci hanno risposto che se non fossimo saliti ci avrebbero sparato. Per fortuna me l’hanno detto in inglese e quindi i miei figli non hanno capito esattamente cosa stesse succedendo. La situazione era drammatica, hanno iniziato a piangere. La mia è solo una storia e ci sono altre mille storie simili alla mia in Libia. Mille famiglie siriane che si trovano ancora lì bloccate perché magari sono rimaste senza soldi. – continua – Posso solo pregare per loro. Spero che trovino il modo di lasciare la Libia.»

La Life Support di EMERGENCY, su cui opera un equipaggio di 29 persone tra marittimi, medici, mediatori e soccorritori, è alla sua diciottesima missione nel Mediterraneo Centrale. In totale ha portato in salvo 1.542 persone. EMERGENCY continua il suo impegno nel fornire assistenza umanitaria ai migranti nel Mediterraneo Centrale, garantendo un intervento tempestivo e efficace nelle situazioni di emergenza in mare.

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