Il ringraziamento dei comuni colpiti dall’alluvione

I Comuni colpiti dalle alluvioni del maggio 2023 emiliano-romagnoli ringraziano la Regione Emilia-Romagna e il Governo italiano per la solerzia e la qualità dell’intervento della Protezione civile e degli uomini e delle donne, professionisti o volontari, di tutti i Corpi accorsi in aiuto nei nostri territori in pochissimo tempo. A questo proposito segnaliamo la necessità di mantenere ancora elevata e attiva la presenza delle colonne mobili della protezione civile nelle zone più colpite al fine di ultimare le operazioni di primo ripristino.

La gestione della crisi

Fin dal primo momento c’è stata assoluta condivisione e coordinamento fra i diversi Comitati operativi
comunali di protezione civile (Coc), guidati dai sindaci, e con tutti gli altri livelli di gestione dell’emergenza.

Lo stesso principio di solidarietà e condivisione fra le città, e di leale collaborazione fra i diversi livelli di
governo della Repubblica, va mantenuto, in piena continuità, anche nella seconda fase della gestione
dell’emergenza e in quella della ricostruzione.
Le nostre comunità hanno attraversato giornate pesantissime. Sono comunità ferite per i danni subiti,
consapevoli di avere davanti grandi criticità sociali – soprattutto in relazione alla popolazione più fragile e serissimi problemi economici rispetto alle imprese colpite, a partire da tutta la filiera agricola e
agroalimentare.

I provvedimenti adottati

I provvedimenti legislativi e di protezione civile adottati nei giorni scorsi hanno dato un contributo importante alla gestione dell’emergenza (contributo di autonoma sistemazione, ammortizzatori sociali, primo indennizzo forfettario, ricognizione dei danni ai cittadini), ma sono inseriti in una serie di misure parziali e insufficienti affidate ai singoli dicasteri, rischiando così di perdere un criterio di gestione unitaria dell’emergenza. Solo a titolo di esempio, la sospensione generalizzata dei termini per i procedimenti amministrativi rischia di produrre effetti paradossali e bloccanti rispetto alla capacità finanziaria e operativa degli stessi enti locali coinvolti.

Inoltre, sia i suddetti provvedimenti che gli interventi in somma urgenza avviati dalla Regione sugli alvei
fluviali, dai Consorzi di bonifica sulla rete consortile e dalle Province/Città Metropolitane sulla rete stradale, in assenza di un quadro chiaro sulla ricostruzione rischiano di dare risposte di breve periodo difficilmente riconducibili in un secondo momento a una strategia complessiva sia di ripartenza che di innalzamento dei livelli di sicurezza dei territori.

Dopo la primissima fase di emergenza, con le istituzioni locali impegnate nel coordinamento diretto delle
attività sul campo, è ora assolutamente necessario che il tavolo attivato per la riunione del 7 giugno diventi la sede operativa di gestione dell’emergenza, garantendo un costante confronto istituzionale tra Governo, Regione ed Enti Locali affinché i sindaci possano rappresentare appieno i bisogni delle proprie comunità e, in forza delle decisioni che saranno assunte, offrire un quadro di certezze ai tanti cittadini e alle imprese colpite, tanto per la ricostruzione pubblica quanto per quella privata.

Le richieste

Le seguenti richieste, avanzate dai nostri enti locali, hanno l’unica finalità di migliorare la risposta
complessiva delle istituzioni ai problemi di imprese e famiglie, e sono poste in maniera rispettosa delle
prerogative del Governo.

Indennizzi

La prima richiesta è un impegno preciso del Governo rispetto al tema degli indennizzi. Si sono sentite in queste settimane parole sincere di solidarietà a livello internazionale, nazionale e regionale, ma finora non si è entrati nel merito nemmeno dei criteri generali di indennizzo. Ci troviamo davanti a famiglie che hanno perso tutto (in molti casi con danni alle proprie abitazioni che superano i 100mila euro, considerando le strutture, gli impianti e i mobili), a imprese distrutte e ad aziende agricole che rischiano di non poter più produrre per diversi anni.

I cittadini e le imprese colpiti da questa alluvione, come contribuenti, negli ultimi 70 anni hanno partecipato agli indennizzi a tutte le zone d’Italia colpite da calamità naturali. Vanno definiti in tempi certi e rapidi quali strumenti nazionali ed europei azionare per garantire l’adeguato finanziamento
di tutti gli indennizzi necessari, ma crediamo vada detto fin d’ora con chiarezza che tutti i danni subiti da
cittadini e imprese saranno indennizzati.

Il commissario

Secondo punto è la nomina immediata del Commissario alla ricostruzione, valorizzando la filiera
istituzionale e facendo perno sulla Regione Emilia-Romagna, esattamente come avvenuto per il terremoto
del 2012 (come avvenuto allora, ciò è applicabile anche alle altre Regioni parzialmente coinvolte). Un
impianto che ha funzionato bene, con ottimi risultati, garantendo il pieno e totale coinvolgimento di Province, Città Metropolitana e Comuni, fino ai più piccoli di montagna. Sarebbe un grave errore continuare a lavorare sulle opere di emergenza senza mettere in campo un piano e una visione complessiva che la struttura commissariale può concepire in tempi brevi.

Riassetto del territorio

Occorre poi assumere immediatamente una scelta forte circa il riassetto del territorio rispetto a quanto
accaduto
: un evento fuori scala, rispetto alle serie storiche, ma certamente da oggi non irripetibile. C’è una nuova compatibilità da progettare e realizzare rispetto al cambiamento climatico, tenendo insieme le
necessità più urgenti di ricostruzione del reticolo idrico con quelle strutturali – che vanno concepite in stretta continuità – a partire dalla fisionomia e dalla gestione complessiva della rete idraulica.

Occorre approntare immediatamente uno studio approfondito e di altissimo profilo che affronti il problema nel suo insieme, concretizzando una nuova strategia contro il dissesto idrogeologico. Si tratta di avanzare una visione generale, socialmente e ambientalmente sostenibile, calandola poi nei singoli bacini idrografici dell’EmiliaRomagna, in merito alla rete fluviale, alla rete consortile e alle opere per l’irrigazione e contro la siccità. È necessario un piano costruito tenendo insieme le popolazioni – che il territorio lo vivono – con le migliori competenze tecniche e scientifiche reperibili in Italia e nella comunità internazionale.

Pluralità di azioni amministrative

Un piano di questo tipo contempla una pluralità di azioni amministrative di altissima complessità. Non si possono escludere espropri, riperimetrazioni di aree di tutela o revisioni di norme e regolamenti specifici. Servono tassativamente poteri speciali che deroghino dai normali tempi autorizzativi per poter garantire efficacia e celerità del piano.

Allo stesso modo, vallata per vallata – per evitare una pericolosa accentuazione dello spopolamento già in
atto – serve un piano strategico per la vivibilità nelle aree di montagna, che dia priorità agli interventi di
ripristino della viabilità e dei collegamenti devastati da migliaia di frane già censite, ma che affronti anche il tema nella sua visione più ampia. Sono a tutt’oggi isolate migliaia di abitazioni ed aziende, intere frazioni.

Gli obiettivi, anche in questo caso, vanno definiti insieme alle comunità interessate con, a cascata, piani di intervento celeri ma strutturali tra Province/Città Metropolitana e Agenzia regionale. Anche in questo caso servono poteri speciali che, soprattutto nei casi di ripristino, prevedano “burocrazia zero” e un fondo immediato sulla viabilità provinciale/metropolitana e comunale che copra almeno il 50% (500 milioni di euro) del fabbisogno totale stimato, che è di circa un miliardo di euro. Questi enti hanno già sostenuto spese per tentare di aprire varchi e piste di prima percorribilità lungo le infrastrutture di propria competenza, con oneri nell’ordine di decine di milioni di euro, attraverso procedure di somma urgenza senza alcuna certezza circa la copertura finanziaria.

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