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Il messaggio di Pasqua dell’Arcivescovo di Ravenna, Lorenzo Ghizzoni

“Ancora una Pasqua con una guerra terribile alle porte che non sembra avere una tregua, finché non ci sarà un vincitore (e uno sconfitto). Per gli Ebrei la Pasqua era una festa di liberazione e di speranza, celebrata in tutte le famiglie a inizio primavera: ricordava che il Dio di Israele mantiene fede alle sue promesse e anche nelle condizioni umane dove tutto sembra perduto interviene e salva “un resto”, dal quale rinascerà il popolo. La liberazione dall’Egitto, la superpotenza dell’ovest, il ritorno dall’esilio di Babilonia, la superpotenza dell’est, e tutte le altre liberazioni dopo le dure prove che il popolo e ogni credente aveva subito nella sua storia, potevano essere rilette come occasioni in cui la Provvidenza e la misericordia di Dio erano intervenute a salvezza. E nel grande Salmo di Pasqua (118) si cantava: “È meglio è rifugiarsi nel Signore che confidare nell’uomo… che confidare nei potenti”. E ancora: “La pietra scartata dai costruttori è divenuta la pietra d’angolo. Questo è stato fatto dal Signore: una meraviglia ai nostri occhi”.

E noi con che fiducia stiamo vivendo la Pasqua cristiana 2023? Le prove che stanno vivendo tanti nostri fratelli (e sono “tutti fratelli”, sia gli amici che i nemici…) oppressi dalle ingiustizie, dalla miseria e dalla fame, dalla mancanza di diritti e di dignità, dalle violenze sui piccoli e sulle persone indifese, fratelli schierati sui fronti dove si combattono guerre ad alta o a bassa intensità… ci fanno soffrire? Sono prove anche per noi e per la nostra fede in Dio? ce ne facciamo carico nella preghiera di ogni giorno? le mettiamo davanti al Signore per ricordarcele e non affogarle nell’indifferenza, per chiedere a Lui il dono della giustizia, della pace, della riconciliazione e di una riconquistata fraternità?

Perché la vittoria, la liberazione, la salvezza che noi ci aspettiamo in tante situazioni di vita, verrà certamente, ma non in modo magico e automatico. Egli vuole il nostro coinvolgimento, chiede la nostra responsabilità insieme con la nostra fiducia nella sua provvidenza di Padre che non abbandona i figli nel mondo. Anche se noi ci sentissimo l’ultima pietra, quella “scartata dai costruttori” (i potenti di questo mondo) possiamo essere pietre d’angolo, che sorreggono tutta la società, se diventeremo costruttori di pace, operatori di giustizia e di fraternità. Sono suoi doni, certo, ma anche compito nostro.

Diventiamo una spina nel fianco dei potenti e dei responsabili politici, economici, militari, culturali, di questo mondo, per far ammettere tutta la follia delle guerre e delle ingiustizie, la disumanità degli idoli antichi e nuovi del potere, del successo, della ricchezza, del nazionalismo, del fanatismo religioso… e iniziamo dalla conversione personale al grande comandamento dell’amore, della compassione verso chiunque appartenga alla razza umana, l’unica razza che esiste.

Allora potremo cantare: “Mi avevano spinto con forza per farmi cadere, ma il Signore è stato il mio aiuto. Mia forza e mio canto è il Signore, egli è stato la mia salvezza. Rendete grazie al Signore perché è buono, perché il suo amore è per sempre.” (Salmo 118)”

Lorenzo Ghizzoni, arcivescovo di Ravenna-Cervia

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