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Il geologo Paride Antolini sul terremoto: «Ci saranno altre scosse. Anche il territorio ravennate è ad alto rischio»

Gli ultimi giorni di gennaio si chiudono lasciando molta paura nei ravennati a causa di un vero e proprio sciame sismico, con epicentro in realtà tra Gambettola e Cesenatico, che per fortuna non ha fatto registrare danni a persone o cose. È stata chiaramente avvertita la scossa di terremoto del 28 gennaio, intorno alle 6.30 di mattina, che ha tirato giù dal letto molte persone per via di una magnitudo 4,1. A preoccupare la popolazione è stato poi il susseguirsi di altre scosse di minore entità che comunque sono state distintamente avvertite. Che l’Emilia Romagna sia da sempre un territorio sismico è risaputo, ma abbiamo chiesto a Paride Antolini, presidente dell’Ordine dei geologi dell’Emilia Romagna, informazioni più tecniche riguardo questo fenomeno della natura.Antolini, come vengono monitorati i terremoti?

«C’è una rete sismica nazionale con delle stazioni, in cui c’è la strumentazione che misura i vari eventi sismici che avvengono in tutto il territorio. Con i mezzi adeguati, vengono registrati tutti i movimenti terrestri, anche quelli non percettibili dall’uomo di magnitudo 1 o 2. La magnitudo è misurata in una scala logaritmica, per cui tutte le volte che aumentiamo di un fattore, c’è un rilascio di energia molto maggiore».[vc_single_image image=”37397″ img_size=”full”]C’è un motivo particolare per cui si è assistito all’accentuarsi di scosse in questo periodo?

«No, è tutto molto normale, anche perché rientrano in una dinamica di evoluzione del territorio italiano. La Placca Adriatica si incunea sotto l’Appennino Tosco- Emiliano Romagnolo e questo scorrimento fra le placche genera delle rotture nella roccia, che a loro volta formano delle faglie o può darsi che ci siano già faglie esistenti da prima, che rilasciano delle onde elastiche. La pericolosità sismica del nostro territorio è piuttosto elevata».Ci può dire qualcosa riguardo gli ultimi episodi sismici in Romagna?

«Le ultime scosse sono legate a un movimento che si è attivato a 18 km di profondità e, quindi, in questo momento e in questo particolare settore e territorio c’è un rilascio di energia».Si sono registrati particolari danni durante questi ultimi avvenimenti?

«Sentendo le varie dichiarazioni rilasciate dai sindaci, direi che non ce ne sono stati».Per quanto riguarda la popolazione, che è abbastanza impaurita ultimamente, a chi ci si può rivolgere per avere tutte le informazioni?

«L’ordine dei Geologi dell’Emilia Romagna ha un albo professionale con 700 iscritti, che può dare informazioni riguardo il territorio. Per esempio, ci si può rivolgere a noi per fare un’indagine inerente al terreno sottostante la propria abitazione. Per tutte le altre informazioni ci si può rivolgere alle Protezioni Civili presenti nei vari comuni».Sono previste altre scosse nel Ravennate?

«Sicuramente ci saranno altre scosse, non possiamo prevedere quando e dove, ma essendo il nostro un territorio ad alto rischio sismico, c’è un’alta probabilità che ne possano essere ancora».Nel Ravennate, quando è avvenuto l’ultimo forte terremoto?

«Va premesso che anticamente non esisteva la strumentazione per misurare i terremoti, per cui soltanto da un determinato periodo storico si è cominciato a registrarli. Nel Ravennate però va certamente ricordata quella del 1969 con una magnitudo di 4.4».[vc_single_image image=”37398″ img_size=”large”]Cosa non rende più sicura Ravenna, come un tempo si pensava, per via del terreno sabbioso?

«Allora, sappiamo che ogni terremoto è diverso dall’altro perché a parte la magnitudo, bisogna poi considerare l’accelerazione del suolo, la frequenza e poi tutta una serie di altri dati. Ogni tipo di terreno a parità di magnitudo, modifica questi parametri, quindi se c’è un suolo sabbioso e immerso in acqua, come questo del Ravennate, è chiaro che un terremoto provoca uno scuotimento inducendo nelle sabbie l’effetto di quest’azione. Quindi, soprattutto in questi terreni ci vuole una particolare attenzione nel costruire e soprattutto qui l’indagine del geologo è fondamentale».

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