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Il collettivo canadese dei Crack Cloud di nuovo in concerto all’Hana-Bi di Marina di Ravenna, il 12 luglio

Dopo l’incredibile live al festival Beaches Brew del 2019, l’Hana-Bi ospita nuovamente i canadesi Crack Cloud. Crack Cloud è un collettivo con sede a Vancouver che combina i talenti di vari artisti (filmmaker, musicisti, designer) per esprimersi in diverti campi artistici, si auto produce i video musicali e si mostra in tutta la sua stravaganza, capace di una forza creativa sfrenata e senza vincoli anche nell’omonima band a cavallo tra l’art-rock e il post-punk. Modellato attorno alla filosofia della riduzione del danno, il collettivo Crack Cloud opera come riabilitazione per persone con problemi legati alle dipendenze.

Il gruppo multimediale di apostati canadesi, in cui hanno trovato rifugio musicisti, artisti o registi, torna all’Hana-Bi il 12 luglio. Il gruppo di Vancouver Crack Cloud, formatosi nel 2016 attorno al cantante e batterista Zach Choy, conta sette membri nella formazione di base. Tuttavia, all’interno della comunità creativa, che ha una propria filosofia e identità visiva, altri appassionati e collaboratori (o fratelli, per esempio) si uniscono a loro in vari modi. Uno spirito condiviso e un destino comune, che nel caso di molti membri dei Crack Cloud comprende lo sforzo di liberarsi dalle dipendenze da sostanze. Secondo Albumoftheyear, che riassume i responsi della critica, il loro album di debutto, Pain Olympics, è stato tra i primi 20 del 2020. «Il loro percorso sonoro, che riflette quello che l’ensemble intraprende nella vita reale, è inquietante, gioioso e cataclismatico da ascoltare in Pain Olympics, spaziando dalla claustrofobia e dalla paura a sbalorditive espressioni di gioia», afferma il portale NME.

L’attuale sound, che mescola le influenze del jazz o dell’hip-hop in un collage post-punk, si basa quindi sull’esperienza collettiva. «In un mondo in cui tutto è così polarizzato e immediatamente analizzato ed etichettato, la purezza dei propri istinti è necessaria, anche se è la più oscura», commenta Zach Choy per la rivista Full Moon.

«La volontà di esplorare questi angoli e lo sforzo di razionalizzarli è radicata nell’arte, la condividiamo tutti in Crack Cloud e la pratichiamo anche. Ciò che abbiamo in comune, ciò che si può definire la nostra storia, è il rafforzamento dell’etica del fai-da-te nelle arti e la motivazione della comunità che ci circonda a creare».

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