I soci della Cofari sono stati chiamati a partecipare all’assemblea di approvazione del bilancio della cooperativa in programma il prossimo 30 luglio a Ravenna. In attesa dell’incontro Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti analizzano la difficile situazione della cooperativa che sta pagando in modo drammatico le conseguenze di un sistema che rischia seriamente di minare il tessuto economico del territorio. Sempre più imprese e cooperative di facchinaggio e logistica devono fare i conti con una pratica che vede le aziende committenti imporre prezzi ben al di sotto delle tariffe consigliate. Molte realtà, pur di lavorare, sono costrette ad accettare condizioni che non permettono un sano esercizio delle loro attività. È palese che c’è chi lavora in perdita.
Ciò va a scapito delle aziende, che vedono ridursi inevitabilmente i margini, e delle lavoratrici e dei lavoratori, che subiscono riduzioni di compensi e sono sottoposti a condizioni di lavoro peggiorative. Il quadro è molto preoccupante e riguarda numerose realtà del tessuto economico e produttivo ravennate. Cofari ne è caso emblematico ed è culminato con la cessione del ramo facchinaggio e cessato l’attività dei traslochi. Cofari continuerà a effettuare l’attività dei depositi per terzi nella sua sede in zona Bassette, con un solo dipendente.
Analizzando i bilanci degli anni compresi tra il 2017 e il 2019 della Cofari si trovano diverse conferme alla denuncia di stortura del sistema.
Il fatturato della cooperativa era di 12.333.297 euro nel 2017, poi è cresciuto a 16.117.540 nel 2018 e a 16.853.316 nel 2019. Tra il 2017 e il 2019 si è quindi registrato un incremento del 36,6%. Anche il costo del personale è aumentato nel triennio: era 9.406.566 euro nel 2017, 11.354.107 nel 2018 e 12.313.414 nel 2019. Tra il 2017 e il 2019 è quindi aumentato del 30,9%. I numeri cambiano notevolmente se si guarda al margine operativo lordo. La percentuale sul fatturato è del 2,66% nel 2017, del 2,61% nel 2018 e dello 0,02% nel 2019. Il reddito operativo (sempre in percentuale sul fatturato) è stato del 1,5% nel 2017, del 1,42% nel 2018 e del -1,15% nel 2019.
Le responsabilità delle difficoltà della cooperativa non vanno attribuite soltanto al sistema. Ci sono anche altre cause. Cofari ha tenuto aperto uno stato di crisi per ben 13 anni, ciò gli ha anche consentito di ridurre significativamente il costo del lavoro, permettendole in base alla legge 142, tra le altre cose, di erogare il 30% delle tredicesime e delle quattordicesima, di riconoscere un minor numero di permessi annuali e di pagare meno gli straordinari di quanto il contratto nazionale prevedesse. Negli anni di crisi, i vertici della cooperativa hanno assunto diverse scelte discutibili dal punto di vista organizzativo e gestionale.
Oggi i soci-lavoratori ne stanno pagando le conseguenze: «Le notizie in nostro possesso – commentano Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti – ci fanno dubitare che la quota sociale versata dai soci verrà restituita. Ad aggravare l’entità di questa perdita ha contribuito anche la scelta di Cofari, risalente al 2018, di trasformare il prestito sociale vincolato quinquennale, una cifra superiore agli 800mila euro, in capitale sociale. Questa operazione ha fatto in modo che diminuissero gli interessi passivi della cooperativa, ma oggi rende ancora più pesante il sacrificio che i lavoratori si trovano ad affrontare».
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