Era un lavoro paziente e meticoloso quello di Roberto Masotti; un lavoro che cominciava prima degli scatti – iniziava, piuttosto, con l’interesse per la musica, specie quella di ricerca e sperimentazione. Al “fotografo della musica” scomparso l’anno scorso, Ravenna Festival dedica la mostra “You Tourned the Tables on Me“, curata dalla compagna di vita e scatti Silvia Lelli.
A seguito dell’alluvione che ha colpito Lugo, la mostra originariamente prevista alle Pescherie della Rocca è stata riprogrammata al Museo Nazionale di Ravenna (via San Vitale 17), grazie alla collaborazione della Direzione Regionale Musei Emilia-Romagna. Dal 22 giugno al 30 settembre la Manica Lunga del Museo accoglie centoquindici ritratti di musicisti contemporanei “con tavolino”: tra il ’74 e l’81, un vecchio e malconcio oggetto di arredo, acquistato in un campo rom alla periferia di Milano, divenne infatti co-protagonista di un percorso fotografico che solo uno spirito visionario, tenace e ironico come quello di Roberto Masotti poteva concepire con la complicità dei suoi soggetti – da Juan Hidalgo a Philip Glass, da Luciano Berio a John Cage, da Michael Nyman a Steve Lacy, Demetrio Stratos, Brian Eno… La mostra è resa possibile dal sostegno di Assicoop Romagna Futura ed Edilpiù.
«È veramente un onore e un’emozione poter ospitare questa mostra – dichiara Letizia Lodi, Direttrice del Museo Nazionale – È interessante ricordare che Silvia Lelli fotografò nel 1982 Italo Calvino nella sua casa di Piazza Campo Marzio a Roma ed alcuni scatti sono ora editi nel ricco catalogo di Ravenna Festival intitolato alle Città invisibili del grande scrittore ligure. Nulla si dice avvenga per caso: Calvino, probabilmente era attratto dal percorso di un fotografo anticonvenzionale come Masotti, dalle sue mappe ‘mentali’, dai suoi viaggi ai confini tra musica e visibilità…tanto che giovane laureata proprio in quegli anni, fui invitata nella casa di Roma e Calvino mi parlò di Roberto, della sua particolarità, di Fluxus, dei viaggi.»
Alle 18 di mercoledì 21 giugno, in occasione della Festa della musica, è in programma il vernissage (ingresso su via Benedetto Fiandrini). Alle 19 Luca Maria Baldini presenta il progetto “We still have hands”, un omaggio a Meredith Monk – il cui ritratto è in esposizione – e alla sua Dolmen Music, composizione sperimentale e visionaria su cui Baldini, al live electronics, attua microvariazioni che rievocano simbolicamente la logica dell’innesto.
«È certamente sbagliato scrivere ‘tourned’ in luogo di ‘turned’, come faccio nel titolo. Attribuisco questo ‘consapevole’ errore alla forma rotonda (‘round’) del tavolino, ma potrebbe anche riferirsi al viaggiare (‘tour’). Questo progetto, da me perseguito con ostinazione per otto anni, ha fatto sì che l’oggetto attraversasse diversi paesi europei, ripetutamente. Ero spinto sì da un istinto evidentemente irrazionale (si pensi al disagio), quanto irresistibilmente attratto dalla ‘nuova musica’»: scriveva così Roberto Masotti per la prefazione del libro fotografico You Tourned the Tables on Me, volume pressoché irreperibile prima della riedizione promossa lo scorso autunno da Fondazione Ravenna Manifestazioni con seipersei editore.
Il malconcio, sgangherato tavolino è entrato nella vita di Roberto Masotti in un assolato pomeriggio di maggio di quasi cinquant’anni fa, acquistato alla periferia di Milano da rom dediti alla compravendita di rottami di ferro. Usato incidentalmente per la prima volta come attrezzo di scena per l’artista Fluxus Juan Hidalgo, il tavolino è diventato il comune denominatore di una serie di ritratti il cui titolo riprendeva – con la variazione da turned a tourned – il titolo di una vecchia canzone di Broadway che Billie Holiday amava interpretare. Ogni musicista coinvolto era invitato a prendere visione di tutte le immagini precedentemente selezionate e decideva liberamente come agire nei confronti del suo…coprotagonista. Proprio come il tavolino ha errato per diversi Paesi europei, così Masotti si è mescolato ai nomadi del suono in un continuo attraversamento di frontiere, esplorando le nuove terre incognite della musica.
Perché Roberto era là, prima di molti altri; là dove la musica accadeva o stava per accadere. È stata forse questa la sua grande maestria. Fin dai primi anni Settanta ha respirato l’aria che respiravano i suoi soggetti: fotografare la musica – anzi, le musiche – non è tanto questione di catturare l’attimo, ma di liberarlo, piuttosto, lasciarlo risuonare ed espandere oltre i confini dello scatto, raccontare una storia (uno spartito) che è già cominciata e deve ancora finire. Facendosi testimone di una meravigliosa stagione di creatività, Roberto ha lasciato un’impronta indelebile, che continua a vivere in ogni scatto ma anche nel ricordo di chi l’ha conosciuto e lavorato con lui – incluso Ravenna Festival, con cui ha sovente collaborato anche con la moglie Silvia, anche, ma non solo, in virtù dell’indissolubile legame con Ravenna, loro città natale.
Informazioni 0544 213902
Ingresso con biglietto del Museo Nazionale: 6 Euro + 1 Euro devoluto ai recenti eventi alluvionali in Emilia-Romagna, Marche e Toscana (ridotto 18-24 anni 2 euro +1 Euro; fino a 17 anni gratuito); gratuito per tutti prima domenica del mese e 23 luglio
Orari di apertura mar-ven 8.30-19.30, sab-dom 8.30-14; prima domenica del mese e 23 luglio 8.30-19.30
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