Affonda nella tradizione e in una suggestiva storia di famiglia, l’origine dei “Biscotti Bizantini” che i ravennati Jacopo Randi e Lorenzo Sirotti, rispettivamente di 33 e 30 anni, stanno cercando di far conoscere in tutta Italia e nel mondo, in omaggio appunto all’ex capitale bizantina. L’idea è maturata durante le lunghe giornate della pandemia quando, approfittando della chiusura di tante attività, hanno sperimentato la produzione dei biscotti in un laboratorio di via Cavour messo a disposizione da un conoscente. Da lì ha preso il via una bella avventura commerciale. L’amicizia tra loro invece risale ai tempi dell’università, a Milano, città in cui entrambi si sono trasferiti per poi decidere di rientrare a Ravenna una volta laureati. Ad accomunarli la passione per il buon cibo e per la propria città d’origine.
Jacopo Randi, è corretto dire che la magia di questi biscotti sia nata a pochi passi dal mare, nella sua famiglia?
«Sì. Dopo aver lavorato a lungo come professore di latino, mio nonno paterno Umberto decide di aprire una piccola libreria a Marina di Ravenna. Spesso in compagnia di nonna Franca, appassionata di cucina, ritrova all’interno di un libro di cucina ebraica la ricetta dei biscotti. Da cinquant’anni, la nonna ha allietato figli, nipoti e amici con il delicato profumo di questi biscotti appena sfornati, dal sapore semplice e genuino come le materie prime da sempre utilizzate. I nostri “Biscotti Bizantini” racchiudono in sé la ricerca di un professore, l’affetto di una nonna e il legame con la propria terra».
La scintilla è nata invece grazie al Covid?
«Durante la pandemia abbiamo visto, proprio nelle nostre origini, la possibilità di metterci in gioco cominciando a produrre questa ricetta di famiglia e farla conoscere e apprezzare dal pubblico più ampio possibile. Una telefonata a marzo 2021 è stata decisiva per dare il la a tutto… Consapevoli del valore della nostra ricetta cerchiamo continuamente di migliorarci e di offrire un prodotto artigianale d’eccellenza».
Lorenzo Sirotti, la ricetta dei biscotti ha tutte le caratteristiche per piacere a tutti?
«Sì. Pur affondando nella tradizione, è moderna perché realizzata con pochi ingredienti, senza grassi di origine animale, quindi adatta anche a chi ha intolleranze ai latticini e per chi è sensibile alle tematiche di sostenibilità. Farina, olio, zucchero e uvetta sono i principali ingredienti che compongono la ricetta classica delle nostre tessere dolci all’uvetta. Fragili ma determinate, vengono cotte al forno».
Perché chiamarli “Biscotti Bizantini”?
«Si tratta di un chiaro omaggio a Ravenna terra di transizione e di interscambio culturale, e anche al mosaico, visto che la forma ricorda proprio quella delle tessere. Tessere che assumono poi un colore diverse in base al gusto proposto».
Randi-Sirotti, per il lancio dei biscotti, qual è stata una tappa fondamentale?
«La partecipazione al “Taste” a Firenze, fiera di eccellenze gastronomiche italiane dove sono nati i primi importanti contatti. Il confronto con i professionisti del settore è servito per migliorare il confezionamento dei biscotti, con cartoni più rigidi e adatti al trasporto, e per ampliare l’offerta in termini di gusto. Oggi, oltre ai biscotti classici all’uvetta, ci sono anche quelli all’arancia candita e al caffè per la versione dolce, oltre a quelli alle mandorle salate e ai semi di zucca sul fronte salato».
Dove è possibile trovarli?
«Oltre che direttamente nel nostro shop online, nel negozio Leonardi Dolciumi. La titolare Elisa è stata una delle prime estimatrici, ha definito i biscotti “tra i più buoni mai mangiati”. Ci sono poi alcuni ristoranti e hotel della città che consentono ai loro clienti di conoscerli grazie a un “Welcome Kit”».
La vostra idea è non tanto e non solo quello di farli assaggiare ai turisti che arrivano in città ma di portare in giro il nome di Ravenna attraverso i vostri biscotti. Come va la produzione?
«Ogni anno è aumentata del 50% e ora sono in partenza ordini per tutta Italia ed Europa, in particolare per la Germania, mentre richieste stanno arrivando da Corea, Giappone, Hong Kong e Usa. Il prossimo sogno nel cassetto? Avere un laboratorio per avviare la nostra produzione. Al momento lavoriamo con il Forno Mazzoni in Darsena a Ravenna».
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