«In un’estate caldissima in cui ho preso la polmonite. Avevo solo 15 anni e ricordo che il medico mi prescrisse antibiotici, per cui non potevo stare al sole per evitare il formarsi di macchie sulla pelle. Mi trovavo nella casa al mare dove, fra l’altro, non avevo le mie solite cose. Girovagando per casa, ho avuto la fortuna di trovare dei libri della grande scrittrice statunitense Pearl S. Buck, premio Nobel per la letteratura nel 1938 che, con grazie a una vita molto avventurosa, aveva scritto vari romanzi ambientati in Cina».Cosa le ha regalato la lettura di quei romanzi?
«Mi sono innamorata del fatto che mi consentivano di evadere: all’improvviso non ero più ‘confinata’, ma libera di ‘agire’ in un altro mondo, conoscendo a mia volta altre vite e altri personaggi. Per me è stata una vera e propria scoperta, anche perché prima di allora mi divertivo ancora a guardare i cartoni animati».[vc_single_image image=”21230″ img_size=”full”]Da allora, com’è cambiato il suo rapporto con i libri?
«Credo di aver letto più libri che respirato. Dei libri mi piace tutto, anche solo toccarli e guardarli. Per me sono degli oggetti d’arte, al di là di quello che c’è scritto dentro».Che tipo di libri le piacciono? Quanti ne ha letti?
«Non è importante il genere in sé o l’autore. Amo tutti quelli che sono coerenti nella scelta della carta, della copertina, del carattere. Non li posso contare, sarebbe come contare la curiosità… i libri sono come l’aria: quando li leggo, mi arrivano dentro e mi cambiano, divento altro. Me li mangio letteralmente e mi modificano nell’anima, nel corpo e nell’azione».Può spiegare meglio come si svolge il suo lavoro, come crea un nuovo libro?
«Tutto inizia dall’incontro con la persona che si rivolge a me con un’idea in testa. Non è necessario essere scrittori per essere autori di un bellissimo libro, basta avere nel cuore un messaggio da esprimere. Per questo, si parte con l’ascolto della persona. Il mio primo compito è capire il messaggio che intende comunicare, oltre che individuare le espressioni che gli sono proprie. Poi, scrivo un’introduzione che esprime il suo sentire e, se ci siamo capiti, andiamo avanti nel percorso. Insieme troveremo le parole giuste, le immagini. Io le coordinerò affinché il lettore possa ‘sentire’ il suo messaggio. Uso il termine ‘sentire’ e non ‘leggere’ perché, come ripeto, un libro è bello se è coerente con ciò che l’autore vuole esprimere. Il lavoro prosegue con l’aiuto di un grafico e di un tipografo fino a consegnare il libro finito e stampato».Ultimamente collabora con La Rilegatrice, marchio editoriale della White Line di Faenza, con cui ha ideato le collane “Taccuini d’artista” e “Taccuini autobiografici”. Di cosa si tratta?
«Grazie a un bel lavoro di squadra, abbiamo voluto creare una grande famiglia di autori che desiderano condividere con il pubblico dei lettori le loro esperienze di vita. Con la collana “Taccuini autobiografici”, gli autori si raccontano attraverso fotografie, oggetti, luoghi cari, canzoni, ricette. Piccoli particolari che rendono unica ogni vita. “Taccuini d’artista”, invece, è una collana in cui singoli artisti, professionisti e imprese descrivono il significato profondo delle loro opere. Un modo per capire lo sguardo con cui l’autore vede il mondo».[vc_single_image image=”21231″ img_size=”full”]Lei cura la rubrica “Assaggi di libri” del nostro sito web Più Notizie. Che soddisfazioni le regala?
«Per me è una continua scoperta, anche di cose che non conoscevo, è un viaggio molto emozionante nei libri del territorio fra passato e presente, che riserva sempre sorprese. Spero sempre che a emozionarsi con me siano anche i lettori che non mancano di dare riscontri positivi. Le mie sono recensioni brevi, perché mi piace cogliere l’essenza di quello che gli autori scrivono, offrendo suggerimenti di lettura».Info: 338-3248651 e www.giuliareina.it
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