29 Mag 2022 11:03 - Formazione e lavoro
Gianluca Dradi, preside del liceo artistico di Ravenna: «Credo in una scuola moderna e aperta che favorisca la crescita dei ragazzi»
Le parole di Gianluca Dradi sulla sua idea di scuola moderna e le novità per gli esami 2022
di Roberta Lodisco

«L’idea nasce dalla costatazione che nella scuola ci sono alcuni studenti che sperimentano e vivono un’esperienza di varianza di genere e si trovano ad affrontare problemi di identità di genere, che vogliono esprimere e manifestare esternamente la loro personalità in fase di transizione. Siccome nell’adolescenza questi passaggi sono abbastanza delicati, in un dialogo fra scuola e famiglia, abbiamo pensato che similmente ad altre esperienze nazionali potesse essere utile riconoscere questa condizione e consentire a chi lo chiede di essere chiamato con il nome che preferisce, corrispondente al genere sessuale in cui si riconosce». Cosa è per lei una scuola moderna?
«Penso a un modello di scuola che non sia adattativo, ovvero a una scuola in grado di preparare i giovani alle competenze necessarie per il mondo del lavoro che arriverà fra 5/10 anni, quindi che si adatti al futuro che viene ipotizzato per loro. Credo di più a un modello di scuola trasformativo cioè una scuola nella quale si insegna quel pensiero aperto, flessibile, critico, problematico che consente di indirizzare il futuro, non di subirlo, che offre agli studenti gli strumenti per costruirsi la capacità di gestire il loro futuro e in un certo senso di trasformarlo. In questa logica anche la pratica delle molteplicità dei linguaggi, dei punti di vista, delle soluzioni e, in un certo senso, dei generi, può essere uno stimolo a costruire questo tipo di pensiero, ma anche a valorizzare le differenze e lo scambio». Come si presenta la scuola dopo la pandemia?
«L’esperienza è ancora molto fresca e incerta. A scuola viviamo con le regole previste dalla legge, che prevedono l’uso delle mascherine e il divieto degli assembramenti. Siamo nel guado di uscita dalla pandemia si spera, ma non ancora completamente fuori». [vc_single_image image=”12224″ img_size=”full” add_caption=”yes”]Come hanno affrontato questo periodo i ragazzi?
«Certamente questi due anni sono stati difficili per gli adolescenti, che hanno visto venir meno la socialità, l’esperienza di comunità e quindi le competenze di cittadinanza, che non si imparano sui libri, ma vivendo in mezzo agli altri. Il fatto di aver sperimentato per molti mesi la didattica a distanza, cosa inevitabile, certamente ha creato un problema alla formazione di questa competenza di cittadinanza e di stare insieme. Speriamo davvero il prossimo anno di poterci lasciare alle spalle la pandemia». A breve si svolgerà la maturità 2022: cosa ci sarà di diverso rispetto agli ultimi anni?
«Anche l’esame di maturità di quest’anno rappresenta la situazione intermedia che si sta affrontando e, quindi sarà una via di mezzo tra quello previsto dalla legge nel periodo precedente al 2020 e quello conosciuto durante la pandemia. In passato, come in tanti ricorderanno, era prevista una commissione metà interna e metà esterna, e una prevalenza di punteggio derivante dall’esame di 60 punti e 40 punti per il percorso scolastico, con entrambe le prove scritte ministeriali. Durante la pandemia, invece, la maturità è stata solo ora e con commissione interna. Quest’anno avremo una via di mezzo: l’esame avrà sempre una commissione interna, ma sono stati ripristinati i due scritti che però saranno formulati dalla scuola e il punteggio sarà per il 50% legato all’esame e per il restante 50% ai crediti scolastici. Una via di mezzo che esprime appunto la situazione che viviamo. Un avvicinamento alla normalità». Come è stata accolta questa nuova modalità?
«Molti studenti in Italia hanno protestato perché non si sentono preparati per svolgere gli esami scritti. Per quanto mi riguarda, credo che la sfida di avvicinarsi alla normalità valga la pena di essere percorsa. Bisogna rassicurare gli studenti, la commissione è composta dai loro professori, e le stesse prove saranno formulate dai loro docenti, ma è un passaggio importante per riguardare il mondo con la prospettiva di rincominciare a vivere normalmente. Vedo positivamente questa nuova modalità d’esame a mezzo fra il passato e il futuro».