I gessi dell’Appennino tosco-romagnolo in corsa per diventare Patrimonio dell’Umanità Unesco

La Regione Emilia-Romagna è a Riyad, in Arabia Saudita, per sostenere la candidatura dei Gessi e delle grotte dell’Appennino tosco-romagnolo a Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco. Sarà l’assessora regionale alla Programmazione territoriale e parchi Barbara Lori a guidare la delegazione che parteciperà da domenica 17 settembre ai lavori della 45esima sessione estesa del Comitato del Patrimonio Mondiale Unesco.

Della delegazione regionale fanno parte anche Massimiliano Costa, direttore Ente di gestione per i parchi e la biodiversità – Delta del Po, Stefano Lugli, professore associato Dipartimento di Scienze Chimiche e Geologiche Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia e Fausto Giovanelli, direttore Parco Nazionale Appennino Tosco Emiliano, oltre ad alcuni tecnici.

Riyad ospita in questi giorni i lavori del Comitato: sotto esame le candidature provenienti da tutto il mondo e lo stato di conservazione di 260 siti già iscritti nella Lista del Patrimonio Mondiale, di cui 55 sono anche nella Lista del Patrimonio Mondiale in pericolo. L’esito delle valutazioni dovrebbe essere reso noto il 20 settembre.

«Attendiamo – sottolinea l’assessora Barbara Lori- la decisione del Comitato, auspicando che i nostri Gessi vengano finalmente riconosciuti patrimonio mondiale dell’Unesco. Già la candidatura è prestigiosa a livello internazionale, il riconoscimento sarebbe un’occasione straordinaria di valorizzare e promuovere ulteriormente il ricco patrimonio ambientale dell’Emilia-Romagna. Parliamo di una catena appenninica fatta di siti unici al mondo con grotte, sorgenti saline e fenomeni carsici gessosi. Un patrimonio di natura geologica nel quale si può tracciare la straordinaria evoluzione della Terra, come evidenzia l’aspetto geologico di questa candidatura».

I Gessi emiliano-romagnoli

Sono sette i siti che costituiscono il “Carsismo nelle Evaporiti e Grotte dell’Appennino Settentrionale” tra le province di Reggio Emilia, Bologna, Rimini e Ravenna: Alta Valle Secchia, Bassa Collina Reggiana, Gessi di Zola Predosa, Gessi Bolognesi, Vena del Gesso Romagnola, Evaporiti di San Leo, Gessi della Romagna Orientale. Aree accomunate dalla presenza di rocce che si sono formate nel corso dei millenni in seguito all’evaporazione delle acque marine che ricoprivano queste zone e alla concomitante concentrazione dei sali minerali tra cui, appunto, il gesso.

Il percorso della candidatura

Il Consiglio  direttivo della Commissione nazionale italiana per l’Unesco ha deciso di proporre il carsismo emiliano-romagnolo come candidatura italiana alla Lista del Patrimonio Mondiale per il 2023 nel gennaio 2022, poi tra il 21 e il 28 novembre dello scorso anno la commissaria Unesco Gordana Beltram è stata in Emilia-Romagna, come previsto dalla procedura, per una serie di sopralluoghi ed incontri con esperti scientifici, organi di gestione, stakeholder istituzionali e locali per conoscere da vicino il patrimonio ambientale, storico e culturale dei Gessi emiliano-romagnoli. A luglio 2023 si è concluso l’iter di valutazione tecnica con la proposta di una bozza di decisione in merito all’esito della candidatura, accompagnata da prescrizioni e raccomandazioni, che viene rimessa alla decisione dei 21 membri Comitato del Patrimonio Mondiale. Ora si attende la decisione finale del Comitato internazionale Unesco.

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