Sabato 10 febbraio intorno alle 7 di mattina è in arrivo la Geo Barents con a bordo 134 migranti, il sindaco Michele de Pascale commenta l’arrivo della nave di Medici senza Frontiere al porto di Ravenna. Si tratta dell’ottavo sbarco, a partire dal 31 dicembre 2022, il terzo per la Geo Barents dopo l’ultimo avvenuto il 3 gennaio scorso.
«Dopo lo sbarco di 336 migranti registrato il 3 gennaio scorso, Ravenna è per l’ottava volta individuata come Porto sicuro per la nave Geo Barents di Medici senza Frontiere, con a bordo 134 persone di diverse nazionalità: Siria, Pakistan, Bangladesh, Marocco, Palestina, Egitto, Etiopia ed Eritrea. – spiega Il sindaco Michele de Pascale – Porto Corsini diventerà ancora l’approdo – il prossimo 10 febbraio – di un viaggio drammatico per quanti sfuggono a guerre e povertà. Il Comune di Ravenna, in stretto raccordo con la Prefettura e con lo straordinario supporto di tutta la comunità, come sempre farà la propria parte con umanità e senso di responsabilità.
Ci colpisce invece, l’atteggiamento del governo che continua a scegliere approdi del centro nord allungando ulteriormente il calvario di donne, uomini, bambini e minori già allo stremo delle forze. Una scelta disumana, dichiaratamente finalizzata a tenere le navi umanitarie lontane dalle zone SAR impedendogli di salvare vite umane. A tutto questo noi contrapponiamo un modello di accoglienza basato sull’umanità, la professionalità e l’organizzazione.
L’accoglienza delle città è l’unico anello umano ed efficiente di una catena segnata invece dalla demagogia e dalla disorganizzazione del Governo Meloni, che non solo gioca sulle vite delle persone nelle fasi di salvataggio e sbarco, ma non ha poi nessuna strategia sul “dopo”, con norme capestro sul riconoscimento dello status di rifugiato, numeri ridicoli di rimpatri e nessuna politica attiva per integrazione che passa prima di tutto attraverso la conoscenza della nostra lingua e il lavoro.
Il blocco degli sbarchi era stata la promessa più forte del Governo Meloni, e al di là delle opinioni, oggi ne rappresenta il fallimento più cocente. La presidente del consiglio ammetta l’errore, convochi le autonomie locali e il mondo del lavoro e costruiamo insieme un modello di integrazione serio, umano ed efficiente».
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