Il Presidente della ROCA sullo stato del comparto
“La crisi del settore, le incertezze legate alla pandemia, ma soprattutto l’immobilismo delle istituzioni stanno creando una situazione particolarmente grave per le imprese dell’offshore ravennate. Soprattutto preoccupa il proseguire del fermo indiscriminato delle attività di prospezione e ricerca imposto dalla Legge n. 12 del 2019”. Con Franco Nanni, Presidente della ROCA – Ravenna Offshore Contractors Association, l’associazione delle imprese del polo ravennate dell’offshore petrolifero, facciamo il punto sullo stato di un comparto d’eccellenza dell’industria del nostro territorio. Un comparto che, però, ormai da qualche anno soffre e registra riduzioni di attività e occupazione.«Attualmente le aziende che fanno capo alla ROCA occupano circa 6mila persone, quasi metà delle quali impegnate all’estero. Fino a pochi anni fa erano più di 10mila e lavoravano soprattutto in Italia e, in particolare, nell’area ravennate. Questo rende bene l’idea della situazione in cui operiamo: l’azzeramento ingiustificato delle prospettive di investimento nel settore ha distrutto l’attività delle nostre imprese, costrette a tagliare migliaia di posti di lavoro ad elevato livello di specializzazione o addirittura a chiudere». [vc_single_image image=”4790″ img_size=”full” add_caption=”yes”]Quindi quali sono le vostre richieste? Di cosa ha bisogno l’offshore ravennate?«Per noi è importante riaprire quanto prima l’attività estrattiva in Adriatico per evitare di dover dipendere esclusivamente dalle commesse estere e dare nuove certezze alle imprese ravennati, comprese quelle dell’indotto».Molte aspettative sono legate anche al progetto dell’Eni per la cattura della CO2 che, tuttavia, non riceverà i sostegni pubblici sui quali confidava. Questo cosa comporterà?«Il progetto dell’Eni che prevede investimenti per circa 2 miliardi di euro non verrà finanziato né dai fondi europei né da quelli italiani. Certamente un problema per Ravenna anche se il Sindaco ha assicurato che si andrà avanti ugualmente reperendo altrove tutte le risorse necessarie. Tuttavia questa bocciatura è significativa perché evidenzia molto bene quanta ostilità ci sia presso alcune forze politiche verso la ricerca di fonti energetiche italiane che ridurrebbero la nostra dipendenza dall’estero. Si tratta di posizioni che hanno molto di ideologico e molto poco di economico». Comunque ci sono anche altri progetti ai quali guardate con interesse. «Sono allo studio diverse iniziative tutte legate alla ricerca di fonti energetiche alternative che interessano da vicino Ravenna. Penso al parco eolico della Saipem che prevede un investimento di 600 milioni di euro per l’installazione di circa 56 turbine su fondazioni fisse sul fondo del mare e che comporterà l’utilizzo di tecnologie innovative. Abbiamo poi il progetto Eni per la produzione di energia da moto ondoso Iswec e che vede lo sviluppo del prototipo in corso al largo della nostra costa. Poi ci sono tutte le iniziative legate all’idrogeno che sono allo studio e che vedono il favore dell’Ue per gli impegni assunti per la transizione energetica. Si tratta di tutti progetti ai quali le imprese ravennati possono offrire un significativo contributo grazie alla pluriennale e consolidata specializzazione conseguita». [vc_single_image image=”4787″ img_size=”full” add_caption=”yes”]Per concludere, voi mentre da un lato offrite la vostra disponibilità a contribuire alle politiche energetiche nazionali, dall’altro chiedete certezze per operare. «ROCA rinnova l’offerta degli operatori del settore ad apportare il proprio contributo alla politica energetica del paese, che non può sopportare repentini cambi di direzione, come accaduto nell’ultimo decennio. Nel mare Adriatico, in aree non interessate da vincoli ambientali, abbiamo ancora grandi riserve di gas che non vengono sfruttate. Il metano è il combustibile meno inquinante, necessario per almeno 30-50 anni di transizione e la ricerca di questa risorsa non può essere bandita indiscriminatamente dal nostro mare. A Ravenna c’è un polo di eccellenza assoluta del comparto energetico che non va assolutamente cancellato, soprattutto perché è al servizio non solo delle imprese che ne fanno parte, ma dell’intera collettività ravennate».