Francesca Giannone regina del 2023 con 350mila copie: «”La Portalettere”? Successo oltre le aspettative»

L'autrice incontrerà i suoi lettori romagnoli il 23 maggio a Lugo, al Chiostro del Carmine alle 21 per lo ScrittuRa Festival e dialogherà con Maria Chiara Sbiroli.

Foto di Federico Patrocinio

Fra gli ospiti dello ScrittuRa Festival 2024 spicca un nome che ormai da più di un anno domina le classifiche nazionali per vendita di copie: stiamo parlando di Francesca Giannone, salentina di nascita e nello spirito, che con il suo romanzo: “La Portalettere” (Casa Editrice Nord), si è aggiudicata il titolo di libro più venduto del 2023 oltre al premio Bancarella e il premio Amo Questo Libro.

Più di 350 mila copie ed in corso di traduzione in 34 paesi, un successo che ha attirato l’attenzione delle case di produzione come la Lotus Production, una società di Leone Film Group, che ne ha acquistato i diritti per portare il romanzo sullo schermo.

Il romanzo “La Portalettere” inizia negli anni ’30 e racconta la storia di Anna Allavena, genovese trapiantata in un paesino del salento, di cui è originario il marito Carlo. Qui Anna si trova a scontrarsi con la mentalità chiusa del tempo. Vincerà il concorso da portalettere, diventando la prima postina donna del paese, cosa che la porterà a confrontarsi con vari cittadini lasciando il suo segno, aiutando anche le altre donne del paese ad autoaffermarsi. Quella di Anna è la storia di una donna che ha voluto vivere la propria vita senza condizionamenti, ma è anche la storia della famiglia Greco e del paese di Lizzanello, dagli anni ’30 fino agli anni ’50, passando per una guerra mondiale e per le istanze del femminismo. Ed è la storia di due fratelli inseparabili, destinati ad amare la stessa donna.

Francesca Giannone incontrerà i suoi lettori romagnoli il 23 maggio a Lugo, al Chiostro del Carmine alle 21 per lo ScrittuRa Festival e dialogherà con Maria Chiara Sbiroli.

Giannone, Il romanzo nasce dal ricordo della sua bisnonna, come dichiara nel libro, cosa l’ha spinta a narrare la sua storia? 

«Quando ho aperto quel cassetto di famiglia, trovandoci dentro il biglietto da visita di Anna Allavena, cioè della mia bisnonna, mi sono detta che lì, tra le vecchie foto in bianco e nero, i carteggi, i documenti, le cartoline, c’era una storia di quasi un secolo fa rimasta sepolta troppo a lungo e che era ora di raccontare: quella della prima portalettere donna del paese». 

Anna è una donna forte, schietta, impegnata nel sociale e femminista, potremmo considerarla fuori dall’ordinario per quel periodo storico? Si rispecchia in lei?

«È senza dubbio una donna che ha precorso i tempi, immaginando, per sé e per le altre donne, un futuro diverso, in cui tutti gli scenari diventano possibili. Ho sicuramente fatto tesoro della sua vita, traendone ispirazione per la mia». 

Il paese fin da subito “le rema contro”. Riuscirà Anna a cambiare la mentalità dei suoi abitanti?

«In alcuni sì, in altri no. Ad ogni modo Anna non vuole dare lezioni, non arriva in paese con l’intento di cambiarne la mentalità. Si limita a essere se stessa, a fare le scelte che ritiene giuste e a vivere come pare a lei. Tuttavia basterà questo suo modo di stare al mondo, completamente diverso da ciò a cui il paese era abituato, per innescare la miccia del cambiamento». 

Vicino ad Anna Antonio e Carlo, due fratelli molto diversi. Cosa trova Anna in loro e cosa invece la infastidisce?

«Carlo, il marito, caratterialmente rappresenta tutto ciò che Anna non è e non sarà mai: giocherellone, burlone, festaiolo, mattacchione, è il motivo per cui lei se ne innamora. Antonio, il cognato, rappresenta invece la sua anima gemella, colui in cui si specchia continuamente, trovandoci ogni volta sé stessa».

Nel testo ci sono diversi matrimoni, tradimenti, relazioni complesse e in alcuni casi anche violente. Qual è l’amore che vince in questo libro?

«Lo dice, a un certo punto, uno dei personaggi, don Ciccio: “Il sangue vince sempre”. In questa storia il legame famigliare, “di sangue”, finirà per avere la meglio su tutti gli altri, portando i personaggi a sacrificare persino la propria felicità, a rinunciare all’amore, pur di non disgregare il nucleo famigliare e di salvaguardarne la sopravvivenza». 

Foto di Federico Patrocinio

Nella storia si nota la predominanza di una società patriarcale, ma a essere vittime del conformismo non sono solo le donne. Daniele ne è un esempio?

«Questo romanzo parla di pregiudizi, in generale. Come ad Anna viene detto “Non puoi fare la portalettere perché è un lavoro da uomini”, a Daniele, uno dei personaggi della seconda generazione che sogna di diventare uno stilista, viene ribadito che non può mettersi a disegnare vestiti, perché quella è “roba da femmine”». 

“La portalettere” è una storia ricca di letteratura e citazioni. Quanto i libri influenzano la vita di Anna? E la sua?

«Anna è quella che oggi verrebbe definita una “lettrice forte”. Dalla Liguria si porta appresso poche cose, e tra queste ci sono i semi del basilico e i romanzi che ama di più. Più volte, nel corso della storia, la vedremo cercare le risposte nei libri, e soprattutto tra le righe. È una cosa che faccio spesso anch’io». 

Di grande impatto anche la descrizione dei luoghi e delle tradizioni che fanno da sfondo alla storia. Quanto è legata alla sua terra? Lo spirito di questi luoghi sopravvive ancora oggi?

«Il Salento fa parte di me e io faccio parte di lui. Gli appartengo, in qualche modo. Anche quando vivo altrove, adesso abito a Milano, per esempio. Per fortuna, alcuni aspetti del passato sopravvivono ancora oggi, come il forte senso di comunità dei paesini del Sud che genera solidarietà e vicinanza. Laggiù è impossibile sentirsi soli». 

“La portalettere” ha conquistato il primato di libro più venduto del 2023. Cosa si prova? Si aspettava per il suo esordio questo successo?

«Speravo che la storia di Anna arrivasse a quante più persone possibili, per restituirle qualcosa che in vita, probabilmente, le era stato tolto o non riconosciuto. Ma tutto è andato ben oltre le aspettative».

A breve tornerà in libreria con una nuova uscita: “Domani, Domani”. Cosa dobbiamo aspettarci da questo nuovo libro? 

«Saremo ancora in Salento, ma in una piccola città portuale che guarda al di là del mare, agli albori di un periodo storico che personalmente amo: gli anni Sessanta. Al centro della vicenda un fratello e una sorella, alle prese con una scelta che cambierà per sempre il loro destino e il loro legame, e che lascerà per strada una scia di rimpianti». 

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