L’ambiente ravennate suscita in Corrado Costa l’esigenza di crearsi una propria idea della città, concretizzata nel 1980 nelle pagine di Immaginare Ravenna, una raccolta tanto criptica, quanto affascinante, giocata sulla poetica del frammento, sul significato del vuoto e del silenzio, sul senso dell’assenza e l’assenza del senso, sull’ironia sottile di processi di alterazione minimi e minimalisti. Non sappiamo quante tavole siano state composte da Costa. L’insieme è andato disperso. Ne conosciamo soltanto una parte, oggi conservata da Roberto Peccolo, già gallerista livornese che ha dedicato tutta la sua vita alla scrittura verbo-visiva e al libro d’artista, inventandosi iniziative espositive memorabili e editando pubblicazioni che nel settore fanno storia, come la collana «Memorie d’Artista», che ci ha regalato opere preziose di autori come Henri Chopin, Jean-Luc Parant, Lamberto Pignotti o Arrigo Lora Totino, Irma Blank o Elisabetta Gut, Villeglé, Orlan, Nanda Vigo, Ugo La Pietra, Sergio D’Angelo e perfino Lindsay Kemp.
Ingresso libero fino a esaurimento posti. L’evento sarà trasmesso anche in streaming tramite il sito e il canale YouTube della Fondazione. Per maggiori informazioni sul volume, si rimanda al sito dell’editore: edizionipeccolo.blogspot.com
Corrado Costa (Mulino di Bazzano, 1929 – Reggio Emilia, 1991) visse a Reggio Emilia, dove svolse brillantemente la professione di avvocato, ma fu anche poeta, autore di teatro, disegnatore, performer e poeta sonoro, diventando parte del Gruppo 63. Collaborò a numerose riviste in Italia e all’estero, come Il Verri, Nuova Corrente, Malebolge, Il Caffè, Quindici, North, Altri Termini, Invisible City, Abracadabra, La Città di Riga, Anterem, Alfabeta, Frigidaire. Con Adriano Spatola condivise la stagione di Tam Tam, che proprio nella sua casa al Mulino di Bazzano visse una stagione indimenticabile, diventando un importante punto di riferimento per la sperimentazione poetica. Lì nacque anche Baobab, la prima audiorivista di poesia in cassetta. Pubblicò numerose plaquette di poesia e realizzò libri d’artista. Tra le sue opere sonore è da ricordare Retro, pubblicata in “Baobab” n° 21, Italia 1990-91, marzo 1992, successivamente ripubblicata in CD in Verbivocovisual, a cura di Giovanni Fontana (Il Verri, 2004) e poi trascritta da Fontana stesso, in “Avanguardia”, n° 35, anno 12°, Ed. Pagine, 2007. Ha tenuto mostre personali, tra le quali Le scimmie (Barcone sul Naviglio, Milano, 1989) e I casalinghi (Galleria Avida Dollars, Milano, 1990, poi Studio Cavalieri, Bologna, 1990).
Giovanni Fontana (Frosinone, 1946), poliartista, ha esperienza di arti visive, architettura, teatro, musica, letteratura. Fin dalla fine degli anni ‘60 elabora forme poetiche sperimentali. Grazie all’amicizia con Adriano Spatola, di cui ha curato, per dia•foria, l’opera poetica (2020) e la riedizione del romanzo «L’oblò» (2022), inizia a frequentare i territori dell’avanguardia internazionale stringendo rapporti di collaborazione con i più significativi esponenti. Negli anni ‘70 partecipa al laboratorio del Mulino di Bazzano ed entra nelle redazioni di «Tam Tam» e «Baobab». Nel 1987 fonda la rivista di poetiche intermediali «La Taverna di Auerbach» e successivamente entra nelle redazioni di «Doc(k)s» e «Inter-Art actuel». Performer accreditato nei più importanti festival di nuova poesia e di arti elettroniche in Europa, in America, in Oriente, è il teorico della «poesia epigenetica», che studia la gamma dei possibili rapporti tra testo e azione. Ha al suo attivo numerose pubblicazioni in forma tradizionale e multimediale. Ha scritto per molti musicisti, tra i quali Ennio Morricone e Roman Vlad. Il suo primo libro è il testo-partitura Radio/Dramma (1977); tra i più recenti: Epigenetic Poetry (2021), Il corpo denso (2021), Paysages (2021), HIC (2021), Inventario (2022), Je sens donc je son (2022), The poetic machine (2022).
La presentazione sarà anche l’occasione per visitare la mostra Modulare lo scarto di Enrica Borghi, che proseguirà fino al 17 dicembre 2022. L’esposizione intende evidenziare il dialogo che Enrica Borghi intrattiene da anni con la tecnica del mosaico, aggiornata tanto nei materiali quanto nei significati, attraverso una ricerca artistica che si caratterizza per il riuso di frammenti ed elementi di scarto. La selezione di installazioni parietali e pavimentali comprende alcune tra le opere modulari più rappresentative del suo percorso, che richiamano motivi aniconici geometrizzanti di antica ascendenza, interpretati mediante elementi prosaici come tappi in plastica, nastri segnaletici e scarti di origine industriale.
Informazioni: info@sabeperlarte.org | www.sabeperlarte.org
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Le opere saranno esposte nelle vetrine degli esercenti aderenti da venerdì 22 novembre a lunedì 2 dicembre.
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