«Tra uomini e donne che fotografano non c’è uno sguardo diverso, ma interessi, obiettivi e contenuti diversi». Con queste semplici parole la storica dell’arte Raffaella Perna, docente all’università La Sapienza di Roma che da tempo si dedica allo studio della fotografia femminile a partire dagli anni Settanta, ha sintetizzato lo spirito del secondo evento collaterale alla mostra “Fotografia e femminismi”, ieri sera (venerdì 23 novembre) alla Fondazione Sabe di Ravenna. È stata lei a condurre la conferenza su “Ripensare la casa. Politiche dello spazio domestico nelle fotografie della collezione Donata Pizzi”, dinanzi a un folto pubblico di appassionati e cultori d’arte.
«Con Raffaella ci conosciamo da tempo – spiega durante la presentazione iniziale Federica Muzzarelli, curatrice della mostra – e insieme collaboriamo con il gruppo di ricerca FAF/Dipartimento delle Arti dell’università di Bologna. La fotografia si mostra particolarmente adatta a incanalare le esigenze di rappresentazione e racconto femminista. È un’alleata nella possibilità di riappropriarsi delle storie nascoste e dimenticate, rivendicando ruoli e presenza nel mondo. Ci racconta la dimensione chiave del femminismo che è quella del collettivo, forse una delle più preziose conquiste del movimento italiano: donne artiste e femministe riunite in un progetto comune, una seduta di autocoscienza grazie a cui confrontarsi e raccontarsi secondo prospettive nuove e nuovi modelli visivi. Sguardi di donne su altre donne che definiscono la fotografia come strumento ideale per il racconto insieme autobiografico e collettivo».
«Ciò che più rende interessante la mostra, oltre alla bellezza delle opere, è il fatto di focalizzarsi proprio sulle donne e sulle loro esigenze – afferma Raffaella Perna –. Le foto sono prese dalla Collezione di Donata Pizzi che si è aperta negli anni Sessanta, quelli del boom economico e del miracolo italiano, caratterizzati dall’aumento del prodotto interno lordo e dalla diffusione di auto ed elettrodomestici. Paradossalmente un momento di benessere economico che si è tradotto in una diminuzione del lavoro femminile e nella trasformazione di molte donne in casalinghe perfette, grazie a tutte le meraviglie del progresso, ma rinchiuse in una gabbia dorata senza uscita». Questi cambiamenti sociali ed economici sono analizzati, dal punto di vista femminile, nell’inchiesta “Le italiane si confessano (1959) di Gabriella Parca che raccoglie centinaia di lettere, e poi nel libro “Feminine Mystique” di Betty Friedan che fa un’analisi della discrepanza tra ciò che le donne si aspettavano dopo gli studi e ciò che veniva loro realmente offerto.
La critica d’arte cita poi l’iconico volume collettivo femminista “Ci vediamo mercoledì. Gli altri giorni ci immaginiamo” (1978), di cui in mostra è possibile ammirare alcune maquette. «Le artiste si riuniscono in collettivi – ricorda Perna – per evidenziare l’urgenza di relazioni con altre donne per raccogliere altre esperienze creative, per aprire un proprio spazio e lavorare insieme». Tra di loro ci sono, per esempio, Silvia Truppi che realizza la serie “Santa Mercedes in graticola” dove gli strumenti di tortura sono accessori domestici, Paola Mattioli con l’opera “Cosa pensi del movimento femminista?”, un piccolo portacipria in cui specchiarsi e porsi domande. Carla Cerati nel 1977 si è dedicata alla serie “Professione fotografa”, mentre Liliana Barchiesi a quella su “Le casalinghe” in cui si entra nei tinelli, nei salotti e nelle camerette delle oneste e dignitose case della periferia milanese degli anni Settanta. Bianca Menna, nella sua storica performance “Oggi spose”, realizza un vero e proprio sdoppiamento tra sé e il suo alias, ritraendosi nel giorno del suo matrimonio e poi nei panni di Tomaso Binga.
Un incontro, dunque, che è servito per saperne di più sulle artiste in mostra alla Fondazione Sabe per l’Arte che propone anche un interessante percorso intergenerazionale. I lavori di artiste storiche come Liliana Barchiesi, Lisetta Carmi, Lucia Marcucci, Paola Mattioli e Tomaso Bingo, sono accostato a quelli di fotografe più giovani quali Martina Della Valle, Giulia Iacolutti, Moira Ricci, Alessandra Spranzi e Alba Zari. La serata è stata anche l’occasione per presentare il catalogo della mostra pubblicato da Danilo Montanari Editore.
La mostra “Fotografia e femminismi” resterà aperta fino al prossimo 15 dicembre, nelle giornate di giovedì, sabato e domenica dalle 16 alle 19.
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