Fondazione Sabe di Ravenna: dialogo sulla contemporaneità del mosaico con l’artista Enrica Borghi

Un match duro per il weekend

Tanti studenti dell’Accademia di Belle Arti di Ravenna e appassionati di arte hanno partecipato ieri sera, alla Fondazione Sabe per l’Arte di via Pascoli 31, all’incontro con l’artista Enrica Borghi, in dialogo con Pasquale Fameli e Daniele Torcellini, rispettivamente direttori artisti della Fondazione il primo e della “Biennale Mosaico di Ravenna” il secondo. Per l’occasione è stato inoltre presentato il catalogo della mostra “Modulare lo scarto” (edito da Danilo Montanari), che in molti si sono fatti autografare. La mostra è tuttora allestita in galleria, ed è possibile visitarla fino al prossimo 17 dicembre, il giovedì, venerdì e sabato dalle 16 alle 19.
Il curatore della mostra Pasquale Fameli ha ricordato come, sin dai primi anni Novanta, Borghi abbia lavorato con oggetti sintetici e colorati come bottiglie e tappi di plastica, sacchetti della spesa, bigodini, unghie finte e spazzole e così via, aprendo una linea di ricerca diversa da quella di molti suoi colleghi. «Borghi sceglie di riscattare esteticamente ciò che si considera comunemente ‘rifiuto’ – spiega Fameli –. La sua è quindi un’operazione di decongestione dell’ambiente dagli eccessi della produzione industriale, capace anche di convertire lo spazio dell’arte in spazio ecologico, di accumulo e di rigenerazione dei materiali in questione. L’artista impiega questi elementi all’interno di estese e complesse configurazioni ornamentali che richiamano per esempio l’antica tecnica dell’uncinetto, dell’arazzo e del mosaico. Si tratta di una scelta di grande consapevolezza culturale, poiché la decorazione gioca un ruolo fondamentale nella post modernità».

 

«Tornare a Ravenna è stata una bella esperienza – racconta l’artista Borghi –. La mostra è stato un modo di rileggere il mio lavoro. Nelle mie opere evidente è il tema del gesto che si ripete, secondo precise texture e scelte cromatiche, mentre lo scarto di materiale plastico rappresenta il mio tratto distintivo. Le bottiglie e i tappi in plastica sono, senza dubbio, gli oggetti che più ho utilizzato. In passato, nella realizzazione di abiti da donna e veneri, ho anche recuperato scarti da grandi aziende del campo cosmetico, in particolare unghie, quindi si può dire che ho ripercorso 15 anni di moda di smalti e colori». Anche il tema del decorativo è stato a lungo indagato, soprattutto in ambito quotidiano, per raccontare storie. Ed è così che il mosaico è diventato il suo principale “luogo di indagine”.

Durante l’incontro, anche attraverso il lavoro di ricerca e sperimentazione di Borghi, si è fatto il punto sul mosaico in quanto espressione di contemporaneità. «Anche a Ravenna si sta facendo sempre più strada un nuovo sguardo verso il mosaico capace di andare oltre la tecnica, come metafora – afferma Daniele Torcellini –. Ne è un esempio il lavoro di Enrica Borghi che si offre proprio come orizzonte metaforico, estetico e processuale. Nelle sue suggestive installazioni, l’effetto a mosaico del vedere cosa è rappresentato e come si rappresenta, si innesta sulla possibilità di riconoscere i residui e i frammenti plastici della nostra società. Nel divenire tessere di forme a mosaico contemporanee, gli scarti si caricano di valori simbolici che richiamano temi sensibili e attuali come la sostenibilità, l’impatto ambientale e il riuso dei materiali».

 

«La “Biennale del Mosaico contemporaneo” – conclude Torcellini –, è il contesto in cui il mosaico, tra forme pure e spurie, si può incarnare anche in installazioni pavimentali, fatte di tappi di bottiglie, attraverso cui guardare in faccia le contraddizioni della nostra società».

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