Maxi-frode nell’edilizia faentina. Il sequestro di falsi crediti d’imposta, disponibilità finanziarie e mobiliari costituisce l’epilogo di un’articolata attività d’indagine, coordinata dalla locale Autorità Giudiziaria, eseguita nei confronti di una società edile faentina, del suo consulente fiscale, di 4 tecnici asseveratori e di 3 amministratori di condominio. Tutti sono finiti nel mirino della Guardia di Finanza in quanto risultati coinvolti, a vario titolo, in un insidioso meccanismo di frode scoperto dalla Compagnia di Faenza nel settore dei bonus edilizi.
Nell’ultimo anno, infatti, i finanzieri hanno eseguito complesse investigazioni mediante l’escussione di persone informate sui fatti, accertamenti bancari, servizi di osservazione, rilievi fotografici e l’esame di ingente documentazione contabile ed amministrativa, dalla cui analisi è stato ricostruito il collaudato meccanismo di frode. L’impresa edile, infatti, attestava come già eseguite e terminate le lavorazioni appaltate dai committenti quando, in realtà, non era neanche stato predisposto il relativo cantiere, al fine di conseguire, mediante l’opzione “sconto in fattura”, un indebito credito di imposta da poter monetizzare anticipatamente attraverso la repentina cessione dello stesso ad ignari soggetti in buona fede.
Gli approfondimenti effettuati sulla contabilità dei lavori di cantiere, inoltre, disvelavano come alcune delle opere di restauro della facciata esterna degli edifici, che generavano i crediti di imposta, non venivano affatto eseguite, altre venivano realizzate solo in parte, altre ancora presentavano importi “gonfiati” rispetto al valore accessibile con il beneficio fiscale.
Comportamenti, questi, resi possibili anche grazie al contributo apportato proprio da quei soggetti ai quali la normativa ha attribuito l’esercizio di controlli preventivi, ovvero il consulente fiscale, incaricato all’apposizione del visto di conformità, nonché i tecnici asseveratori delle spese. Nel sistema di frode venuto alla luce, emergeva altresì il ruolo ricoperto da alcuni amministratori di condominio che, simulando l’esistenza di rapporti economici attestanti spese previste nelle quotazioni finanziabili dal credito fiscale, contribuivano ad aumentare illecitamente le remunerazioni pagabili con denaro pubblico.
Ciò ha permesso l’indebita maturazione in capo alla società faentina di crediti d’imposta per un valore di oltre 3 milioni di euro (di cui circa 1 milione di euro connesso a opere non spesabili o mai realizzate) la cui successiva alienazione, a cessionari inconsapevoli, consentiva all’impresa il conseguimento di illegittimi arricchimenti patrimoniali per mezzo milione di euro.
L’intervento delle forze dell’ordine non solo ha consentito di sequestrare disponibilità finanziarie e mobiliari, ma anche di evitare la circolazione e l’utilizzo di fittizi crediti d’imposta, prevenendo ulteriori danni al bilancio dello Stato.
In merito, occorre comunque evidenziare che il procedimento penale è ancora pendente nella fase delle indagini preliminari e che, per il principio della presunzione di innocenza, le responsabilità penali derivanti dal contesto investigativo descritto saranno definitivamente accertate solo ove intervenga sentenza irrevocabile di condanna.
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