01 Ott 2022 14:54 - Più Notizie
Enrica Borghi mostra la modernità del mosaico alla Fondazione Sabe per l’Arte di Ravenna
Inaugurata oggi, la mostra "Modulare lo scarto" resterà aperta fino al 17 dicembre.
di Roberta Bezzi
«Tra le novità di quest’anno – spiega in apertura Norberto Bezzi, fondatore della Fondazione insieme alla moglie, l’artista Mirella Saluzzo – vi è la partecipazione alla settima “Biennale di mosaico contemporaneo”. Abbiamo accolto con piacere l’invito dell’amministrazione comunale di proporre una mostra che fosse in linea con la manifestazione». «Con la Fondazione il dialogo è iniziato un anno fa in occasione dell’apertura – ricorda l’assessore comunale alla Cultura Fabio Sbaraglia – e si è concretizzato quest’anno con questo ‘incontro’ sul tema del mosaico che ha un ruolo centrale per la nostra città. Speriamo di continuare in questa direzione anche l’anno prossimo e di rafforzare ulteriormente la collaborazione».
Presente anche Daniele Torcellini, curatore della “Biennale del mosaico”, che ha ricordato quando nel 2017 l’artista Borghi fece un intervento al Mar – Museo d’arte della città di Ravenna nell’ambito della mostra dedicata alla scultura in mosaico dalle origini a oggi a cura di Alfonso Panzetta.
«Con questa mostra – aggiunge il curatore Pasquale Fameli e direttore artistico della Fondazione Sabe per l’arte –, prende il via anche la collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Ravenna. Alcuni giovani talenti hanno infatti seguito da vicino e partecipato all’allestimento con Enrica Borghi, nei giorni scorsi. Un legame che porteremo avanti in varie forme anche in futuro. La mostra “Modulare lo scarto” evidenzia la modernità del mosaico: pur non riprendendone la tradizionalità della tecnica, l’artista utilizza frammenti ed elementi di scarto per una sorta di ‘riscatto’ ambientale, impendendo loro di ulteriormente inquinare l’ambiente».
Nata a Macugnaga (Verbania) nel 1964, ma da anni di base sulle colline del lago d’Orto, l’artista ha iniziato nel 1992 a usare la fotografia e materiali riciclati. La sua ricerca si focalizza, in particolare, sull’utilizzo di plastiche raccolte in aree convenzionalmente ricondotte al mondo femminile e a quello domestico. Ne sono un fulgido esempio le cinque installazioni in mostra a Ravenna. Per esempio “Stola”, realizzata con fettucce colorate di cotone che – pur richiamandosi alla tradizione tessile – presenta un carattere discreto affine a quello del medium visivo.
C’è poi “Muro”, una creazione risalente al 2005, per la prima volta ricomposta a terra in modo frammentario per richiamare l’idea di una pavimentazione a mosaico come se fosse stata rinvenuta in uno scavo. Sono di quest’anno invece le due opere intitolate “Corpo plastico”, eseguite con bottiglie di plastica sezionate e buste in plastica. L’ultima e forse più suggestiva è “Mandala” che Enrica Borghi ripropone dal 2000, ogni volta in una diversa versione, creata con tappi di plastica accostati e impreziositi da gocce di vetro colorate.
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